Sì, lo so, sono pienamente consapevole che dopo quasi trent’anni in giro per gli stadi, non essere mai stato a Catanzaro a vedere lo storico “Nicola Ceravolo” è una mia grandissima colpa. Vedendo un po’ le partite che si disputano nel fine settimana, l’occhio mi cade proprio su Catanzaro e precisamente sulla partita di ritorno dei quarti di finale play off di serie C contro il Monopoli. Vado subito alla ricerca dei possibili mezzi di trasporto che mi permetterebbero di arrivare per tempo e scopro che con il pullman la cosa è più che fattibile, però l’ultimo mezzo al ritorno parte alle 21:55 e se, come penso, la partita verrà fatta disputare in serale sarà impossibile per me redimermi da questo mio peccato. Nei giorni successivi il più grande assist me lo fornisce la Lega di serie C che fissa il calcio d’inizio alle ore 18, unica delle quattro partite dei Quarti di Finale a non disputarsi in serale. Mi fiondo dunque ad espletare le modalità per l’accredito e prenotare i pullman, d’altronde questa occasione è troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire, proprio come sbagliare un rigore a porta vuota.

In prossimità del giorno dell’incontro scopro che anche il nostro corrispondente d’Oltralpe, Sebastien, sarà presente alla partita e questo mi mette ancora più voglia di partire e di assistere a questa bella partita insieme. Ovviamente cerco di arrivare il prima possibile per vedere non solo lo stadio, ma anche la città per soddisfare le mie curiosità su Catanzaro e la sua gente. Parto il venerdì sera ed arrivo intorno alle 7 di mattina nella cittadina calabrese e dopo aver fatto una bella colazione per riprendermi dalla nottata sul mezzo di trasporto, decido di andare subito allo stadio.

Ubicato nella parte alta della città, l’impianto è dedicato al compianto Nicola Ceravolo, storico presidente del Catanzaro dal 1958 al 1979. Per arrivarci mi toccano due chilometri di passeggiata accompagnato da un fastidioso vento che persisterà fino alla nostra partenza. Nel tragitto passo davanti alla sede degli ULTRAS, ovviamente chiusa data l’ora ma come un’oasi nel deserto, di lì a poco scorgo i fari dello stadio con il resto della struttura coperta dalle case e svelata man mano che ci si avvicina. Chi è amante degli stadi in città, troverà molto suggestiva la collocazione dello stadio nel contesto urbano circostante. Nel piazzale davanti alla Curva Ovest, intitolata all’indimenticato ultras giallorosso Massimo Capraro, scomparso per un incidente stradale avvenuto quasi trent’anni fa, ci sono due bellissimi murales, uno dedicato proprio a Massimo e l’altro agli ULTRAS. Lo stadio è già aperto così entro direttamente in campo per scattare delle foto. Impresa resa possibile dalla proverbiale ospitalità del Sud a cui Catanzaro non fa eccezione. Entrando direttamente nella Capraro noto una lapide dedicata a Massimo, mentre nei pressi del settore c’è anche un busto di Nicola Ceravolo, due persone che, in un modo o nell’altro, sono evidentemente ritenute fra le più importanti della storia del Catanzaro Calcio. Esco dalla Curva e circumnavigo lo stadio per passare dalla tribuna fino al settore ospiti, passando per una stradina nella quale inevitabilmente immagino cosa provassero le tifoserie ospiti in questo labirinto di vie. Qualche bella scritta nei pressi, anche contro i rivali storici, per poi ritornare al punto di partenza e ritrovarsi davanti alle inferriate che verranno poi chiuse in prossimità dell’inizio. I botteghini della Curva Ovest annunciano il tutto esaurito nel settore e non ci sono biglietti in vendita, mentre butto un ultimo sguardo a questo stadio che ancora resiste al tempo, ai burocrati, alle leggi che rovinano questi templi, al business attuale del calcio che vuole stadi asettici lontano dai centri città, in aperta campagna. Manca solo il vecchio e famoso pino marittimo in Curva che ha contraddistinto per tanti anni lo stadio di Catanzaro, ma almeno è rimasto tutto il resto.

Mancando ancora tanto alla partita, dirotto verso il centro storico, dove la fortuna di avere una guida tutta mia mi permette di apprezzarne le particolarità delle viuzze, la ricchezza delle architetture, le influenze storico-culturali che sovrastano tutti gli stupidi stereotipi sulle città del Sud brutte e trasandate. Nel frattempo mi ricongiungo anche con Sebastien, il quale mi aggiorna su tutte le sue peripezie, ma dopo essere usciti da un ristorante del posto e dirigendoci allo stadio per l’attesa partita tutti gli astri ci sembrano tornato perfettamente in asse.

C’è tantissima gente fuori al “Ceravolo”, nel piazzale dove sono impressi i murales compare lo striscione “DIFFIDATI SEMPRE PRESENTI”, pensiero d’obbligo in una grande occasione come questa. Ritirati gli accrediti e guadagnato finalmente il manto verde, sopraggiungono anche emozione ed adrenalina. Presenti oltre undicimila spettatori e quando mancano ancora una buona ventina di minuti al fischio d’inizio, gli ultras giallorossi cominciano già a farsi sentire con cori potenti accompagnati da battimani, mentre i pugliesi entrano con qualche minuto di ritardo e dedicano i primi minuti a sistemarsi nel settore loro dedicato.

Quando le squadre fanno capolino in campo, i padroni di casa sventolano diverse bandiere, bandierine, alzano vari stendardi e accendono pure una torcia. Nel primo tempo vanno veramente forte, tanta intensità corale e tantissimi battimani, soprattutto nella parte bassa. Ovvio che quando tutta la Curva partecipa i decibel aumentano in maniera significativa. Comunque il tifo si mantiene su buoni livelli per tutta la prima frazione mentre nell’ultimo quarto d’ora, dopo il gol poi rivelatosi decisivo di Biasci, il settore diverrà una bolgia fino al fischio che manda le squadre negli spogliatoi per il canonico quarto d’ora di riposo.

Nel secondo tempo, i giallorossi dedicano uno striscione per i gemellati barlettani, in seguito ancora tantissimi intensi cori e tante manate. Davvero un bel tifo quello dei giallorossi, senza dimenticare le sbandierate che creano quel colore in più soprattutto nei momenti di stanca della gara. Quando mancano meno di dieci minuti al triplice fischio finale, compare in Curva un altro striscione dedicato a Pino Fedeli e poco dopo una sciarpata non troppo fitta ma comunque piacevole.

Passando agli ospiti, gli statistici dicono di 354 biglietti staccati nonostante la sconfitta dell’andata per 1-2. Come detto, entrano in ritardo ma una volta sistematisi, il loro tifo sarà molto continuo con cori duraturi e molti battimani ad accompagnarli. Dopo il gol del Catanzaro non hanno cali, ma anzi incoraggiano ancora di più la squadra aumentando l’intensità del tifo e facendosi sentire bene. Non tante bandiere però mi rimane impressa quella degli ARMY KORPS che sventola abbastanza continuamente.

Nel secondo tempo i monopolitani partono alla grande, incuranti del risultato e dopo una decina di minuti accendono anche una torcia che poi lasciano a terra, dopodiché manate a tutto settore con il tamburo a dare il ritmo. Nei minuti di recupero effettuano anche loro una bella sciarpata, molto fitta e duratura in cui spicca lo stendardo dei BAD BOYS.

Dopo cinque minuti di recupero l’arbitro decreta la fine delle ostilità con i giocatori calabresi che festeggiano il passaggio del turno sotto la Curva dei propri ultras che li applaudono lungamente, applausi pure per i giocatori monopolitani da parte degli ultras biancoverdi per il sorprendente cammino fin qui effettuato. Per il Catanzaro la doppia semifinale sarà con il Padova, bella sfida sia in campo che sugli spalti.

Fare una critica sarebbe come cercare il pelo nell’uovo, ma se proprio devo dirne una, da parte catanzarese mi aspettavo qualcosa in più sul colore, magari una coreografia, dei cartoncini, ecc. mentre dalla parte monopolitana invece un numero più corposo, anche se nel 2022 alla fine i numeri sono questi ma è invece da apprezzare molto lo sforzo di tutti e tre i gruppi di tifare insieme, cosa che sul piano vocale ha giovato tantissimo.

Fuori dallo stadio con Sebastien ci incontriamo con alcuni amici con i quali, davanti a un boccone e a una birra, inevitabilmente finiamo a parlare del movimento ultras e delle tante esperienze vissute. Sono quelle giornate che vorresti non finissero mai o durassero 72 ore, invece ci pensa il pullman in partenza a ricordarmi che è tempo di salutare e ripartire verso casa. Mi lascio prendere dalle braccia di Morfeo fino a quando non arrivo a destinazione alle prime luci della mattina successiva, distrutto ma felice della giornata appena trascorsa.

Marco Gasparri