Chiunque si apprestasse a guardare sul calendario la partita in programma quest’oggi, probabilmente penserebbe che oramai entrambe le compagini hanno ben poco da dire al campionato. La Cavese infatti, ha dovuto dire addio al sogno di promozione diretta in seguito alla sconfitta di Taranto mentre lo Sporting Fulgor è già da diverse giornate retrocessa.
Tutto dunque lascerebbe pensare ad una domenica noiosa. Tuttavia per chiunque si senta “cavajuolo”, il giorno 15 Aprile non potrà mai essere una data come le altre. Ogni volta, la mente ritorna a quegli anni in cui la Cavese, guidata dall’amato e odiato Campilongo, si ritrovava ai vertici di campionati come la compianta C2 prima e C1 dopo. Più precisamente, però, quella data rievoca una giornata maledetta. Era il sabato prima di Pasqua del 2006 e la Cavese si giocava l’agognata promozione nella terza divisione contro il Sassuolo. Fu una giornata epica. Nella bolgia del Lamberti i biancoblù conquistarono una categoria che mancava da vent’anni, eppure la festa fu ben presto spezzata dalla notizia della prematura morte del difensore aquilotto Catello Mari. Il resto è storia. Da lì in avanti la Curva di casa verrà intitolata a nome dello sfortunato ragazzo di Castellammare di Stabia, destinato a divenire leggenda nella valle metelliana e ad essere ricordato in ogni partita.
Per tale motivo nella sfida odierna si può respirare un’aria diversa rispetto alle solite domeniche. Negli occhi di chi ha vissuto e ha visto quei momenti indimenticabili è sempre forte il desiderio di onorare il “Leone” tant’è che all’entrata in campo, la Sud di casa sfoggia un vecchio bandierone che ritrae la maglia di Catello e che recita “Mari 6” supportato da uno striscione emblematico “Oggi come ieri del tuo nome ne andiamo fieri” e da una decina di torce che fanno sempre la loro bella figura.
Il tifo in ogni caso si manterrà su buoni livelli sebbene i numeri non eccelsi e la scontata vittoria dei padroni di casa. Da segnalare alcuni cori contro i rivali di sempre (salernitani, nocerini), contro la polizia e l’assenza della tifoseria ospite che, ad onor del vero, non sembra esistere nemmeno nelle partite in casa.
Vincenzo Amore