Avevo lasciato l’Ideale in una mite serata di fine estate e lo ritrovo quest’oggi, in una fredda e piovosa domenica di fine Novembre, in quel di Conversano, un paese che dista quasi 40 km da Bari. Va di scena l’incontro di campionato (Seconda Categoria, n.d.r.) tra Civitas ed Ideale Bari: ho deciso di seguire quest’incontro perché fondamentalmente adoro il tempo uggioso ed apatico, ma soprattutto perché sono un curioso. Difatti, in settimana sono giunto a conoscenza della decisione della F.I.G.C. che, recependo una direttiva del Comune, il quale determina che le gare casalinghe conversanesi debbano essere disputate a porte chiuse, ha previsto che la partita venisse giocata in assenza di pubblico. Conosco discretamente questo progetto di calcio popolare tanto da immaginare che, quest’oggi, ci sarà comunque dell’“agitazione”, nonostante questa precisa prescrizione. E, difatti, non vengo smentito, in quanto ad inizio partita noto un piccolo movimento di ragazzi che si aggira nei dintorni della tribuna deserta: sono una decina di supporter ospiti che, in barba al divieto, sistemano le loro pezze sulla gradinata, e iniziano a fare il tifo, sostenendo costantemente la squadra, soprattutto con cori secchi e “manate”. Nello stesso tempo noto che, oltre loro, sono assiepati circa una 50ina di ragazzi, al di fuori dell’impianto, i quali riescono comunque a prendere parte al tifo, e vedere la partita, arrampicandosi sul muretto che delimita il “P. Lorusso” dal parcheggio esterno antistante.

A conclusione del primo tempo, mi fermo a parlare con qualcuno dei ragazzi presenti in tribuna, i quali mi spiegano che sono riusciti ad entrare con le tessere-dirigenti della squadra: è proprio questo che mi ha sempre affascinato dei progetti di “calcio popolare”, nei quali il tifoso non è solo sostenitore della propria squadra, sic et simpliciter, ma partecipa attivamente all’attività del club, anche da dirigente, occupandosi dell’aspetto organizzativo-gestionale, oltre che del “lato ultras”. Così come accade tra i tifosi dell’Ideale Bari, gli stessi, in netta contrapposizione verso il calcio-industria, nel 2012 decidevano di sedersi ad un tavolino per buttar giù le linee guida di quella che sarebbe stata, entro pochi mesi, la prima squadra di calcio della città gestita interamente da tifosi. Partecipazione, aggregazione e repulsione verso qualsiasi forma di lucro: erano questi i capisaldi che univano quegli stessi ragazzi, che iniziarono a concettualizzare il calcio in una forma diversa rispetto alla precedente, maggiormente collettivizzata e onnicomprensiva. Squadra, staff tecnico, società, tifoseria: tutti i partecipanti al progetto curano questi aspetti, settimanalmente, riunendosi in assemblee che si tengono sugli spalti del campo “Lovero” di Bari-Palese, il loro stadio casalingo.

Nel secondo tempo della gara, gli ultras dell’Ideale Bari si raggruppano, tutti assieme, sul muretto anzi detto: saranno circa una 60ina e daranno vita a 45minuti molto interessanti, scandendo cori di sostegno alla squadra, contro la repressione ed il calcio moderno.

La squadra li ripagherà vincendo agevolmente 4-0, e con una bella corsa sotto la loro zona, per festeggiare insieme il quarto posto in classifica, ma soprattutto una ennesima giornata, vissuta fianco a fianco, nonostante qualcuno avesse voluto non fosse così.

Federico Longo