12935372_1128734623838615_907049446_nUna passione non nasce mai per caso.
E’ vero, talvolta è necessario un evento particolare perché questa prenda vita, e nessuno come noi, i ragazzi dell’Inferno Fabraterno, può confermare quanto ciò sia vero.
Ma una dedizione pari a quella dimostrata in due anni di militanza dalla più giovane firm della rinata Curva Nord non può essere figlia della casualità.
Cercare ragioni dalle più improbabili matrici idealistiche tra i luoghi più disparati della ragione umana si dimostrerebbe inutile, e verrebbe di conseguenza normale chiedersi cosa abbia spinto, in una domenica di primavera di due anni fa, un giovane ceccanese come tanti altri a sventolare solitario una bandiera nella decadente gradinata sud; e cosa abbia indotto, alla vista del drappo rossoblù sferzato dal vento, un piccolo gruppo di ragazzi a seguirlo nella sua impresa.
E così, dando fondo alla voce- non ancora avvezza a questo tipo di impiego- e alle mani battute a tempo –figurarsi – si è formata quella che ad oggi è considerata la cellula primordiale della formazione ultras più numerosa della Celenza.
La domanda, però, resta.
Perché tutto ciò?
E a dirla tutta la risposta mi è sfuggita per molto tempo.
Poi la soluzione mi si è presentata, riflessa negli sguardi che nel corso del tempo hanno ingrossato i ranghi della Firm.
Perché ognuno di loro, ognuno di noi, sa che nel tifo incondizionato per la squadra si cela l’attaccamento profondo e inscindibile alla città e alla sua gente.
Dietro a un battito di mani scandiamo un passo sui sampietrini al chiaro di luna.
Dietro a un coro alzato a squarciagola, il saluto a un amico incrociato al bar.
Siamola genuinità della vita popolare fabraterna, di cui costituiamo presente e futuro oltre ogni moda e futilità, consapevoli del fatto che Ceccano non sia solo degrado e decadenza, e che ovunque il destino ci conduca avremo sempre i nostri fratelli, irriducibili ragazzi di piazza a guardarci le spalle.