Da qualche anno ormai, dopo aver visto centinaia di partite, sto cercando di selezionare accuratamente quelle degne di essere raccontare. Cerco innanzitutto novità, stadi nuovi, tifoserie mai viste, partite inedite e se con rivalità, ancora meglio. Oggi a Maiori, cuore della costiera amalfitana, c’è proprio uno di quelle classiche partite che tanto mi gasano, ricca di elementi inusuali e curiosi. A partire dallo stadio, visto solo in foto dalle quali avevo già capito che mi sarebbe piaciuto. Altra novità è la tifoseria di casa, quella del Costa d’Amalfi. Prima di arrivare, pensavo fosse la tifoseria della sola città di Maiori, ho scoperto invece che raccoglie anime di tutta la costiera, come si può capire dallo striscione posto sulla parete rocciosa a bordo campo, che richiama all’unità di tutti i comuni limitrofi, dalla più nota Amalfi agli altri più piccoli.

Per questi play off del girone B di Eccellenza campana, gli avversari sono per me una garanzia, quegli scafatesi che ho già visto in altre occasioni e non hanno bisogno di tante presentazioni. È la partita perfetta dal mio punto di vista: arrivo allo stadio mezz’ora prima e posso già apprezzarlo in tutta la sua particolarità, visto che è collocato proprio sotto una montagna e le panchine sono letteralmente scavate nella roccia. Molto suggestivo il gruppo di alture che vi si stringono tutto intorno e ad aggiungere un tocco ancora più rustico a questo posto, al di sotto degli spalti vi si trova anche una fattoria. Da un dirigente locale, apprendo che la struttura è davvero nata dalla montagna, dove (nel 1979 come ricorda una targa commemorativa) con una serie di esplosioni è stata creata una cava all’interno della quale è stato appunto ricavato lo stadio.

Nel frattempo entrano le squadre in campo, i locali si raggruppano sotto lo striscione “AVANTI CDA” (Costa d’Amalfi), mentre nel settore ospiti ci sono solo semplici tifosi. Per salutare e motivare il proprio undici, i locali fanno un largo uso di pirotecnica, con torce, bombe, fuochi d’artificio e fumogeni colorati che vengono sparati in aria. I primi venti minuti del loro tifo sono intensissimi, la loro voce non cala mai e non si fermano un solo secondo.

Verso metà del primo tempo, si sentono cori in lontananza annunciare l’arrivo degli ultras ospiti. Arrivano a piedi, in corteo tutti compatti e molto carichi, entrano nel settore e giusto il tempo di compattarsi, che iniziano a tifare anche loro in maniera molto veemente. A fine primo tempo, salutando alcuni amici nel settore, vengo a sapere di un servizio d’ordine molto repressivo, che li ha filmati uno ad uno non dopo aver perquisito tutte le macchine in modo certosino e avergliele fatte parcheggiare molto lontano, costringendoli a un lungo pezzo di strada a piedi che spiega anche il loro ritardo.

Il secondo tempo è caratterizzato dal gol del Costa d’Amalfi che spezza le gambe agli ospiti, obbligati a vincere per poter accedere alla finale regionale contro il Castel San Giorgio. La tensione porta a un calo d’intensità del tifo ospite, ma dopo qualche minuto ci pensano i padroni di casa a scaldare l’ambiente, facendo partire dei cori contro gli scafatesi che logicamente rispondono a tono senza nemmeno pensarci. La partita finisce senza altri scossoni, con i locali che festeggiano la vittoria di misura e gli scafatesi che vengono fatti defluire per primi, amareggiati da una sconfitta che costringe a ricominciare ancora una volta tutto daccapo.

Emilio Celotto