Arrivare a Crotone in treno permette di capire quanto distante sia la città della scuola pitagorica dal resto dell’Italia. Una vera odissea, per diversi fattori. Il primo ovviamente è legato alla sua la posizione geografica particolare, che la rende più vicina alla Grecia che a Napoli. Il secondo fattore è la trasformazione di Trenitalia che da anni ha ormai abbandonato la sua vocazione pubblica pur essendo ancora a totale partecipazione statale, per agire come una qualunque azienda privata, senza alcun interesse a collegare tutto il territorio italiano in maniera efficace o ridurne le distanze. Difatti, qui ci sono solo linee interregionali (e pure poche) e un solo treno che va in un’altra regione, che passa due volte al giorno, collegando Reggio Calabria a Taranto. Tutto questo nonostante la stazione di Crotone sia una delle più importanti della Calabria e presenti ben cinque binari. Comunque le ferrovie si rivelano sempre la scelta migliore per raggiungere la città perché, nonostante le cinque ore abbondanti e due cambi necessari per raggiungerla da Salerno, le bellezze del paesaggio e soprattutto l’ultimo tratto sulla costa Ionica permettono di capire la diversità dei territori non solo del Meridione ma anche della stessa Calabria.

Ho deciso di venire non solo per la partita ma di fermarmi un po’ perché, come ho sostenuto spesso, il fattore tempo è imprescindibile per capire meglio le dinamiche di una città e di una tifoseria. L’idea è sia di scoprire una nuova realtà che una città ed il suo territorio e perché no, anche di fare un bagno al mare. Non pensavo che Crotone avesse un centro urbano con soli 60.000 abitanti circa e lo noto quando arrivo. La città è molto interessante e vale la visita, tra il castello di Carlo V, fortezza medievale eretta per difendersi dei Saraceni, che si trova nel centro storico a pochi passi delle case. Poi i vicoli storici, dietro il duomo, dove si trova l’icona bizantina dedicata alla Madonna di Capocolonna. Il suo lungomare che abbraccia idealmente la città. Lì ci sono due simboli della città: la prima la statua di Rino Gaetano, nato proprio a Crotone il 29 ottobre 1950 e l’altro il promontorio di Capo Colonna, che sorge nell’area marina protetta di Capo Rizzuto. Dove si trova l’unica colonna del Tempio di Hera Lacinia. Perché la città, una della più importante della Magna Grecia, fu fondata appunto da coloni greci nella seconda metà dell’VIII secolo a.C.

Ma oggi, il monumento che m’interessa di più è lo stadio Ezio Scida. Fra due ore ci sarà il fischio d’inizio del ritorno dei quarti di finale dei playoff di serie C tra Crotone e Foggia. La stagione regolare è finita ed i playoff propongono dei confronti molto interessanti sul campo come sugli spalti. Lo stadio sorge ad ovest del centro storico ed è facilmente raggiungibile a piedi, basta un quarto d’ora di camminata. Ovviamente siamo in Italia e l’ordine pubblico è gestito come al solito, cioè abbastanza male. Per evitare contatti tra le opposte fazione, la strada principale, Via Giovanni Paolo II, è chiusa e bisogna fare un gran giro dietro all’ospedale per raggiungere la tribuna, dove mi aspetta il mio accredito.

Son sempre felice di scoprire un nuovo impianto. È un’emozione particolare perché permette di capire meglio una struttura vista solo in TV o sulle foto e confrontare la mia immaginazione con la realtà e sempre particolare. Lo stadio dove gioca tutt’ora l’FC Crotone fu inaugurato nel 1946 ed è dedicato ad Ezio Scida, calciatore dei rossoblù che perse la vita il 19 gennaio 1946 all’età di 31 anni, per via di un incidente stradale. Quel giorno, il sodalizio crotonese viaggiava su un autocarro alla volta di Castrovillari per un’amichevole. Il mezzo si ribaltò ed il povero Ezio morì schiacciato. Edificato con due tribune laterali, lo stadio è stato più volte ristrutturato a seguito delle promozioni della squadra locale. Un quarto di secolo fa arrivò la prima promozione in serie B ma bisogna aspettare la cavalcata trionfale verso la serie A per vedere l’impianto ampliato con gradinate di tubi metallici davvero impressionanti. Guardarle da dietro la curva e di fronte alla tribuna mi mette un brutto senso di angoscia, più che altro perché evoca in me il ricordo della tragedia di Furiani.

Lo stadio Comunale potrebbe in teoria ospitare 16.108 spettatori ma per problemi vari (steward e tornelli), la società ha deciso di ridurre la capienza a 7.280 spettatori. Peccato perché c’era ancora tanta gente che voleva essere presente a questa partita, ma i biglietti erano esauriti. Quando arrivo in sala stampa, trovo subito il mio accredito e la casacca di fotografo. Mettere piede su un nuovo campo è sempre un’esperienza bellissima. E devo dire che se da fuori la struttura non mi ispirava grande fiducia, per via di queste ristrutturazioni precarie, dall’interno lo stadio Ezio Scida sembra un piccolo gioiello. Spalti accanto al campo, senza barriere in tribuna e nei distinti, e poi si sente che qui la passione per il calcio è forte. L’entusiasmo è alle stelle dopo l’1-0 dell’andata in favore del redivivo Foggia, dato per morto dopo il 4-1 a Cerignola e ancora qui sulla barricata a combattersela. Determinante dunque potrebbe risultare il fattore ambientale per rovesciare l’equilibrio di questa sfida. O conservarlo, come la controparte rossonera si augura, aiutata in questo dalla sua immancabile tifoseria che polverizza a sua volta la scorta di 500 biglietti messa a loro disposizione.

La politica dei prezzi della società crotonese è stata molto intelligente e popolare nel senso vero del termine: 5€ la curva, distinti a 10€, tribuna a 14 €. Più di tutto non hanno fatto i meschini come alcune altre società, lasciando anche il biglietto del settore ospite a 5€. Posso solo dire tanto di capello all’FC Crotone. Dovrebbe essere questo il prezzo normale per chi va in trasferta in serie C, che deve già sobbarcarsi spese non indifferenti per raggiungere la città ospitante.

In Curva Sud, la principale sede del tifo locale, si nota uno striscione di carta con l’iscrizione: «La nostra passione, il primo amore… Di generazione in generazione». Questo motto molto ultras è altrettanto vero, perché ci sono state almeno 5 se non 6 generazione di ultras a Crotone. Il tifo infatti affonda le sue radici nel lontano 1978 con la fondazione dei Teddy Boys, che prendono posto nei distinti e affiancati poi dal Commando Ultrà. A metà degli anni ‘80 i due gruppi si fondono per diventare C.U.T.B. Il primo determinante passo è il trasferimento in Curva Sud o meglio “Curva Matta” (così soprannominata) nello stesso arco temporale. Tutto ciò fino al 1991 per poi fare un breve ritorno nei distinti e poi definitivamente in Curva Sud nella stagione 1997/1998 (tranne una breve parentesi in Curva Nord nella stagione della prima storica promozione in B nella stagione 1999/2000 per via dei lavori nella Sud). Ed è proprio negli anni ’90 che cambia il tifo con la fondazione di tre gruppi molto importanti: i Nasty Boys nel 1996, la Gioventù Pitagorica l’anno dopo ed il Vecchio Stampo qualche anno dopo, nel 2003 riunendo entità come Sharks, UKR e Membrosi. Dopo il terremoto post-Raciti del 2007, la repressione fortissima in tutt’Italia e l’avvento della Tessera del Tifoso, nel 2011 nasce il progetto Curva Sud Crotone nel settore omonimo intitolato a Giorgio Manzulli, presidente della Gioventù Pitagorica, amato e rispettato dalla tifoseria tutta, scomparso il 9 agosto 2001. Tre gruppi confluirono in questa nuova entità: i Nasty Boys, il Vecchio Stampo e i Crotoniati. Proprio l’ex Gioventù Pitagorica invece, si trasferì sotto altra sigla prima nei Distinti poi in Curva Nord. Nel 2020, questi ragazzi sono infine confluiti nel progetto Curva Sud che, oggi come oggi, è l’unico gruppo in città.

Quando è il momento dell’ingresso in campo delle due squadre, la Curva Sud crotonese si esibisce in una coreografia con cui caricano non solo la squadra ma celebrano anche il centenario del sodalizio rossoblu. Uno spettacolo davvero ben riuscito, senza ricerca di chissà quali effetti speciali eppure bella, precisa, con un forte impatto scenico e cromatico, così come forte è anche il significato. Tutto quello che si può e si deve cercare in una coreografia insomma, prima che la pornografizzazione e l’abuso che se n’è fatto a certe latitudini portasse in certo qual modo a sminuirne il senso, a trasformala in un mero spettacolo per lo spettacolo, una sorta di sfoggio edonistico fine a sé stesso. Volendo proprio trovare un difetto, il proverbiale pelo nell’uovo (caratteristica dell’autore purtroppo) , l’unico neo è che le torce sono state accese troppo in fretta, senza lasciare un po’ più di tempo per godere esclusivamente della coreografia, senza la coltre di fumo ad oscurarla.

Niente di eclatante invece dal punto di vista del colore per i foggiani, che arrivano a pochi minuti dal fischio d’inizio ed evidenziano la propria presenza solo con un classico “bombone”, che squassa l’aria e s’attira le ire del resto del pubblico. I due striscioni della Curva Sud e della Curva Nord sono spalla a spalla e due lanciacori, uno per ogni settore, coordinano e fanno cantare gli ultras rossoneri. Ci sono anche due pezze per i diffidati e due bandieroni. Una divisione perfetta dei ruoli e dello spazio. Bisogna menzionare la pezza dell’ultimo gruppo nato in Curva Nord, i Casuals, anche se mi permetto di trovare strano un movimento che normalmente prova a camuffarsi più che a palesarsi. Stasera purtroppo non sarà la più belle prestazione degli ospiti. Tifo un po’ sottotono considerando gli standard a cui questa tifoseria è abituata. Ci sono buoni picchi, in determinati frangenti, poi al triplice fischio finale, possono esultare smodatamente per la qualificazione.

Non mi aspettavo rivalità tra le due fazioni, che invece più volte si beccheranno. Con la partita che sembrava compromessa per i rossoneri, anche il pubblico dei distinti non si è fatto pregare per di mandare a quel paese i foggiani. Devo dire che questa usanza tipicamente italiana mi piace eccome. Non sono propriamente ultras, ma questo spirito goliardico è il migliore rimedio contro l’ipocrisia dell’industria calcistica, che vorrebbe consumatori e uno posticcio quanto forzato fair-play che non è mai esistito nemmeno nel pubblico addomesticato delle coppe del Mondo. Qua c’è rivalità ed anche il tifoso medio dei settori apparentemente più neutri lo sa, lo vive e lo esterna.

In campo, ancora una volta il Foggia riprende per mano i suoi sogni proprio quando sembravano irrimediabilmente perduti. Al doppio vantaggio crotonese con cui si conclude la prima frazione, gli ospiti riescono infatti a rispondere raggiungendo il pareggio a cinque minuti dal termine del secondo tempo. Un pareggio che, in virtù dell’1 a 0 dell’andata, regala al Foggia la semifinale con i rivali di sempre del Pescara e dell’ex Zeman.

Per i crotonesi è invece un’amara conclusione di una giornata iniziata sotto i migliori auspici, in cui all’ottima coreografia era seguita un’altrettanto positivo tifo vocale ma che, dopo i primi dieci/quindici minuti di gara, ha poi perduto il suo abbrivio iniziale. Sempre presenti e continui i cori ma dopo essere riusciti a levarli in alto in maniera anche degnamente potente, poi questi si scaricavano e cadevano in virtù del resto del pubblico che non ha dato manforte allo zoccolo duro centrale, comunque sempre attivo e propositivo. Sulla seconda parte di gara ha ovviamente inciso anche il maturare degli eventi in campo ma resta, complessivamente parlando, una prova positiva per Crotone. La stagione per i nipotini di Pitagora è finita, ma per i rossoneri il sogno della serie B può proseguire.

Testo di Sébastien Louis
Foto di Sébastien Louis e Davide Gallo

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