7 maggio 2006, stadio “Quinto Ricci” di Aprilia. Si gioca l’ultima giornata del campionato di Serie D gir. H (raggruppamento comprendente, allora, le squadre molisane e laziali). I nord-pontini sono chiamati all’appuntamento con la Storia: in caso di risultato positivo contro il Monterotondo, possono approdare per la prima volta in un campionato professionistico, eguagliando le gesta della Pro Cisterna, l’unico sodalizio del comprensorio a nord di Latina ad aver partecipato ad un campionato di serie C2, nei mitici e lontani anni Ottanta.
Sono inseguiti, in classifica, dal Cassino, distanziato dalla capolista di pochissimi punti: uno scarto minimo, che consentirebbe agli azzurri, impegnati nella sfida casalinga contro il Bojano, di superare, in caso di vittoria, i primi della classe, ferme restando le necessità di un eventuale e contestuale risultato negativo di questi ultimi.
Pronti, via. Inizia l’ultima giornata della stagione calcistica, in una calda domenica primaverile, alle soglie dell’estate. Il Cassino compie il suo dovere, entrando in campo agguerrito e sconfiggendo agevolmente gli ospiti col risultato di 3 – 0.
Ai tifosi assiepati sulle gradinate del “Salveti”, non resta che rimanere sintonizzati alla radio, nell’attesa di notizie per loro positive. Lo stadio “Quinto Ricci” polarizza l’interesse di tutti. I biancocelesti si portano in vantaggio, lasciando presagire agli Apriliani un pomeriggio per loro leggendario. Il calcio, tuttavia, è vita, e come nella vita di tutti i giorni ostacoli spesso inaspettati si pongono sul nostro cammino, così anche nel “meraviglioso giuoco” il fato, spesso, è crudele: gli Eretini, ancora in lotta per l’ultimo posto utile per accedere ai play-off, dapprima pareggiano, poi si portano addirittura in vantaggio. Scoppia il putiferio: a causa dei disordini, l’Aprilia viene retrocesso all’ultimo posto, con conseguente vittoria del campionato da parte del Cassino.
Da allora, tanto tempo è passato: il Cassino, dopo quattro esaltanti stagioni di Serie C2, conosce, nel 2010, l’onta del fallimento, ripartendo dalla Promozione con la nuova denominazione “Asd Nuova Cassino 1924”.
Quattro anni infernali attendono i sempre fedeli supporters cassinati, fino alla risalita in Eccellenza nella stagione 2013 – 2014. Dopo il quinto posto nell’anno del ritorno nella più alta categoria regionale, nella stagione 2015 – 2016 la squadra di Terra di Lavoro si aggiudica la Coppa Italia Eccellenza contro il Colleferro, nella prestigiosa cornice dello stadio “Francioni” di Latina, approdando alle fasi nazionali, dove però viene eliminata dal Mazara in una semifinale rocambolesca, soprattutto all’andata (ricordo la grande prestazione della “Laterale Sud” nella sfida di ritorno, raccontata in modo avvincente da Simone sulle pagine di Sport People).
La stagione in corso, dunque, costituisce, per la squadra del capoluogo della Terra Sancti Benedicti, il terzo anno nel massimo campionato regionale: l’obiettivo non può che essere il rientro nella categoria dilettantistica più importante, la Serie D, e al momento i giocatori e la dirigenza non stanno deludendo i tifosi, visto che la squadra guida il suo girone.
L’Aprilia, invece, dopo le vicende di cui sopra e la ripartenza dall’Eccellenza, riesce comunque a realizzare il sogno bruscamente svanito quel 7 maggio, dapprima approdando in Serie D nella stagione 2009 – 2010 (dopo avere perso gli spareggi contro il Boville Ernica in quella precedente), poi raggiungendo la Serie C2 (non riesco a chiamarla Lega Pro), nel 2011. Dopo aver perso nel campionato 2013 – 2014 la semifinale play-off contro il Teramo, dapprima retrocede in Serie D nell’anno successivo, quindi, nella scorsa primavera, sprofonda in Eccellenza, dove attualmente milita, insieme, appunto, al Cassino.
Chiuso questo excursus storico, è il momento di parlare della sfida odierna.
Il Cassino è reduce dalla vittoria tutta grinta e cuore in casa del Morolo (di cui si trova il resoconto su questa rivista); l’Aprilia, dall’altro lato, dalla vittoria per 5 – 2 contro il Gaeta.
Giunto nell’importante centro del basso Lazio, noto che le condizioni atmosferiche non sono particolarmente felici: una nebbia assai consistente avvolge la città, che è circondata da corsi d’acqua di una certa rilevanza (in particolare, il fiume Liri).
Trovato agevolmente lo stadio, che sorge in comoda posizione all’uscita della superstrada Formia – Cassino – Sora, e ritirato l’accredito, posso finalmente mettere piede sul manto erboso.
All’ingresso in campo delle squadre, noto che la “Tribuna centrale” casalinga e la “Laterale Sud” sono discretamente riempite, mentre il settore ospiti risulta occupato soltanto da semplici tifosi, senza nessuna forma di tifo organizzato, per cui rivolgo la mia attenzione ai settori cassinati e alla partita in campo.
Negli ultimi anni, ho avuto modo di ammirare i ragazzi di Cassino in due occasioni: a Minturno, nell’ultimo anno di Promozione (fu una sfida epica, combattuta su un bellissimo campo rétro in terra battuta, in uno stadio pieno, con fumogenata dei tifosi di casa e accensione di luminarie da parte degli ultras ospiti, presenti in gran numero) e nel derby contro il Formia alla prima giornata, che ho seguito dalla tribuna (ma potete trovare, sempre su questi lidi, il racconto da bordo campo di Simone).
La tifoseria cassinate, nonostante anni vissuti in serie infime, ha sempre seguito con costanza le sorti del Cassino, non facendo mai mancare la propria presenza in casa e in trasferta, pur avendo vissuto anni certamente migliori: un merito che è sempre importante sottolineare, perché l’amore per una squadra di calcio non conosce classifiche e categorie!
Quest’oggi sono autori di un’ottima prestazione: occupano la parte centrale del loro settore, compattandosi dietro lo striscione “Cassino 1924. Quis contra nos”, con scritta bianca su sfondo azzurro. Agitano diverse bandiere di ottima fattura. Sostengono la squadra per tutta la partita (con cori ben ritmati dal tamburo e spesso tenuti molto a lungo), e sono autori di bei battimani e di diversi cori a rispondere. Belle le esultanze ai gol della propria squadra (i calciatori, ad ogni rete, si recano sotto al settore caldo, evidenziando quanto per loro sia importante il sostegno canoro della “Laterale Sud”). Accanto a loro, presenti, con una pezza bianconera, gli storici gemellati di Venafro (reduci dalla vittoria nel derby contro l’Isernia).
A fine partita, tutta la squadra festeggia insieme alla tifoseria.
In campo, come implicitamente accennato, i padroni di casa conquistano una vittoria fondamentale nell’economia del campionato (ottenuta ribaltando l’iniziale svantaggio, esattamente come a Morolo): Colleferro e Artena, infatti, sono bloccate rispettivamente dalle due pometine del girone (Pomezia e UniPomezia), concedendo al Cassino la prima fuga stagionale in testa alla classifica.
L’Aprilia rimane invece fermo a quota 20, al quarto posto.
Terminata la partita, prima di concedermi una visita all’area archeologica della romana Casinum, scatto un’ultima fotografia alla grande Abbazia che sovrasta la città. Lì dove sorgeva un tempio pagano, Benedetto da Norcia fondò un monastero che ha scritto la storia del Medioevo italiano, rendendo Cassino celebre in tutta Europa.
Mentre ritiro il documento, ripenso alle parole del Poeta:
“Quel monte a cui Cassino è nella costa / fu frequentato già in su la cima / dalla gente ingannata e mal disposta. // E quel son io che su vi portai prima / lo nome di Colui che in terra addusse / la verità che tanto ci sublima: // E tanta grazia sovra me rilusse / ch’io ritrassi le ville circostanti / dall’empio culto che il mondo sedusse” (Dante Alighieri, Divina Commedia, Paradiso, XXII, 37-45).
Andrea Calabrese.