Arrivo con sommo e colpevole ritardo nel narrare questa domenica “partitellara”. Me ne scuso preventivamente, facendo ammenda e promettendo quanto meno di colmare la mancanza con le righe che seguiranno.
Riavvolgendo il nastro della vita non posso evitare di ricordare la mia prima (e finora unica) volta allo stadio Solaro di Ercolano. Era la stagione 2005/2006 e alle falde del Vesuvio arrivava l’Ischia. Una partita da bollino rosso, a causa della rivalità tra le due tifoserie. E infatti l’allarmismo non si rivelò infondato. Ricordo benissimo diverse pietre volare e attimi di tensione all’ingresso dei tifosi isolani. Proprio mentre sull’allora polveroso terreno, reso fanghiglia dalla pioggia, l’Ischia riusciva nell’impresa di imporsi 1-2.
Quel giorno raccolsi dalla stazione della Circumvesuviana la cagnolina che ancora gironzola in casa e la sera me la portai addirittura all’Olimpico per un Roma-Inter. Altri tempi davvero a pensarci ora.
Anche quest’oggi sulla partita incombe la minaccia della pioggia. E anche quest’oggi ospite dell’Ercolanese è una squadra proveniente da un’isola. L’Acireale si porta dietro un nome ingombrante e una tifoseria tra le più rispettate nel panorama del calcio minore. Del resto gli oltre 200 biglietti staccati in prevendita la dicono lunga su quanto in città ci sia voglia di tornare a buoni livelli, abbandonando gli impervi e tosti campi del dilettantismo.
La sveglia è suonata tardi e il primo treno per Napoli è andato perduto. Così non posso far altro che fiondarmi sull’ultimo regionale utile e fare tutto sul filo del rasoio, riuscendo comunque ad arrivare con buon anticipo sul fischio d’inizio.
Neanche il tempo di ricordarmi come è fatto il Solaro che incappo nella prima scena di ormai “normale amministrazione”. I tifosi dell’Acireale, nell’entrare allo stadio, vengono ripresi e fotografati uno a uno con il biglietto alla mano da alcuni funzionari della polizia. Va detto che tra le due tifoserie c’è massima indifferenza e i supporter siciliani non hanno dato alcun segno di escandescenza. Chissà a cosa si punta continuando con queste provocazioni e questa continua prevaricazione della dignità personale. In una partita con qualche migliaio di spettatori e un settore ospiti ben delimitato, non v’è certo bisogno di un servizio d’ordine speciale e così invasivo per individuare gli autori di eventuali gesti inconsulti. Del resto foto e riprese fatte da dentro al campo non fanno molta differenza rispetto alla schedatura troppo spesso praticata ai cancelli d’entrata.
Ma si sa, nel Paese del sotterfugio e del terrorismo psicologico su determinate tematiche, non si può far a meno di trattare i tifosi come una specie protetta da confinare in quelle riserve chiamati stadi.
I padroni di casa viaggiano sulle ali dell’entusiasmo. Il ritorno in Serie D sta coincidendo con un’ottima stagione e anche oggi la squadra in campo confermerà quanto di buono fatto vedere sinora. Il pubblico risponde abbastanza bene e la frangia ultras, come di consueto, si posiziona nell’angolo di tribuna alla mia sinistra.
Relativamente a quella partita contro l’Ischia conservo un ricordo sicuramente rude e tosto dei supporter ercolanesi, ma sinceramente non ricordavo un grande tifo in quella giornata di undici anni fa. Oggi invece sapranno stupirmi, riuscendo a creare davvero un bell’ambiente assieme al resto dello stadio.
Il sipario si apre con uno striscione che celebra i venti anni della Brigata Vesuviana – storico gruppo ercolanese – e continua con un tifo che si manterrà costante e di ottimo livello per tutta la partita. Diverse le torce accese e molto belle le esultanze ai due gol che permettono ai campani di battere gli avversari. Non è sicuramente facile emergere in una zona geografica dove coesistono realtà storiche come Turris, Savoia, Juve Stabia, Nocerina, Paganese, Angri, Scafati e via dicendo, credo però che i ragazzi di Ercolano abbiano fatto un ottimo lavoro in merito e oggi raccolgano i frutti presentandosi con una piazza in salute e con tanta voglia di far bene.
Per quanto riguarda il settore ospiti devo articolare il mio giudizio, nella speranza di risultare il più onesto possibile nel bene e nel male. Chiaro che la presenza numerica degli acesi, considerata la distanza, merita davvero un voto alto e denota un attaccamento viscerale alla propria squadra e alla propria terra. Molto bello – poi – appurare come la stragrande maggioranza dei presenti siano ultras, lasciando intendere che ad Acireale il movimento non solo non è “passato di moda” ma è stato concepito e forgiato con intelligenza e lungimiranza.
La loro performance però – a mio avviso – pecca troppo spesso in continuità e intensità. Gli ultras siciliani si schierano in maniera compatta, facendo bella mostra del proprio materiale (tra cui spiccano gli striscioni dei gemellati savoiardi) sempre curato e ordinato, ma a dispetto dei primi minuti oggettivamente belli, nel prosieguo del match evidenzieranno alti e bassi. Un peccato perché quando cantano tutti e con la giusta rabbia sono davvero un bel vedere.
Da segnalare uno sparuto gruppetto presente sul tetto di un palazzo dietro lo stadio con uno striscione “Contro gli abusi di potere” e una bandiera di Cuba. Non credo sia gente di stadio, ma non sapendo davvero nulla mi limito a menzionarli nella cronaca.
In campo la spuntano i padroni di casa per 2-1. L’Ercolanese vola in classifica mentre per l’Acireale si tratta di uno stop pesante sul campo di una diretta concorrente.
I campani vanno a raccogliere il plauso della propria tribuna allorquando le nuvole si fanno sempre più nere, sino a trasformarsi in pioggia. Mi devo sbrigare nel recuperare l’ombrello sequestratomi agli ingressi (sic!) per poi raggiungere la stazione della Circumvesuviana e fare ritorno a Napoli, dove potrò cambiare con il treno per Roma.
Piove ancora. Mi solleva quanto meno il fatto che il tutto si sia scatenato esattamente cinque minuti dopo il fischio finale. Tante volte è una questione di tempismo.
Testo di Simone Meloni
Video di Pier Paolo Sacco.