Chi sono gli ultras? In base a quali caratteristiche si può affermare che una persona è ultras? Sono stati scritti libri, trattati, tesi di laurea sull’argomento ma, in definitiva, il giudizio sull’essere ultras o meno è personale, non esiste un decalogo o roba simile che attesti l’avvenuta trasformazione da tifoso ad ultras.

Semplificando ed estremizzando il concetto, l’ultras è quella persona che segue la squadra in casa e in trasferta (dove consentito), partecipa all’attività di gruppo ed impiega buona parte del tempo libero per attività inerenti alla curva. Partendo da queste basi, è possibile addentrarsi nei dettagli, in quelle situazioni, piacevoli o spiacevoli che siano, che fanno la differenza.

Per questo posticipo di Lega Pro l’attesa è tanta visto che si tratta di un derby toscano tra due tifoserie che non si sono mai amate, due tifoserie che, per motivi diversi, hanno una storia di tutto rispetto: gli aretini negli anni hanno dimostrato di avere uno stile ed un portamento proprio riuscendo spesso e volentieri a colpire nel segno il sistema con un ironia tagliente che inevitabilmente li ha portati in bella evidenza; di contro i livornesi possono vantare nella loro storia numeri di tutto rispetto ed una certa ruvidità nata e costruita nei campionati di serie C.

Il momento attuale della curva labronica non è certo positivo, anche se questa sera si nota qualche presenza in più rispetto al recente passato. Niente di eccezionale ma almeno in curva è presente un buon gruppo di persone che se non altro prova a smuovere un po’ l’ambiente mentre in gradinata una ventina di persone si fanno notare soprattutto per le continue offese ai rivali odierni.

Aretini che si presentano all’Armando Picchi di Livorno in ottimo numero considerando che l’incontro si gioca di lunedì sera. Oltre alla presenza, la Curva Sud va ben oltre offrendo quanto di meglio si possa chiedere ad una tifoseria.

Ma andiamo per ordine. Gli amaranto giungono nel settore ospiti praticamente uniti e compatti, una cinquantina di persone arrivano con mezzi propri mentre il gruppo principale fa il proprio ingresso una decina di minuti prima del via.

Il tempo di attaccare le pezze, di fare gruppo, di attendere quelle persone attardate a osservare la trafila biglietto – documento – perquisizione che la partita ha inizio.

Una volta a ranghi completi la tifoseria aretina offre subito un tifo particolarmente degno di nota, fatto di cori continui, molto seguiti e decisamente incisivi tanto che i decibel si alzano subito senza troppi fronzoli. Gruppo molto compatto, quasi tutti i presenzi sono ultras, così quando viene chiesto di alzare le braccia il risultato è sotto l’occhio di tutti, con pochissime persone che si estraniano dal contesto. Con simili numeri e con un potenziale di questo genere, il tifo che ne consegue è di alto livello: pochissime pause, nessuna pecca, gli aretini dimostrano di minuto in minuto di essere particolarmente in forma. Anche a livello di colore poco da eccepire, un paio di bandieroni e parecchie bandierine si fanno notare per lunghi periodi, a dar man forte ci sono anche le due aste dei gruppi sempre parecchio ricercate e esteticamente inappuntabili.

Ad inizio secondo tempo gli aretini propongono una coreografia che per motivi di tempo non è stata offerta ad inizio partita: striscione a centro settore con su scritto “Essere Arezzo! Essere l’Arezzo!” e cartoncini a fare da contorno. Ottima l’idea, ottima la riuscita, anche in questo caso complimenti a chi continua a proporre colore nonostante tutti i divieti e le difficoltà esistenti.

Pure nel secondo tempo le cose non cambiano, la Curva Sud formato trasferta è un rullo compressore, il gruppo resta compatto e la partecipazione continua ad essere ai massimi livelli, un paio di lanciatori dettano i tempi ed i presenti sembrano tutti ben disposti ad incitare la squadra. Qualche coro offensivo tra le due tifoserie si alza per ricordare i vecchi tempi e gli antichi screzi.

Gli ospiti dedicano pure un paio di striscioni ai rivali con una tematica simile:”Pezza nera e gialla, polo e scarpe bianche. La vostra mentalità è in crisi d’identità!” e “Ieri Stalin oggi Stone Island”. Aretini che perciò non si fanno mancare proprio nulla, ergendosi da protagonisti della serata, per numeri, passione e colore hanno dimostrato di essere una realtà in forma splendida.

Quando si parla del calore delle tifoserie estere, dovremmo vedere cosa offre il mercato nostrano: se certe decisioni cervellotiche rispettassero più il tifoso medio e meno il cliente, avremmo stadi pieni e spettacoli coreografici di primo piano. Peccato che l’estero lo si guardi solo per ciò che interessa ai soliti potenti del calcio, impegnati più a cercare nuovi mercati (cinesi in primis) e guadagni immediati invece di coltivare in casa una passione che ha portato il calcio ad essere il nostro sport popolare per eccellenza.

All’estero copiano il modello di tifare “Made in Italy”, mentre degli incompetenti fanno a gara a distruggere un movimento che riesce ad accumunare da decenni ragazzi che hanno in comune il colore di una sciarpa in barba all’estrazione sociale ed al proprio status symbol.

Valerio Poli.