Ci sono esperienze uniche nella vita, le quali, a volte, capitano o inaspettate o, comunque, a seguito di aspettative sottotono. Le Final Four di Eurolega di basket, quest’anno di stanza a Milano, credo che per il sottoscritto siano state un’esperienza irripetibile: il gotha della pallacanestro continentale si è sfidato sul parquet meneghino, accompagnato da una cornice di pubblico incredibile. E questo lo si deve, inutile dirlo, ad una singola tifoseria, ovvero quel Maccabi Tel Aviv seguito da migliaia di tifosi festanti, quasi tutti provenienti da Israele, quasi tutti in divisa gialla. Senza di loro, non dico che ci sarebbe stato il vuoto assoluto, ma la manifestazione avrebbe rispecchiato in toto i canoni dello sport-business più spietato, accompagnato da un contatto col vero tifo popolare prossimo allo zero. E, sicuramente, le immagini che mi porterò dietro a lungo saranno collegate indissolubilmente a quella macchia gialla che mi ha fatto conoscere quel tifo, pauroso, nel basket visto solo su Youtube, dopo aver mancato l’occasione in un Partizan-Hemofarm a causa del disinteresse dei Grobari per quella partita.

Niente da togliere all’Italia, per carità: le tifoserie ci sono ed i numeri sono in crescita; ma, paragonando il nostro panorama alle piazze più calde d’Europa, ovvero quelle dislocate nei Balcani (o in parte di essi), in Grecia, in Turchia, a Cipro o in Israele, è ovvio non solo che siamo lontani anni luce da quei livelli, ma che non vi arriveremo mai. Perché, in certi paesi, la cultura non solo del basket, ma di tutti gli altri sport al di fuori del calcio, è ben radicata, in quanto ogni specialità, spesso e volentieri, porta lo stesso nome del club del cuore calcistico legato alla propria città, alla propria identità, alle proprie origini. Guardiamo per esempio alla Serbia, dove Partizan e Stella Rossa si sfidano in tutti gli sport, dal calcio al basket, passando alla pallanuoto, alla pallamano ed alla pallavolo; qualcosa di molto simile avviene anche in altri paesi dell’Europa mediterranea orientale. E il grande pubblico, ultras compresi, si sposta in massa per sostenere questo o quell’altro sport. Nel nostro Belpaese, purtroppo, non c’è niente di simile. L’unica grande polisportiva che ricalca le orme delle più grandi realtà analoghe europee è la Lazio, ma in nessuno (e tendo a rimarcarlo) sport, che sia il futsal o il basket, o il baseball, l’interesse del tifoso biancoazzurro si sposta al di fuori del calcio. Non siamo abituati noi come popolo a ragionare in maniera multidisciplinare, ed è un vero peccato. E, anzi, dobbiamo ringraziare proprio il basket, e in parte la pallavolo, se un po’ di pubblico si concentra oltre un rettangolo verde, anche se troppo spesso in maniera occasionale, magari in concomitanza con grandi eventi o grandi risultati.

Durante i quarti di finale di Eurolega, avendo ben in testa di richiedere l’accredito (senza certezza alcuna riguardo l’accettazione), ho guardato con molta attenzione alle varie sfide, sperando che si qualificasse almeno una squadra greca o una turca: niente da fare, a passare sono state Real Madrid, Barcellona, CSKA Mosca e Maccabi Tel Aviv; quest’ultima si è imposta nella serie proprio sull’Olimpia Milano, escludendo le scarpette rosse da una storica Final Four sul proprio parquet. Ma se il numeroso pubblico di casa avrà versato qualche lacrima, la stessa cosa non la può dire il cassiere dell’evento, visto che, in pratica, lo stesso Maccabi Tel Aviv ha compensato, in toto o quasi, la mancata affluenza del pubblico milanese.

Per fare un approccio più diretto e sintetico, elencherò di seguito alcune nozioni sulle tifoserie giunte al Forum di Assago, per conoscerle e capire con quali aspettative si sono presentate all’evento.

BARCELLONA. Inutile dirlo, questa è la sezione “baloncesto” del più rinomato club calcistico: anche il Barça, infatti, si propone in più discipline, molto seguite dal pubblico catalano, che si tratti di basket, pallamano o calcio a cinque. Come, un po’, per quanto riguarda il pubblico calcistico, il pubblico blaugrana legato a discipline al di fuori del “futbol” è sì molto numeroso, ma sia con una scarsa cultura di sostegno organizzato, sia con una minima propensione a seguire la propria squadra al di fuori delle mura amiche. Mentre al Camp Nou gli ultras sono stati bannati, e quel minimo di sostegno è affidato a delle “penyas” molto frazionate, almeno nel basket qualcosa ancora si salva.

I Dracs (draghi), nati nel 1991, inizialmente proprio al seguito della squadra di calcio, si sono spostati successivamente su dei campi più congeniali al loro modo di essere, ovvero i parquet del basket e del futsal. Dichiaratamente antifascista, il gruppo è, mediamente, composto da una cinquantina, o poco più, di unità, ed è l’unico che si avvicina ad un modo di essere ultras. Ciò nonostante, sul loro sito, dichiarano, volenti o nolenti, di sposare in pieno i principi di lealtà e sportività del club, facendo un tifo a favore e mai contro, osteggiando ogni tipo di comportamento fuori dalle righe. I Dracs, pur non essendo sempre presenti, in Spagna cercano di sostenere la squadra un po’ ovunque, anche se spesso in pochissime unità. Questo a fronte di un palazzetto, in casa, piuttosto pieno.

Altra anima del tifo catalano nella pallacanestro sono i “Sang Culè”, una penya ben conosciuta anche nel calcio, con alcuni connotati ultras ma molto più “soft” nell’approccio alle partite. Essa è nata nel 1991 (come i Dracs) e, tra le altre cose, rivendica con molta centralità posizioni indipendentiste per la Catalogna. I gruppi Dracs e Sang Culè, nel palazzetto di Barcellona, tifano separatamente.

REAL MADRID. Anche qui parliamo della sezione cestistica del più celebre sodalizio calcistico. Il gruppo portante, ed unico, del Real Madrid nel basket sono i Berserkers, nati nel 2005. Un gruppo, tutto sommato, di impostazione ultras vera e propria. Tra i principi base, i componenti rivendicano la loro apoliticità e il rifiuto di ogni tipo di violenza gratuita, incentrando la loro attività sul coinvolgimento di tanti ragazzi e sul divertimento a stare sulle gradinate. Il gruppo, se lo si rapporta ad altre realtà della pallacanestro iberica, è abbastanza numeroso, pur non in grado di riempire la propria curva, nel contesto di un palazzetto comunque costantemente dai buoni numeri. Nel limite del possibile, i Berserkers, seguono un po’ ovunque la propria squadra, specie nelle meno onerose trasferte nazionali, cercando, invece, di fare più selezione in Europa. Nonostante l’ambiente molto commerciale del loro club anche nel basket, il loro modo di affrontare un contesto così difficile per chi vuole anche solo provare ad essere ultras, è comunque apprezzabilissimo. Rivalità indiscusse quelle con Barcellona e con l’Estudiantes, altro club cestistico della Capitale.

CSKA MOSCA. Il discorso, per i Russi, è molto simile a quello di altre realtà dell’Europa dell’Est. Il sostegno può esserci e, magari, quando c’è è anche discreto. Sono ultras ed hooligans calcistici del CSKA Mosca a sostenere la squadra nel basket, spesso e volentieri seguendola persino in Europa, alternando tuttavia molte partite, anche in casa, senza una loro evidente presenza. Se essi si muovono, tuttavia, c’è da divertirsi. L’impresa l’hanno compiuta nella tana del Galatasaray, riportando in Russia anche un bottino di guerra sottratto agli avversari; in pochi se ne possono vantare. Inoltre, anche in campo cestistico, i Russi si sono recati a Belgrado per presenziare alla partita e rinforzare la loro amicizia con gli ultras del Partizan. Insomma, vedere una partita del CSKA è come un terno al lotto, ti può dire estremamente bene come estremamente male, a seconda della volontà, degli ultras, di esserci o meno.

MACCABI TEL AVIV. Sicuramente, delle quattro tifoserie presenti alle Final Four, la più attesa. Il tifo del Maccabi, nel basket, è impressionante, con un palazzetto spesso e volentieri esaurito, e con una curva che sostiene, coadiuvata da tutto il pubblico, il proprio quintetto senza soste. La tifoseria israeliana, al pari di molte colleghe dell’area orientale del Mediterraneo, è una di quelle in grado di far diventare l’intero pubblico una muraglia ultras uniforme. Battimani impressionanti, cori potenti e tenuti a lungo, bandiere e bandieroni, persino pirotecnica: ad un pubblico del genere non manca veramente nulla per essere l’uomo in più. Tanto che, si dice, almeno quest’anno il Maccabi parte sfavorito alle Final Four, avendo fatto la propria fortuna soprattutto nelle partite in casa, grazie all’ambiente caldissimo. I due gruppi principali, Ultras ’96 e Gate 11 offrono un ottimo coordinamento, collaborando tra di loro e coinvolgendo, appieno, tutte le altre sigle del palazzo, di carattere forse minoritario, ma comunque importante. Il Maccabi ha una tifoseria con una curva ultras e il resto del palazzo che lo è potenzialmente, pronto ad infiammarsi in qualunque momento e a non far notare nessuna differenza tra i vari settori. Ovviamente, anche in Eurolega il seguito per i gialli è stato di quelli importanti, essendo, il club di Tel Aviv, molto amato anche da tutti quei tifosi che si trovano sparsi nel Vecchio Continente. Anzi, nella realtà israeliana, ed ebraica in generale, è uno dei club più amati.

SEMIFINALE 1, ORE 18:00, CSKA MOSCA – MACCABI TEL AVIV 67-68.

Per quanto mi riguarda, salvo rare eccezioni, l’ingresso a Milano equivale ad un attraversamento, pressoché obbligatorio, coi mezzi pubblici. Stavolta, per comodità, uso per la prima volta il capolinea della linea gialla, la fermata Comasina, adiacente alla Ss35. Arrivo in una specie di zona franca extraterritoriale, praticamente senza parcheggi e dove vieni squadrato immediatamente dalle mille etnie diverse che si riversano intorno alla scalinata che introduce alla metropolitana. La mia intenzione è chiara: cambio alla fermata Centrale e, da lì, linea verde direttamente fino al Forum di Assago. Il viaggio è veloce ed anche tranquillo, finché, in maniera totale, l’ambiente cambia col cambiare della linea. A Milano Centrale, infatti, una moltitudine di magliette gialle, tifosi del Maccabi ovviamente, aspetta il treno per il Forum.

Dopo due corse per Abbiategrasso, finalmente arriva anche quella con capolinea Forum, ed il mio ingresso avviene in un vagone (come gli altri, del resto) stracarico di gente. Giustamente, essendo i tifosi provenienti dalle più disparate e lontane zone d’Europa e dell’Asia Minore, un po’ tutti useranno i mezzi pubblici per muoversi. Nel mio vagone il giallo dei tifosi del Maccabi è nettamente predominante. C’è qualche tifoso del CSKA e, qualche fermata più in là, qualcuno del Real Madrid, accolto con molta ironia. Il numero crea la giusta atmosfera per fomentare dei cori per il Maccabi, salvo fare i conti con un tifoso russo un po’ al di sopra delle righe che, col suo tono per nulla cordiale, urla solitario il nome del suo CSKA, ammutolendo tutti gli altri. Alla fermata “Moscova” il tifoso russo, ad alta voce e nella sua lingua, urla che c’è “Moscova”, appunto, ma non “Maccabi”. Dalla stazione Cadorna il numero dei tifosi israeliani aumenta, facendo riprendere la voglia di cantare qualche coro. Il famoso russo, tuttavia, per nulla sfiduciato, inizia un canto delle sue parti, con voce quasi da tenore, zittendo tutti. L’esibizione termina con applausi convinti e con qualche stretta di mano.

Dalla lingua parlata noto come praticamente tutti i tifosi del Maccabi arrivino direttamente da Israele. Personalmente, questo primo contatto con un popolo di cui ho sentito parlare spesso, ma col quale non ho mai avuto a che fare direttamente (se non con alcune persone appartenenti alla comunità ebraica di Roma ma, a mio avviso, è una cosa ben diversa), ha esercitato un certo magnetismo: il suono della lingua, dei canti, i caratteri ebraici scritti su sciarpe e magliette, ma anche la maniera allegra, e nello stesso tempo composta, di porsi verso una partita molto sentita. Cerco di immortalare nella mia mente ogni singolo particolare.

L’arrivo al Forum di Assago sembra un momento emozionante per tutti i passeggeri venuti da fuori, accentuato dalla lentezza con cui il locomotore trascina il resto del convoglio sulla banchina del capolinea. Disorientamento iniziale, poi un po’ tutti capiscono dove andare. Già dal passaggio pedonale sopraelevato che domina l’autostrada si capisce che quella dei tifosi del Maccabi è un’autentica invasione. Manca più di un’ora abbondante all’inizio del match, ma già uno sguardo da fuori fa intuire quali saranno le reali proporzioni sugli spalti.

Per me inizia una sfida personale, il ritiro dell’accredito. Il rilascio del pass avviene in uno stanzino dove i lasciapassare vengono stampati sul momento, previa una foto fatta via cam al giornalista avente diritto. Ne esce fuori una coda interminabile, nonostante ci siano almeno otto addetti alla stampa dei tesserini magici. Finalmente, dopo una buona mezzora, è il mio turno. La procedura non è lenta, e mi sorprendo di come ci abbia messo tanto ad arrivare fin là. Mi viene dato anche un biglietto ATM di tre giorni, valido per tutta la durata della manifestazione, col logo dell’Euroleague ben stampato ed in evidenza. La sala stampa, diversa da quella delle Final Eight di Coppa Italia, è immensa, e i posti a sedere, con tanto di allaccio internet, sono fin troppo abbondanti. Non manca il servizio catering ma, ora come ora, non c’è tempo perché non manca tanto all’inizio della partita.

Nonostante abbia già messo piede al Forum, inizialmente mi trovo disorientato. L’impianto sembra aver cambiato pelle, tirato a festa ed adattato alla contingente situazione. Le postazioni stampa e fotografi non sono state affatto lesinate. Gli spalti appaiono gremiti e si avverte la superiorità, netta, schiacciante, in termini numerici dei sostenitori di Tel Aviv. Non so quantificare esattamente l’invasione, ma 5-6000 tifosi in giallo li devo contare per forza. I tifosi del CSKA sono concentrati in un distinto su due anelli, dove vengono appese le varie pezze, mentre altri sono sparpagliati tra le due tribune. In tutto, mi viene da dire, saranno 5-600 tifosi, comunque un ottimo numero se si considera l’abissale distanza geografica. Nell’anello superiore si stanziano coloro che dovrebbero animare il tifo, ma è evidente come manchi un supporto di stampo ultras vero e proprio.

Sul distinto opposto, invece, ma nell’anello basso, si sono posizionati Ultras ’96 e Gate 11, il cuore pulsante del tifo gialloblu. Gli striscioni dei tifosi del Maccabi, in realtà, sono sparsi per buona parte del Forum, e alcuni sono scritti in alfabeto ebraico, come è giusto che sia, anche se la scrittura occidentale non viene disdegnata assolutamente, anzi, negli striscioni è persino prevalente (non nelle maglie o nelle sciarpe). Se i tifosi Israeliani si evidenziano per indossare tutti il giallo, non sono da meno i Moscoviti, prevalentemente in tenuta rossa.

Prima della palla a due mi accorgo di un problema: sono tra i pochi fotografi a non avere la pettorina, e, pur indagando brevemente, è impossibile stabilire dove essa venga distribuita. Decido di arrangiarmi col semplice pass al collo e, almeno per adesso, non vengo disturbato.

Il CSKA Mosca è l’assoluto favorito della manifestazione, forse alla pari del forte Real Madrid. Allenatore dei Russi è quell’Ettore Messina che non ha bisogno di nessuna presentazione. Il Maccabi, nonostante sia dato per sfavorito, ed essendo, sulla carta, meno dotato tecnicamente, cerca di colmare il gap con l’entusiasmo del pubblico (è come giocare in casa) e con l’imprevedibilità degli schemi di coach Blatt, Israeliano, considerato uno dei guru mondiali delle panchine della pallacanestro. Nonostante la presenza di molti stranieri tra le due squadre, entrambe le formazioni hanno una forte base indigena, rendendo, così, sicuramente maggiore l’attaccamento dei supporters alla maglia.

La presentazione delle squadre in campo avviene in maniera sin troppo spettacolare, con le luci spente che rendono difficilissimo il mio compito di scattare. L’entusiasmo, tra i tifosi del Maccabi è evidente, ed i primi cori, potentissimi, fanno capire che aria tira oggi. I gialloblu, in tribuna, accanto al distinto ultras, calano un bandierone che raffigura la bandiera di Israele, col solo sfondo giallo, anziché il tradizionale bianco. Un secondo bandierone prova a scendere alla destra del primo, ma senza esito. Gli ultras cantano e alzano le sciarpe. Anche il settore russo, alla presentazione dei propri giocatori, si infiamma, con diversi battimani e qualche breve coro secco. È evidente che questo sarà il tema dominante del loro tifo.

L’inizio della gara avviene in un’atmosfera a dir poco incandescente, col pubblico del Maccabi scatenato. Gli ultras inscenano ottimi battimani, un treno fatto alla perfezione, ottimi cori a saltare. Il pubblico sistemato negli altri settori, il più delle volte, coadiuva gli ultras, facendo diventare un tutt’uno il blocco giallo. Ogni canto ha un suono molto fascinoso, almeno per chi non è abituato a questo tipo di tifo, e molte basi sono sconosciute al mondo ultras italico. Ovviamente, ogni accenno di sostegno deve fare i conti con le azioni di gioco, e quando è il CSKA ad attaccare il coro viene tenuto dai soli ultras, mentre il resto del palazzo è impegnato a fischiare la fase offensiva moscovita. In tutto ciò, i Russi fanno del loro meglio: nell’anello superiore si lanciano i cori e si sta rigorosamente in piedi; i cori sono piuttosto ripetitivi e secchi ma, quando essi partono, la potenza è davvero notevole, rimarcando anche la tonalità tipica del popolo russo.

L’unico peccato è che, per far diventare il parquet una specie di palcoscenico teatrale, il buio quasi totale cali sugli spalti, rendendo un’autentica impresa fare foto passabili: se i distinti, già di loro, godono di pessima illuminazione, stasera la situazione è persino peggiore.

In campo, nel contesto di una partita molto fallosa, e condizionata da molta imprecisione da ambo le parti, è il CSKA a prendere il sopravvento nei primi due quarti, con i primi due parziali che dicono 19-16 e 19-14 per la squadra di coach Messina, la quale, così, si porta negli spogliatoi su un rassicurante, ma non appagante, 38-30, punteggio che non rende comunque giustizia alla supremazia del CSKA.

Il terzo quarto, a campi invertiti, vede un rafforzamento della posizione del CSKA Mosca. La partita, in realtà, è molto equilibrata, e sono le difese a fare la parte del leone. Ma il parziale, a fine dei 30’, di 17-15 per i rossoblu si traduce in un 55-45, che, a dieci minuti dalla fine, e con l’impressionante prova difensiva dei ragazzi di Messina, equivale ad una seria ipoteca sul passaggio in finale. Forse, giusto in questa frazione, il sostegno della macchia gialla è in calo: gli ultras non vanno mai in pausa, ma vengono supportati troppo poco dagli altri tifosi. I tifosi del CSKA, invece, pur dimostrando un entusiasmo crescente, si mantengono sui livelli dei primi due quarti, anche se l’impressione è di un maggior coinvolgimento degli effettivi, soprattutto a livello di battimani. Intanto, nel distinto alla sinistra di quello dei tifosi del Maccabi, hanno preso posto i sostenitori del Real Madrid che, dietro lo striscione Berserkers, si dimostrano già compatti e piuttosto rumorosi.

Solo l’ultimo periodo, probabilmente, rende giustizia al torneo ed al suo valore agonistico. Il Maccabi Tel Aviv si scioglie, ed infila un parziale di 7-0, che poi diventa di 11-2. L’entusiasmo è a mille, e il livello di decibel è ben al di sopra della tollerabilità per l’orecchio umano. Gli Ultras ’96 e i Gate 11 danno il via a dei cori assordanti, che rimbombano per tutta la vastità del palazzetto. La tifoseria russa prova a ribattere qualche colpo, ma in tale contesto la lotta è impari. Per un appassionato di tifo c’è da strabuzzarsi gli occhi: ai giorni nostri neanche una partita di calcio ha un tasso di entusiasmo popolare così alto.

La tensione è veramente a mille, e i supporters in giallo vogliono essere l’uomo in più sul parquet. Nonostante il gap sia stato annullato, è sempre la squadra del CSKA a trovarsi di quel poco avanti. Si ribatte colpo su colpo e, ad un certo punto, i Russi sembrano i favoriti. Ma, sospinti da un tifo infernale, gli Israeliani tirano fuori gli artigli e, in un crescendo incredibile, il sorpasso arriva su un volo di Rice su assist di Blu a 6” dalla fine. La quasi totalità del Forum è in delirio. Mosca porta l’ultimo disperato attacco, ma fallisce sotto canestro e, a questo punto, succede l’indescrivibile: a parte l’incontenibile gioia di squadra e pubblico, molti tifosi riescono a portarsi a bordo parquet. Una torcia viene accesa nel settore degli ultras. Le scene di giubilo durano talmente a lungo che, quando la squadra rientra negli spogliatoi, Real Madrid e Barcellona si stanno già scaldando da qualche minuto.

SEMIFINALE 2, ORE 21:00, REAL MADRID – BARCELLONA 62-100.

OK, sarò cattivo, un po’ di parte, ma me lo sono chiesto: dopo aver visto una partita del genere, in campo e sugli spalti, che senso ha assistere a questo “clasico” cestistico tra Barcellona e Real Madrid? Ci può essere sicuramente curiosità, magari l’aspettativa di qualche sorpresa, ma l’esperienza mi dice che il più, stasera, l’ho già visto. Comunque si può tentare, perché no, a calarsi nel contesto della partita senza pregiudizi, e raccontando ciò che effettivamente si viene a vedere.

Dopo i tanti momenti dedicati alla festa del Maccabi, un po’ di riposo in sala stampa è legittimo. Riprovo con la ricerca della pettorina, ma è un tentativo vano. Mi arrangerò, come ce l’ho fatta prima, ce la faccio anche dopo, anche perché di noie non ne ho avute.

Torno sul parquet e decreto che la maggior parte del pubblico è ancora di fede Maccabi: infatti, avendone la possibilità, la maggior parte del pubblico della prima partita, Russi compresi, assiste anche alla seconda. Ad un primo sguardo, i Madridisti non sembrano affatto male: striscione e stendardi dei Berserkers spiccano appesi in balaustra, portandosi dietro un anello pieno e compatto. In tutto, nei soli distinti, i tifosi dei “blancos” saranno, probabilmente, circa 400; ma, aggiungendo, ad occhio, i numeri delle tribune, probabilmente questa cifra tende a raddoppiare.

Sul lato opposto ci sono i tifosi blaugrana, raggruppati dietro alle sigle dei Dracs e dei Sang Culè: sono loro che proveranno a sostenere il proprio roster in piedi e cantando. Sul centinaio di Catalani presenti in tutto, una quarantina sono quelli impegnati nel sostegno attivo. Numeri sicuramente sottotono, se si pensa che Barcellona, fra tutte, è la città più vicina a Milano, senza contare l’importanza dell’evento. Dalla loro, se non altro, i blaugrana sembrano essere piuttosto colorati.

Madrid e Barcellona non si vogliono bene neanche nel basket (è una di quelle rivalità che, a mio avviso, si trascinerebbe persino nel golf), e i tifosi non fanno complimenti per dirselo apertamente.

La novità è che, almeno stavolta, gli spalti tornano ad avere un’illuminazione “standard”, cioè molto bassa ma, se non altro, non a luci quasi spente come nella partita precedente. Un leggero miglioramento, questo, per le foto. La presentazione delle squadre, tuttavia, avviene sempre “al buio”, coi riflettori puntati sul parquet. Le due tifoserie accolgono le squadre allo stesso modo, ovvero con qualche coro e, soprattutto, sciarpe e bandiere alzate, ottenendo un effetto scenico veramente apprezzabile.

Numeri e potenza dei cori sono a favore del Real Madrid, la cui tifoseria è piuttosto continua nel sostenere il proprio quintetto. Il nocciolo ultras è concentrato nella parte superiore dell’anello, ma riesce a portarsi dietro l’intero settore, spesso affiancato persino dall’anello inferiore e dai tifosi in tribuna. Siamo lontani anni luce da quanto visto prima, ma il modo di affrontare il match del tifo, da parte dei “blancos”, è apprezzabile.

Nonostante il numero esiguo, fanno del proprio meglio anche i pochi Catalani presenti. Qualche piccola pausa, ma il nucleo attivo riesce a cantare su livelli più che sufficienti, pur avendo una portata vocale un po’ limitata. Particolarità di Dracs e Sang Culè è quella di alzare sciarpe e drappi ad ogni chiamata per il time-out, a volte senza intonare nessun coro.

In campionato il Real Madrid è primo senza rivali, ed è il naturale favorito per il titolo. Il Barcellona è terzo, ma con un coefficiente di vittorie molto più basso. I blaugrana sembrano tenere botta solo nel primo quarto, terminato 20-20, per cedere qualcosa nel secondo: si va negli spogliatoi sul 45-37 per il Real, in una cornice abbastanza adeguata all’evento.

Dopo la pausa, il terzo quarto è quello che segnerà, in maniera inequivocabile, il divario tra le due formazioni: il Real in 10’ fa 28 punti contro gli 11 appena di un disastroso Barcellona, arrivando ad inizio del terzo quarto col punteggio di 73-48. Neanche a dirlo, esplode a più riprese il distinto bianco, che raggiunge picchi di notevole intensità nei cori, schernendo a più riprese i rivali che, piuttosto avviliti, rispondono non sempre in maniera decisa.

Guardo l’orologio e decido che non sarebbe male prendere in tempo la metropolitana. La partita è segnata, le foto, bene o male, sono state fatte. Scelgo di andarmene in anticipo, ridando appuntamento al Forum fra due giorni, per la finalissima. Per la cronaca, il 100-62 definitivo del Real non lascia tanto spazio ad ulteriori commenti, e fa capire come entrambe le tifoserie siano arrivate, moralmente, a fine partita.

Torno verso il mio capolinea “terra di nessuno” accompagnato, per buona parte della linea verde, dai tanti tifosi del Maccabi i quali, assieme a me, hanno deciso di aver visto quanto basta. L’aspettativa è già tutta per Domenica, ed è, naturalmente, a mille.

Stefano Severi.