In occasione della sfida amichevole tra le nazionali dell’Italia e dell’Albania, io ed i miei compagni di viaggio riusciamo ad entrare dentro lo stadio di Genova un paio di minuti prima del fischio di inizio. Le strade per giungere al “Marassi” erano intasate all’inverosimile, con numerosissime auto provenienti da tutta Italia e bardate con le bandiere e i colori dell’Albania. I tifosi albanesi sono ovunque e sono tantissimi, festanti ed elettrizzati per questa giornata, ma quando mettiamo piede all’interno dello stadio (dopo che gli steward ai tornelli sono costretti ad aprire sostanzialmente gli accessi per la troppa calca creatasi) rimaniamo davvero senza parole. Il colpo d’occhio è notevole: un’enorme macchia rossa e nera riempie l’intero impianto sportivo. Numerosissime bandiere con l’aquila nera vengono sventolate dai tifosi presenti sugli spalti.

L’ingresso delle squadre viene accolto dai tifosi assiepati in quello che dovrebbe essere il settore ospiti (?), ovvero quello dove sono presenti i tifosi albanesi non residenti in Italia, da un enorme bandierone dell’Albania. Il loro inno viene cantato a squarciagola, ma restiamo ancor più sbigottiti quando è l’inno d’Italia che viene intonato dall’intero stadio, quasi a voler sottolineare una sorta di riverente rispetto nei confronti del paese che li ospita e che, molto spesso, gli ha dato l’opportunità di poter lavorare, vivere dignitosamente e provvedere al proprio futuro e a quello dei propri cari.

L’atmosfera è sostanzialmente festosa. Nella parte superiore della Gradinata Nord campeggia un enorme striscione con la scritta: “Il popolo albanese è vicino al popolo ligure”, e numerose altre scritte del genere verranno esposte o affisse sugli spalti dello stadio.

Il già citato settore ospiti è piuttosto caldo e cerca di coordinare, con discreto successo, l’apporto corale di tutti i tifosi albanesi presenti. Il coro più gettonato è, ovviamente, quello contro la Serbia, soprattutto dopo quanto successo nella recente sfida di qualificazione europea. L’insulto nei confronti del paese rivale viene, tra l’altro, scandito in un perfetto italiano.

Sugli spalti si intravede anche qualche timido tricolore, e verso la metà del primo tempo il settore più acceso dei tifosi albanesi espone lo striscione “UEFA mafia”.

Nel secondo tempo la situazione sugli spalti diventa ancor più interessante. Alcuni fumogeni vengono accesi in Gradinata Nord e nel settore ospiti, dove esplodono anche un paio di petardi.

Una voce emessa dall’impianto audio dello stadio sottolinea che “La polizia e l’UEFA non tollereranno più comportamenti di questo tipo e che i colpevoli verranno arrestati e perseguiti penalmente”. L’ammonimento, peraltro tradotto anche in Albanese, non sortisce l’effetto sperato. Altre torce vengono accese nella zona più calda dei tifosi ospiti e, verso la metà del secondo tempo, assistiamo a ben tre invasioni di campo a distanza di pochi minuti. Il primo tifoso è addirittura munito di bandiera e di penna e riesce anche a farsi autografare il proprio vessillo da uno dei calciatori albanesi prima di essere trascinato fuori dallo stadio da alcuni steward, mentre il secondo supporter albanese riesce addirittura a fare una capriola in mezzo al campo mentre viene inseguito da un affaticato, e un po’ sovrappeso, addetto alla sicurezza. Dopo la terza invasione il capitano dell’Albania, Lorik Cana, chiede ai propri supporter di limitarsi con queste azioni di certo non gradite dai responsabili della sicurezza dello stadio.

Il sostegno resta comunque costante per tutta la durata della partita, anche quando gli azzurri si portano in vantaggio. Da registrare anche una discreta sciarpata nella parte alta del settore ospiti e alcune manate piuttosto interessanti.

Nel corso del secondo tempo si assiste anche alla girandola di sostituzioni da parte dei due tecnici, ed è necessario sottolineare che l’ingresso in campo di Acerbi (esordiente con la maglia azzurra) è stato accolto dagli applausi di tutti i tifosi presenti sugli spalti.

La partita si conclude con la sconfitta di misura per la squadra che sostanzialmente “giocava in casa”, ma questo è un giorno di festa per il popolo albanese residente in Italia e nessun tipo di sconfitta avrebbe potuto rovinarla. I calciatori vengono applauditi e acclamati anche al triplice fischio, e loro ringraziano salutando il proprio pubblico che li ha sostenuti ed incitati fino all’ultimo.

Testo di Daniele Caroleo
Foto di Daniele Caroleo e Patrizio Lucari