Quando il direttore di gara decreta la fine delle ostilità sui giocatori andriesi si abbattono una selva di – sacrosanti – fischi e improperi. Il Latina ha appena sbancato il Degli Ulivi con un impietoso 0-3, aggiungendo nella tabellina delle figuracce collezionate dalla Fidelis negli ultimi due anni l’ennesimo tassello.

Dal ritorno nei professionisti l’Andria ha sinora sempre stentato in campionato, attestandosi nella zona bassa e lottando disperatamente per non rivedere il baratro della Serie D. Eppure ci troviamo di fronte a una piazza che porta regolarmente oltre duemila persone allo stadio e che può contare sull’importante e incondizionato sostegno di una città, che evidentemente merita di fregiarsi del titolo di federiciana memoria: Fidelis.

Che i biancoblu possano vantare un seguito importante te ne accorgi arrivando nei pressi dello stadio, quando decine di ragazzi si avviano verso la Curva Nord con la sciarpa al collo. È la mia seconda volta qua e non nego di esser rimasto già piacevolmente impressionato da questa tifoseria. Non va mai dimenticato che siamo a pochi chilometri da Bari, dove il capoluogo di regione potrebbe fagocitare l’hinterland e rendere nulle le speranze di avere un seguito cospicuo per le squadre locali. Eppure ci sono realtà come Andria (ma anche come la stessa Barletta) che dimostrano quanto bene si sia lavorato a livello di tifoseria, malgrado insuccessi sportivi, fallimenti e delusioni. E quanto le comunità cittadine riscontrino nel football un senso di appartenenza che va ben oltre il colosso della metropoli.

La gara di oggi si svolge a ridosso delle festività natalizie e mette di fronte due tifoserie divise da antiche ruggini. Fa piacere notare quanto, malgrado siano passati anni e generazioni, le due fazioni non le abbiano affatto dimenticate. Tanto è vero che i primi cori sono proprio quelli offensivi, giusto per mettere in chiaro le cose.

Da Latina arrivano in Puglia un pullman e qualche macchina, per una cinquantina di presenti. Pochi? Viviamo in un’epoca in cui il fattore numerico a volte va contestualizzato. E francamente sarebbe ingiusto gettare la croce sui ragazzi della Nord che da anni si barcamenano per portare avanti il discorso ultras in una città che – a fronte della sua grandezza – tradizionalmente si pone in maniera fredda e asettica verso la propria squadra di calcio.

L’inizio è di quelli importanti per la Nord di casa, che macina tifo e cerca in ogni modo di spingere la squadra a conseguire una vittoria che sarebbe fondamentale in ottica salvezza. Gli ultras andriesi come sempre fanno bello sfoggio delle proprie bandiere, ben curate, che colorano il settore posizionato dietro l’insegna gigante della Brigata e, quest’oggi, ricoperto da un lungo striscione che recita: “Nel cuore e nella mente la Fidelis è della sua gente”.

Un monito verso giocatori e presidenza. Un voler sottolineare come il sostegno ci sarà sempre incondizionato, ma al contempo non si resterà ad osservare inermi eventuali sfaceli tecnici e d’onore. Non a caso nel secondo tempo, a risultato ormai acquisito ad appannaggio degli ospiti, il sostegno canoro è intervallato dalla contestazione nei confronti del Presidente, Aldo Roselli.

Clima diverso, manco a dirlo, nel settore ospiti. I pontini, galvanizzati dall’abbondante successo, sfoderano una buona prova di tifo, mettendosi in mostra con diversi cori secchi e un paio di bandieroni sventolati senza sosta.

La sciarpata finale della Nord è l’ultimo attestato d’amore nell’ennesima serata deludente per un Degli Ulivi che, oggettivamente, meriterebbe qualcosina in più. Uno stadio che – peraltro – continua a lanciare importanti e inquietanti segnali per il suo futuro immediato. Con la Gradinata chiusa ormai da anni e un lavoro di manutenzione straordinaria che dev’esser palesemente espletato, la paura di molti tifosi biancazzurri è che si vada sempre più incontro a quanto successo nella vicina Barletta, con lo stadio Puttilli rimasto inagibile per ben sette stagioni e i biancorossi costretti a girovagare per campi del circondario. Sarebbe davvero uno schiaffo alla storia della Fidelis, nonché a uno degli stadi più affascinanti e colmi di storia del Sud Italia.

Man mano che gli spalti si svuotano, si sentono ancora parole ironiche all’indirizzo dei dirigenti. Stavolta loro indirizzate dai tifosi della tribuna coperta. Segno di come l’intera tifoseria abbia raggiunto il punto di sutura.

L’umidità è scesa prepotente su Andria ed è arrivato il momento di riprendere la strada per casa. La giornata è stata intensa, iniziata a Nardò e finita qua. Percorrendo a grandi falcate le strade d’Apulia e avendo per l’ennesima volta la conferma di talune realtà, che dietro l’aspetto ultras affondano radici invidiabili nei propri territori. L’ultimo panzerotto è sceso giù, bruciando la lingua e riscaldando il palato. Adesso la domenica può dirsi veramente finita!

Testo Simone Meloni

Foto Simone Meloni e Davide Gallo

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