A Basket City siamo nella settimana dell’Avvento, quella che porta alla stracittadina (domenica alla Segafredo Arena) anche se per la Fortitudo c’è prima un problema annoso da risolvere, che porta il nome di ultimo posto. Morale della favola: la sfida contro Trieste è già da dentro o fuori.

In casa biancoblù la stagione è nata male, con le dimissioni di Repesa, e continuata peggio: fuori il rendimento è un pianto, va un pelo meglio in casa da quando è tornata la Fossa dei Leoni a fare da sesto uomo; ma contro una Trieste che stazione nella parte nobile della classifica, è durissima.

Il pubblico risponde comunque alla grande: nonostante il giorno e l’orario infausto (le 20 di lunedì sera), e una situazione generale che deprimerebbe chiunque, gli spalti sono pieni, trasudando biancoscudato da tutti i pori (il Paladozza, col trasferimento della Virtus in Fiera, è tornato ad essere da un mesetto la casa esclusiva dell’Aquila).

Mancano gli Unici, gruppo solito posizionarsi nei “distinti”, non però la Fossa, pronta col suo tifo a sostenere i propri ragazzi. Da Trieste sono circa una ventina, tutti raccolti dietro la scritta “Curva Nord Trieste”: le due tifoserie non si amano, e già dai primi minuti se lo dimostrano senza troppi fronzoli.

E sul parquet? Se la classifica parla di uno scarto evidente, ecco poi il campo raccontare tutta un’altra storia: la Fortitudo, sostenuto dal suo pubblico, viaggia alla grandissima, prendendo subito in mano la partita.

All’intervallo il punteggio è più venti per l’Aquila, divario che nel secondo tempo non farà che crescere: il Paladozza si dimostra il catino di sempre, coinvolgendo nei momenti di pausa tutto il pubblico. Alla luce di questo, farsi sentire per il manipolo ospite risulterà una missione a dir poco complicata: mettici poi anche la serataccia della squadra, e allora la frittata è fatta (i triestini la prenderanno sul ridere con alcuni cori autoironici).

Sulla sponda biancoblù, messa in cassaforte la vittoria, i canti cominciano ad avere un bersaglio prediletto: i cugini della Virtus. Archiviati dunque due punti che sono ossigeno puro, il pubblico del Paladozza si proietta mentalmente al derby: dando via ad un countdown che, nei fatti, è già partito da diverse settimane.

Foto e testo di Stefano Brunetti