Genova è uno di quei posti dove ritorno sempre volentieri. Un po’ per la sua malinconia con cui ogni volta ti accoglie, un po’ per il fascino di vecchia città portuale italiana che mantiene intatto. Un po’ (molto) per l’attaccamento viscerale alle sue due squadre. Un qualcosa che cogli non appena sceso dal treno, con finestre e strade colorate da vessilli rossoblù o blucercerchiati e macchine o motorini dove campeggiano vistosamente adesivi con il Grifone e il Baciccia. Insomma, uno spettacolo per chi nel calcio vuol vedere ancora un po’ di riflesso popolare e attaccamento lontano dalle logiche iper commerciali che ormai imperano un po’ ovunque. Mettiamoci poi che siamo in pieno agosto e la possibilità di potermi concedere una bella giornata di mare a Nervi, pochi minuti di treno dal centro, è davvero troppo ghiotta. E infatti non me la faccio sfuggire!

Siamo ai nastri di partenza di una nuova stagione e questa prima giornata propone un Genoa-Fiorentina che da sempre rappresenta una “classica” del confronto curvaiolo nostrano. Antica rivalità, confronto tra due tifoserie calde e passionali, nonché in netta crescita in questi ultimi anni. Il ritorno del Genoa in A e la contemporanea retrocessione del Doria in cadetteria hanno ovviamente acceso gli animi dei sostenitori rossoblù, sia nell’eterno punzecchiarsi stracittadino che nel voler mantenere la categoria, finalmente liberi dall’odiato Preziosi, che senza dubbio negli ultimi anni aveva rappresentato un deterrente non da poco per la tifoseria genoana. Storie di presidenze invise che all’ombra della Lanterna hanno a dir poco caratterizzato umori, rabbia e contestazioni nell’ultima decade. Sostenere che una città o una tifoseria “meritino di più” lo trovo in generale alquanto insensato. Parliamo di sport. E nello sport di solito la spunta chi è più forte o quantomeno meglio organizzato. E poi c’è da dire che spesso, chi vince in continuazione, non può contare su un pubblico sanguigno e disposto a sacrifici. Il successo imborghesisce e seleziona i palati fini. Tuttavia è fuor di dubbio che di tanto in tanto sarebbe bello vedere questa città impegnata in campionati che non abbiano come solo obiettivo quello di non retrocedere!

Curiosità: avevo chiuso la stagione passata con la Fiorentina impegnata a Praga nella finale di Conference contro il West Ham. Riprendo sempre con i viola in campo, ma stavolta su suolo nazionale e agli albori di una stagione che per molti è ancora un mistero, mentre per altri potrebbe essere foriera di buone soddisfazioni. Di certo le prime giornate dicono poco, con squadre ancora in rodaggio e affaticate dal caldo africano che stringe la Penisola (far giocare il nostro campionato in agosto resta una delle scelte più folli che si possano fare), ma sicuramente forniscono indicazioni. E quelle di stasera preoccuperanno da una parte e galvanizzeranno dall’altra. Ma questo è ciò che riguarda il calcio giocato, aspetto che ci tange marginalmente nel presente racconto. Di sicuro mi appresto ad assistere a una sfida pregna di entusiasmo su ambo i lati. I numeri parlano da soli: Ferraris quasi sold out (settore ospiti, invece, esaurito dopo poche ore) anche grazie ai 27.000 abbonati che permettono al Grifone di battere il record cittadino stabilito dalla Samp nella stagione 91/92 – quella col tricolore sul petto – e consegnano a giocatori e dirigenza uno stadio “importante” per tutta la stagione.

Con un comunicato diramato in mattinata, la Gradinata Nord ha chiamato tutti i tifosi a raccolta per salutare il pullman della squadra in arrivo a Marassi, nel tentativo di comunicare il proprio entusiasmo e forgiare, in generale, l’ambiente in vista dell’esordio stagionale. Fortunatamente ne vengo a conoscenza tra un bagno e un altro, così quando sono le 17 mi incammino sulla bellissima Passeggiata di Nervi, verso la stazione ferroviaria: direzione Brignole. Avendo raggiunto Genova dopo una settimana trascorsa tra Campania e Lombardia, ho dovuto lasciare il pesante fardello che mi portavo dietro, in un albergo nei pressi dello scalo ferroviario, onde evitare una scoliosi sicura. Ci ripasso per prendere uno zainetto contenente la fotocamera, riscontrando la risposta tutt’altro che accomodante del ragazzo alla reception quando chiedo gentilmente di stampare il biglietto della partita: “Sono della Samp, fosse per me potresti pure andare altrove!”. Mi inoltro poi a lunghe falcate verso lo stadio. Attraverso il tunnel che da Brignole collega Marassi e come sempre, una volta nei pressi dell’impianto, rimango sbalordito dalla grandissima quantità di scritte sui muri. La maggior parte hanno come tema la rivalità cittadina, mentre altre insultano tifoserie storicamente rivali e personaggi poco graditi. Ma in generale va detto che Genova è tutta una scritta, uno sfottò e un vessillo a rimarcare la propria appartenenza. Da Ponente a Levante fanno bella mostra migliaia di adesivi attaccati nei luoghi più impensabili e numerosi murales. Alcuni realizzati proprio in riva al mare, delineando scenari suggestivi.

Una volta attraversato il torrente Bisagno – rigorosamente secco ma “occupato” da diversi cinghiali che nel suo letto cercano vitto e alloggio – mi porto verso l’incrocio tra Corso de Stefanis e Via Monticelli, dove il pullman della squadra transiterà. Qua lo stadio genovese è quasi inghiottito da palazzi e negozi. Focaccerie, esercizi commerciali retrò e alimentari circondano gli ingressi per i Distinti, mentre con il passare del tempo la folla aumenta sempre più. I lanciacori della Nord presidiano la testa dell’improvvisato corteo, tentando in ogni modo di far stazionare ai lati della strada i tifosi e dando le indicazioni necessarie a non intralciare troppo a lungo il passaggio del torpedone. Fa caldissimo e il sole brucia letteralmente la pelle. Sembra non importare a nessuno qui. Tutti indossano una maglia rossoblù e, seppur grondanti, si sbracciano per preparare le ugole. Alzo gli occhi e osservo i palazzi circostanti: tante bandiere genoane appese, ma anche un balcone da cui ne penzola una blucerchiata. Non so se stia là con fare provocatorio, ma ovviamente la cosa mi fa sorridere proprio per quel discorso di genuina passione calcistica di cui sopra. Quando manca poco alle 18 gli ultras srotolano uno striscione che recita Dove erAvAmo rimAsti mentre il suono intermittente delle sirene preannuncia l’arrivo del pullman. Le torce e i classici fumogeni da città di mare, quelli arancioni, si levano al cielo mischiandosi ai canti e alle bandiere. Per qualche minuto si vede ben poco e centinaia di mani rimbalzano sulla fiancata del bus con la squadra a bordo, facendo il paio col suono del tamburo e ritmando i cori. Poi ognuno per la sua strada: calciatori e dirigenti attraverso la porta carraia, tifosi ai rispettivi ingressi. Anche per me è tempo di varcare i cancelli del Ferraris.

Un’ora prima del fischio d’inizio lo stadio già presenta un bel colpo d’occhio. Mentre la Nord è impegnata a preparare la coreografia, in Sud già si scaldano i motori. Rispetto alla mia ultima apparizione in una partita casalinga del Grifone, noto che anche quella che generalmente è la Gradinata meno animata, ha tentato di darsi un’inquadratura. Innanzitutto nella parte superiore del settore campeggia il gigantesco striscione You’ll never walk alone, che per qualche anno ha stazionato in Nord, e poi nell’anello inferiore un nocciolo di volenterosi ragazzi si è sistemato nella parte centrale, armato di bandieroni e tamburi. E scambiandosi le prime invettive con i tifosi viola già entrati, comincia a ravvivare l’ambiente.

I supporter gigliati entrano alla spicciolata, con il settore superiore che si riempie per primo e quello sottostante, occupato dagli ultras, che registrerà il tutto esaurito solo a pochi minuti dal fischio d’inizio. In realtà va detto che ci sono stati diversi problemi nella vendita dei tagliandi: il sistema online, a fronte della grande richiesta, ha fatto sì che diversi gruppi rimanessero senza e qualcun altro dovesse addirittura ricorrere all’acquisto della Gradinata Sud. Il risultato finale è che, per solidarietà a chi non ha potuto presenziare a Marassi, la Fiesole ha deciso di portare una sola pezza in grado di rappresentare tutti e nessuno striscione o bandierone riguardante i gruppi. Se da un punto di vista estetico questa decisione è sicuramente “castrante”, da un punto di vista unitario credo sia a dir poco esatta e lungimirante. I toscani hanno impiegato anni prima di ritrovare un’armonia curvaiola e queste sono le situazioni in cui, generalmente, si rischia di incrinare rapporti ed equilibri per far primeggiare una pezza o un gruppo. Umile e intelligente la scelta di fare tutti un passo indietro per il bene comune e per rispetto di chi, a causa dei soliti modi di vendere i biglietti, non ha potuto seguire la squadra. “Rasserenante” pure il fatto che non abbiano direttamente scelto di boicottare la trasferta, come forse avrebbero fatto tanti oltranzisti autolesionisti del nostro caro movimento ultras, tirandosi ovviamente la zappa sui piedi.

Con il tempo che passa l’afflusso continua sempre più ad aumentare e a tal proposito devo ammettere che Genova rimane uno dei pochi luoghi dove gli steward non sono opprimenti, imponendoti stupide regole o tampinandoti se per sbaglio occupi una scala o stazioni al di fuori dei seggiolini durante la partita. Insomma, sanno stare al proprio posto. Considerato che rappresentano una delle figure più inutili e controproducenti partorite dal calcio contemporaneo, gliene va dato atto!

La solita discoteca che ormai pervade i nostri stadi nel pre partita va in scena anche qui, mentre le tifoserie cominciano a sfottersi in maniera più corposa, cosa che andrà avanti per tutto il match e che una volta tanto sostituirà quella larvata indifferenza che spesso caratterizza anche rivalità storiche. Del resto tra viola e genoani l’acredine è vecchia, foraggiata anche dalle passate e rispettive amicizie con doriani e pisani. Dicevo della scaletta musicale che, oltre a diversi brani commerciali, propone dapprima l’ormai estenuante Bellissima di Annalisa, rivisitata in chiave anti blucerchiata dai rossoblu e cantata quindi da tutto lo stadio, e poi l’altra “hit”: Guasto d’Amore di Bresh, su cui si spengono tutte le luci e vengono accese le torce dei cellulari. Nessuno me ne voglia, ma davvero su quest’ultima pratica mi sento di dire che non approvo né apprezzo! Molto meglio il classico Cantico per il mio Grifone o, al massimo, lo You’ll never walk alone che ancora risuona. Se poi dovessimo dirla tutta: meglio uno e un solo inno e il rumore ambientale dello stadio rotto dai cori dei tifosi!

Le squadre fanno finalmente il loro ingresso in campo e da qui sarà veramente solo l’audio dello stadio a farsi sentire. In Nord viene esposta una coreografia fatta di cartoncini che riproduce gli occhi del Grifone sotto alla frase Il Grifone è tornato. Sebbene ormai da anni non sia un amante delle coreografie realizzate con i cartoncini (che ritengo troppo spesso radenti una perfezione plastificata, quasi da anime) va detto che la riuscita non fa una piega. Non ci sono buchi (forse nell’anello superiore si evidenzia qualche imperfezione), i colori sono ben distribuiti e non si è preteso di fare cose troppo arzigogolate. Dall’altra parte i viola – che per i motivi spiegati stasera presentano una linea più “asciutta” da un punto di vista cromatico – si producono subito in diverse manate d’impatto, coinvolgendo entrambi gli anelli. Genoa-Fiorentina è iniziata e al calar della coreografia la Nord tira fuori anche il mio spettacolo preferito: quello pirotecnico. Torce e fumogeni accesi a più riprese, per tutta la gara, che saranno davvero un bel vedere. Spesso talmente intensi da coprire con la loro coltre i numerosi bandieroni sventolati. L’acre odore pervade tutto lo stadio. Ed è un bel respirare! Certo, al cospetto di un tifo che su fronte casalingo parte alla grande, la Fiorentina pensa subito benedi mettere le cose in chiaro e portarsi sullo 0-2 in pochi minuti. Galvanizzando ovviamente il settore ospiti. I genoani sapevano che non sarebbe stata una passeggiata di salute, contro una squadra ben affiatata, ma di certo non aspettavano un avvio così duro. Addirittura prima dell’intervallo i viola calano il tris, chiudendo virtualmente i giochi. Per la cronaca la partita finirà 1-4, con un secondo tempo utile solo ai due gol e alle statistiche.

Capitolo tifo: sostenere con una sconfitta praticamente certa dopo neanche 45′ non è la cosa più facile del Mondo. Eppure il popolo genoano tiene botta. La Nord prende lo stadio in mano con orgoglio, cercando di non mollare ed esibendosi in battimani, cori a rispondere e un tifo ben più che sufficiente. Bello il senso di comunità nel vedere un pubblico comunque entusiasta, come ormai difficilmente avviene nelle grandi piazze italiane. Peraltro sempre d’impatto notare la grande quantità di pezze e insegne sistemate sui ballatoi della Gradinata, a dare un tocco di colore che è tipico per questo stadio, oltre che ad aiutare la coordinazione del tifo. Su fronte opposto, invece, i fiorentini non stanno certo a guardare. Armati di tanta voce, mani e tamburo realizzano una bella performance non fermandosi praticamente mai e mettendo in mostra un modo di vivere la curva ormai ben rodato. La vittoria degli uomini di Italiano facilita il coinvolgimento anche dell’anello superiore ma, dopo averli visti diverse volte nel post Covid, posso tranquillamente dire che in questo periodo storico sono tra le migliori realtà del tifo nostrano.

Al triplice fischio ovviamente c’è l’ovazione gigliata, con i calciatori che vanno a raccogliere il meritato applauso dei propri sostenitori e a festeggiare con loro l’ottimo avvio di campionato. Malgrado la debacle, tuttavia, ci sono cori e applausi anche per il Genoa, chiamato a gran voce sotto le due Gradinate. Dopo le ultime offese tra le due tifoserie e qualche minuto per assaporare l’aria di uno stadio che si svuota e del tempio che quindi rimane semivuoto, anche per me è il momento del commiato.

La stanchezza si fa sentire e non poco, appesantita dal dover attendere il pullman per Roma che partirà alle due di notte (facendo anche un’ora di ritardo). Tuttavia, pur avendo sempre una sorta di trauma ogni qual volta il campionato ricomincia, devo ammettere che giornate così intense, dove faccio tutto ciò che ho sempre più amato e in cui non ho molte regole, mi rendono felice e sereno. E in generale cerco sempre una prima volta. Ad esempio questa è stata la prima volta per fare un bagno nel Mar Ligure e il mio primo Genoa-Fiorentina. Perché uno dei nemici della felicità è proprio l’adattamento!

Simone Meloni