Sul fatto che i ternani non abbiano mai dato un impronta numerica significativa alla presenza a Bari, la mia memoria parla chiaro. Ma vedere un settore ospiti completamente deserto fa davvero male ai nostri cuori. La solita retorica, il solito elenco dei soliti colpevoli: Articolo 9, posticipo di lunedì sera, condizioni che hanno reso questa trasferta praticamente impossibile. Tutto prevedibile alla vigilia. Tutto confermato alle 20:30 di lunedì sera.

Un altro boccone amaro dettato dalla memoria, lo specchio in cui rivediamo le motivazioni degli assenti. La memoria che richiama alla mente un passato fondamentale per capire i nostri comportamenti di oggi, dove ritroviamo tutte le tracce degli avvenimenti, a volte non eccezionali, ma per noi particolarmente significativi, che ci hanno permesso di diventare ciò che siamo. Sarebbe bello resettare tutto, e non aver a che fare con ricordi ed esperienze che balzano agli occhi: settori ospiti con striscioni, con gruppi anche numericamente parlando ridotti, ma presenti da ultras. È anche vero, però, che la memoria è anche sciocca, perché’ vigila quando meno dovrebbe: è fedelissima nelle cose che possono causare pena ed è invece attivissima in quelle che potrebbero fare piacere. Ripeto solita retorica, oramai siamo abituati a dare uno sguardo ai settori ospiti, e a come in rari casi vengono riempiti con estrema difficoltà.

Oggi, questo lunedì sera, è un tipico esempio di questo orrore: ma, come siamo abituati a dirci per rasserenare il nostro animo, 90 minuti e passerà anche questa. Tutto archiviato in delle foto, che se avremo voglia andremo a rivedere e riscoprire, ma non ricordare con piacere. Per carità, niente, da dire sui 4 avventurosi tifosi arrivati a Bari, ma in questi casi purtroppo gli assenti hanno una volta torto ma novantanove volte ragione. Per fortuna che, comunque, il “San Nicola” offre uno spettacolo sugli spalti sempre sulle righe, l’esatto opposto di quello che avviene in campo.

Inizio come sempre accolto da uno scenario possente, tra torce accese, anche nella Est, bandiere al vento, e sostegno molto buono, nonostante la squadra di casa vada dopo pochi minuti sotto. Che bello lo striscione dedicato a Klas Ingesson nella Nord, e sottolineo una bella pezza nella Est che ha meritato un dignitoso scatto fotografico dal sottoscritto. Giocatore, parlando di memoria, che si guadagnò il rispetto, l’elogio e un coro: a quei tempi, guadagnarsi un coro dalla curva era il massimo per un giocatore. La maglia e solo la maglia era sacra, e chi scendeva in campo era visto come un numero, che aveva solo l’obbligo morale di onorarla. Uno dei tasselli della filosofia ultras, in pochi anni che ha perso tutte le certezze a causa del solito ricambio generazionale, non istruito per mancanza di tanti fattori e per le solite problematiche in cui ci siamo soffermati spesso. Coro oggi riproposto in maniera un po’ soft, ma comunque molto apprezzato dai vecchi, chiamiamoli così, che sicuramente, per qualche secondo, sono tornati indietro nel tempo.

A fine primo tempo rimbomba il coro “fuori le palle”, e non manca lo striscione (d’obbligo) per la ricorrenza di Gabriele. Curva Sud non tesserata, decimata ma sempre al suo posto, non voglio mai scordarlo di dirlo. E il solito pensiero ai diffidati, che ogni tanto vengono purtroppo dimenticati ma che, come chi diserta le trasferte per giusta causa e per delle motivazioni valide, hanno anch’essi “una volta torto ma novantanove ragione”.

Massimo D’Innocenzi