“Ti piace vincere facile?” recitava un celebre claim pubblicitario del Gratta & Vinci. Lo slogan è ormai diventato un mantra negli ambienti della Questura di Roma, dove persino una serata moscia dal punto di vista ambientale come Roma-Real Madrid di Mercoledì scorso può diventare un teatro di guerra nelle fantasie letterarie degli addetti ai comunicati ufficiali. Già, comunicati ufficiali e dichiarazioni di Questura e Prefettura sono ormai diventati una verità assoluta in stile Pravda moscovita: da una parte c’è lo Stato coi suoi umili servitori, dall’altra i cattivi, che talvolta sono gli ultras e talvolta altri soggetti o categorie di soggetti presi qua e là nella frastagliata e complessa realtà romana. Il tutto avallato da giornalisti complici e assoggettati al potere il cui unico compito è fare un copia e incolla di comunicati e dichiarazioni, elaborare un titolone ad effetto e, soprattutto, non fare nessuna domanda.
Eppure le domande da fare sono tante, tantissime. Basti guardare all’ultima nota della Questura di Roma dopo la serata di Champions League tra la Roma e il Real Madrid.
Nota della questura: “Nella fase di prefiltraggio di alcuni settori dello stadio si sono registrate attese eccessive, sulle quali, già dalla prossima gara si interverrà con correttivi strutturali ed organizzativi per eliminare il disagio alle persone.”
Domanda: come mai questi disagi vengono evidenziati dopo una partita in cui l’attenzione mediatico-sportiva del mondo era focalizzata si Roma mentre vengono regolarmente ignorati in tutte quelle partite di Roma e Lazio in cui entrare nell’area dello stadio Olimpico è più difficile che entrare in una caserma, occasioni in cui peraltro l’affluenza è più che dimezzata?
Nota della Questura: “Due spagnoli sono stati sottoposti al D.A.Spo in quanto trovati in possesso di 5 petardi nei controlli pre-partita”.
Domanda: “Fermo restando la sproporzionalità del Daspo rispetto all’infrazione commessa, che utilità ha dare un Da.spo. a dei cittadini spagnoli?”.
Nota della questura: “Stesso trattamento per 2 giovani romanisti della curva nord, che avevano esploso dei petardi nella stessa curva; sono stati individuati dal sistema di videosorveglianza, prelevati dall’interno del settore e sottoposti, direttamente allo stadio, al provvedimento.”
Domanda: “Fermo restando che un fumogeno non è un petardo ma un innocuo artifizio pirotecnico, non pensate che sia eccessivo il trattamento loro riservato? Siete a conoscenza di sentenze passate in giudicato, in tutta Italia, che spesso assolvono coloro che usano la pirotecnica in forma non violenta? Non è pertanto sproporzionata questa dimostrazione di forza?”.
Nota della questura: “Nel corso delle attività di monitoraggio e di prevenzione a largo raggio è stato individuato ed identificato un gruppo di ultras nei pressi del ponte Duca d’Aosta, radunatisi con il possibile intento di attuare forme di ritorsione nei confronti dei tifosi che hanno partecipato all’evento sportivo. Tutti sono stati allontanati. Quest’ultima circostanza dimostra come sia ancora lungo il percorso di legalità che richiede la massima attenzione da parte delle Forze dell’Ordine, che continueranno a monitorare la situazione”.
Domanda: “Avete la certezza delle intenzioni del gruppo fermato o, come si evince dalla stessa nota, sono solo ipotesi non confermate da nessuna prova? Non pensate che un gruppo di persone limitato difficilmente possa fare un qualsiasi tipo di azione contro i tifosi entrati in Sud? Siete a conoscenza del fatto che la stragrande maggioranza dei tifosi assiepati in Curva Sud erano occasionali non ultras e quindi tutto fuorché presunti rinnegati? Non pensate che un fatto così ininfluente non possa in alcun modo alterare le condizioni di sicurezza messe in atto in occasione della partita? Non pensate che l’ultima frase da voi sottoscritta possa essere intesa come un pretesto per prorogare la vostra tolleranza zero?”.
Fare domande sensate non è altro che un segno di intelligenza. Non farle è negligenza e, spesso, malafede. Ma la cosa più complessa, anche quando le domande vengono fatte, è avere risposte dai diretti interessati.
Stefano Severi