Quando avevo otto anni entrai per la prima volta in uno stadio di calcio: era fine agosto, stagione calcistica 1995/96 . Faceva caldissimo, fuori la coda all’ingresso era lunghissima e mano a mano, con mio padre e mia sorella, attendevamo per entrare con un abbonamento in tre, insieme ad altri amici .

La partita in questione era Bari – Napoli e mentre ancora eravamo in fila, i biancorossi sbloccarono il risultato dopo appena tre minuti, grazie al gol del mitico Igor Protti, tra le lamentele e le lacrime di mia sorella che di quel giocatore era innamorata pazzamente.

All’ingresso, senza alcun clamore, le persone entravano a fiotti, chi con un mezzo biglietto strappato, chi senza, chi spingendo da un lato chi dall’altro per assicurarsi il posto migliore, in un impianto all’epoca gremito in ogni ordine di posto, nonostante si fosse ancora in estate e tanta gente avrebbe potuto preferire una bella giornata di mare a quella calca.

Mio padre possedeva all’epoca un abbonamento di curva sud e la nostra posizione solita era proprio sotto il settore ospiti: appena entrato, lo spettacolo che si propose davanti a me era qualcosa di incredibile ai miei occhi. Sopra di me, infatti, il settore era pieno di ultras napoletani, tutti rigorosamente senza maglietta e tutti assiepati in balaustra, intenti da un lato a tifare e dall’altro a smantellare i già pochi seggiolini rimasti per lanciarli sulla pista d’atletica, senza che nessuno si meravigliasse più di tanto. Davanti a me, invece, si distendeva un’immensa curva nord, piena zeppa di gente: fu in quel posto e in quel giorno che m’innamorai del giuoco del pallone.

Il copricurva centrale usato nella coreografia

Sono passati quasi 23 anni da allora, eppure l’atmosfera che si respira oggi al “Gioacchino Lovero” di Palese è molto simile, nonostante il match di cui vado a parlare sia solo un playoff di Seconda Categoria: le code all’ingresso non ci sono, l’ accesso è gratuito. Donne e bambini, giovani e anziani riempiono il settore unico di questo impianto, insieme agli ultras dell’Ideale, senza alcun minimo problema di convivenza e sembra davvero di essere tornati indietro nel tempo.

Di fronte all’ingresso viene appeso uno striscione di incitamento che recita: “Vogliamo 90 minuti di braccia, voce e birra!” per ribadire quanto importante sia il sostegno e il suo “contorno” goliardico.

Mentre l’inizio della contesa si avvicina, la gradinata continua a riempirsi e vengono date le disposizioni per la realizzazione di una coreografia: in settimana, infatti, i ragazzi dell’Ideale si sono dati da fare con un “attacchinaggio” di locandine del match in tutta la città, con l’affissione di un paio di striscioni nel quartiere di Palese e tramite la comunicazione della pagina Facebook (diventato ormai il mezzo di diffusione di massa più efficace al giorno d’oggi) per invitare gente a sostenere la squadra in questa delicata finale. Il riscontro è a dir poco ottimo: il settore è tutto gremito oltre a tanta altra gente a ridosso del campo e sparsa un po’ ovunque.

Per spiegare la coreografia realizzata dagli ultras baresi va fatto qualche cenno riguardo la nascita del calcio a Bari. La prima squadra di calcio della città, cioè il Bari Football Club, fu fondata da Floriano Ludwig il 15 gennaio del 1908, esperienza che durò solo 7 anni poiché nel 1915 questa compagine chiuderà l’attività agonistica e cesserà di esistere.

Fumogeni in curva

Nello stesso 1908 (non si hanno riferimenti storici esatti) nasce l’Ideale, con colori sociali nero/verde e nel 1909 la Liberty Bari: da un lato la squadra del popolo, operaia e proletaria (l’Ideale) e dall’altro quella aristocratica e borghese (Liberty). Nel 1928, nonostante la rivalità tra le due società, avverrà la storica fusione che creerà l’US BARI CALCIO, che manterrà i colori biancorossi della Liberty e il suo campionato di pertinenza . È questo, infatti, il Bari che vediamo giocare oggi al San Nicola, anche se è passato dalla denominazione sociale del 1945 (di AS BARI) a quella più recente di FC BARI, in seguito al famoso fallimento della gestione Matarrese.

Tutto questo per spiegare il telo realizzato e posto al centro della “coreo”: esso rappresenta, infatti, il passaggio dal vecchio Ideale fondato nel 1908 a quello nuovo, rifondato nel 2012. Sono raffigurati due giocatori, uno in maglia nero verde e uno in maglia biancorossa mentre si scambiano il gagliardetto delle due rispettive società; sullo sfondo, in bianco e nero, è rappresentato il “Campo degli Sports” del rione Carrassi, dove Ideale e Liberty giocarono sia negli anni ’20 che negli anni ’50 in quanto entrambe le società, dopo la storica fusione, furono comunque rifondate negli anni del secondo dopoguerra.

Al lato sinistro del telo (vecchio Ideale), vengono sbandierate bandierine neroverdi insieme a fumoni dello stesso colore, mentre l’altro lato (nuovo Ideale) è contornato di bandiere e fumoni biancorossi; a terra, ma sempre ai lati, verranno infine accesi diversi fotoflash ad illuminare il tutto. L’effetto, dal rettangolo di gioco, è strabiliante e sulle note di “Go west” si alza un fortissimo “ALE IDEALE ALE” che viene tenuto per almeno dieci minuti, non perdendo mai intensità, anzi crescendo sempre più, tra lo stupore della gente. Lo striscione di accompagnamento recita “Dal passato al presente… il calcio della gente”, a rimarcare tutto quanto già spiegato finora.

L’abbraccio tra squadra e pubblico dopo un goal

Il tifo durante il prosieguo del match è buono, anche se in alcuni tratti stenta a decollare in quanto il risultato del match rimane in bilico e la tensione è fortissima. Quasi alla fine del primo tempo, finalmente, i biancorossi sbloccano il risultato, portandosi, come buona abitudine vuole, a esultare sotto il settore occupato dagli ultras e prendendosi l’abbraccio della gente.

Il secondo tempo è un monologo idealista: vengono accese numerose torce ai successivi tre gol della squadra di casa e il settore diventerà una vera propria bolgia. Manate, braccia al cielo e cori in tipico stile british faranno da contorno ai fiumi di birra che per cercare di placare gli effetti del caldo sole di giornata.

I ragazzi dell’Ideale a risultato ormai acquisito si lasciano andare a qualche coro goliardico, qualcuno contro le forze dell’ordine e un ultimo contro i loro storici rivali; attenderanno infine, il triplice fischio finale per effettuare la consueta invasione di campo, come abitudine popolare vuole ad ogni fine campionato vittorioso. I festeggiamenti di questa meritata promozione continueranno poi per strada fino alla sera.

La giornata è stata importante in particolare per alcuni motivi: il primo è sicuramente quello di aver restituito, in una categoria così bassa, valori che sembravano andati persi, il secondo è che oggi a vincere è stata la voglia della gente di condividere proprio questi “ideali”, relegati in un cassetto per molto tempo, ma oggi di nuovo possibili grazie a chi crede nel calcio del “popolo”.

Testo di Rocco Denicolò.
Foto di Luigi Rana.