Avevo lasciato il PalaBigi deluso ma pieno di applausi per i propri beniamini. Avevo lasciato quei tifosi forse delusi dal sogno infranto, ma certi di non essere meteore pronte ad infrangersi al primo ostacolo. Era l’estate dello scorso anno, quando la Dinamo Sassari si laureava per la prima volta campiona d’Italia proprio sul parquet di Reggio Emilia. Un risultato storico (come lo sarebbe stato anche a parti inverse) che aveva comunque consegnato alla pallacanestro italiana due protagoniste nuove. Fresche. E capaci di regalare una serie lunga, infinita e immensamente appassionante.

Ho ritrovato un po’ di tutto ciò in questa semifinale. Inedita, anch’essa. Reggiana-Avellino, due tifoserie passionali a confronto, che non a caso si sono trascinate fino all’ultima gara, sfruttando al meglio i propri “bunker” casalinghi. Con la ciliegina sulla torta di una Gara 7 da giocare nel catino emiliano. In pieno centro cittadino, che quasi non ti accorgi di esserci arrivato per quanto è incastonato tra chiese e palazzi. Il PalaBigi sprizza passione da tutti i pori e sa di antico. Di sport concepito per il popolo, e quindi messo in attò nel cuore della città, laddove tutti potevano arrivare con facilità e laddove un maggior calore, se vogliamo anche per intimidire gli avversari, era garantito.

Ci sono state tante polemiche in merito. Il settore ospiti troppo piccolo (forse il vero limite di questo impianto) e la scelta di giocare l’eventuale finale a Casalecchio di Reno (opzione poi rivista, la Reggiana, come ha riportato nel suo comunicato, ha preferito il calore del pubblico a un incasso certamente più lauto). Il presunto spray urticante sulle panchine del Pala Del Mauro e le trombette dei tifosi biancorossi. Ma siamo italiani, e fondamentalmente ci piace polemizzare gratuitamente, forse anche per sconfiggere la paura e la tensione che ci avvolgono in momenti topici della nostra vita.

Bando alle ciance. Parliamo di questa sfida. Entro sulle gradinate quando manca mezz’ora alla palla a due e già l’ambiente è bollente, nel vero senso della parola. Fa caldissimo, mentre il pubblico di casa comincia a rumoreggiare per motivare la squadra intenta ad ultimare il riscaldamente. Poco prima dell’ingresso dei due roster ecco arrivare anche il grosso del contingente avellinese. Il settore ospiti è pieno, così come all’interno del palazzetto non c’è posto neanche per uno spillo. Sarà masochista, ma questo è uno degli aspetti più belli che lo sport possa offrire. Tante persone accalcate, che tifano, cantano, si incazzano e si emozionano.

Anche se le due tifoserie dimostrano di non amarsi molto, per tutta la partita non si beccheranno mai platealmente, rimanendo più concentrate sul sostegno alle rispettive squadre. Ottima la prestazione degli irpini: compatti, continui e senza essere condizionati dall’andamento del match, che li vede praticamente sempre sotto. La sciarpata finale è la ciliegina sulla torta di una performance al limite della perfezione. Per loro, ovviamente, questo è stato uno dei punti più alti delle ultime stagioni a livello cestistico e la cosa ha creato molto entusiasmo attorno alla Scandone. Da un certo punto di vista (almeno secondo il tipico ragionamento ultras) la conformazione del settore ospiti ha fatto la scrematura vera e propria. Pressoché impossibile, infatti, trovare un tagliando per gli occasionali. E la presenza, quasi esclusivamente curvaiola, si è inevitabilmente notata dall’impostazione che i biancoverdi hanno avuto dal primo al quarantesimo minuto.

Su fronte reggiano basterebbe pensare che anche senza la propulsione della curva il palazzetto riuscirebbe forse a “vivere di vita propria”. Almeno questa è l’idea che ho avuto. Un pubblico rumoroso e “fastidioso” di suo. Ovvio, la presenza di un settore più caldo amplia ancor più questo fattore determinante. Gli Arsan offrono una prova impeccabile a livello canoro, venendo premiati con la vittoria che manda la Reggiana in finale, contro Milano, e fa esplodere il palazzetto di gioia. La forza pubblica trattiene a stento l’invasione di campo, con i giocatori che vanno ad abbracciare i propri tifosi. Anche gli atleti biancoverdi corrono a ringraziare il pubblico giunto dalla Campania, che ovviamente ricambia gli applausi a una squadra che ha tenuto botta fino all’ultimo secondo dell’ultima serie.

Sarà Reggiana-Olimpia Milano in finale. E sarà una serie lunga e laboriosa. Da seguire con pathos e interesse, come la pallacanestro ci ha insegnato in ogni finale di stagione che si rispetti.

Simone Meloni