Il PalaFiera è l’ultima tappa di quattro giorni passati tra Svizzera ed Emilia Romagna. Ultima ma non meno importante. Malgrado il livello cestistico non sia dei migliori, si trovano di fronte due reatà curvaiole molto interessanti. Se Forlì non è per me una novità, avendo calcato anche i palcoscenici dell’A1 in tempi non sospetti, lo è sicuramente Cento, piccola ma seguitissima realtà che, nella sua storia, non è mai riuscita ad andare oltre la Serie B, “vantando” diverse finali perse.
La Benedetto XIV deve il suo nome dall’omonino Papa che elevò il centro estense a città e rappresenta un vero e proprio patrimonio per il paese posto tra Bologna e Ferrara. Questo già sarebbe sufficiente a giustificare il viscerale attaccamento del popolo biancorosso alla sua squadra, nonostante i risultati sportivi non siano mai stati brillanti.
Dall’altra parte c’è Forlì che, come detto, vanta un passato prestigioso, anche se “turbato” dagli ultime due decenni di sofferenze e fallimenti. La vecchia Libertas Pallacanestro Forlì è un’entità rimasta scolpita nel cuore di tutti gli sportivi locali, con la sua decennale militanza in A1 e i suoi 15 anni di A2. Il suo fallimento, nel 1999, fu un vero e proprio terromoto. Ci ha riprovato la Fulgor Libertas, ma lo scorso anno, quasi puntuale oseremmo dire, è arrivato il fallimento. Così a prendere in mano le redini del basket biancorosso ci ha pensto la Pallacanestro Forlì, attualmente unica compagine presente nella città romagnola. La ripartenza dalla Serie B non è stata facile, ma la squadra ha ben figurato, riuscendo ad arrivare alle finali grazie a un cammino netto, di cui è stato teatro il vecchio palazzetto Villa Romiti, casa del basket forlivese fino al 1987, anno in cui venne costruito l’attuale PalaFiera.
Un pochino di storia è fondamentale per dare i giusti contorni a questa partita, e spiegare il perché le due comunità, divise da una storica rivalità, siano così attaccate alla palla a spicchi. Del resto in Emilia Romagna la pallacanestro è quasi una religione, non solo nella Basket City, Bologna, e questo ha portato, giocoforza, alle classiche alleanze e inimicizie, esattamente come nel calcio. Basti pensare all’acredine tra emiliani e romagnoli, che in questo caso viaggia sul triplice binario Cento/Fortitudo Bologna-Forlì.
Raggiungo il palazzetto in autobus, dalla stazione, dopo un bel temporale estivo che ha saluto il mio arrivo in città. Un paio d’ore prima della palla a due la zona è già presidiata da decine di agenti in tenuta anti sommossa. Non ne resto sorpreso più di tanto, del resto ricordo ancora il modus operandi della Questura locale lo scorso anno, in occasione delle Final Four di Serie B. Come in quell’occasione, neanche oggi, per dirne una, potranno fare il loro ingresso tamburi e megafoni (le trombette sì, qualcuno ci spieghi il perché?), mentre anche tanti agenti in borghese presidiano ogni angolo della strada. Quasi stesse arrivando l’Isis (ma siamo sicuri che il giorno in cui questo succederà, non troveranno nessuno ad aspettarli).
All’interno il PalaFiera va man mano riempiendosi, presentando alla fine un ottimo colpo d’occhio. Gli ultras di casa si posizionano alla mia destra, mentre i centesi fanno il loro ingresso una decina di minuti prima dell’inizio mandando a quel paese tutto il palazzetto che risponde con sonori fischi. Dietro allo striscione degli Old Lions gli ospiti fanno gruppo sin da subito, beccandosi con i dirimpettai. Finisce il riscaldamento e finalmente la partita può iniziare. Gara 1 ha visto il netto successo di Forlì, che questa sera ha l’opportunità di portarsi sul 2-0 ipotecando la serie e avvicinandosi alle Final Four di Montecatini.
Su fronte centese si colora dapprima il settore con un bandierone, per poi farsi sentire con grande continuità e compattezza. Ho avuto davvero una buona impressione da loro. Voce sempre in alto, anche quando la sconfitta era ormai certa, bandiere al vento anche durante la partita (e questa nel basket è una prerogativa per pochi) e una bella coordinazione che rende la loro prova canora ai limiti del perfetto. Considerando la piccola realtà che rappresentano e, come detto, i trascorsi cestistici tutt’altro che edificanti, va dato loro atto di aver saputo creare e sfruttare una comunità attorno alla squadra, che a Cento deve rappresentare qualcosa di ben più grande che un semplice sodalizio sportivo.
Per quanto riguarda gli ultras forlivesi, la loro prestazione è più che buona. Se, da un lato, forse l’unico appunto che gli posso fare è quello numerico, dall’altro gli va riconosciuto un qualcosa di ben più importante: l’esserci sempre stati. A prescindere da risultati e “mode”. E questo non è poco. Nella fattispecie gli ultras biancorossi si mettono in evidenza con una performance di tutto rispetto, tante manate e diversi cori a rispondere che trascinano l’intero palazzetto (che questa sera ha fatto registrare davvero buoni numeri), soprattutto nella parte finale, quando la squadra cambia marcia e conquista l’importantissimo successo.
Finisce sulle note di “Romagna mia” dei padroni di casa e gli ultimi sfottò che volano liberi tra le due tifoserie. Le ultime foto e poi mi “immergo” tra la folla che defluisce lentamente. Non piove più, anzi la temperatura si è fatta mite e piacevole. Esattamente come questa serata di pallacanestro.
Simone Meloni