Mercoledì 18 gennaio 2017, allo Stadio Olimpico di Roma, è stata giocata la partita Lazio-Genoa, sfida valevole per gli ottavi di finale della Coppa Italia. Un trofeo, quest’ultimo, che risulta, ormai da tempo, sostanzialmente obsoleto e privo di quel fascino che lo caratterizzava negli anni passati, sopratutto per la formula adottata, da alcune stagioni a questa parte, e che vede, sistematicamente, favorite le grandi squadre. La competizione attuale, infatti, prevede l’ingresso delle squadre più blasonate della Serie A solo da gennaio, cioè proprio dagli ottavi di finale, con la concreta possibilità, quindi, di poter alzare questo trofeo giocando solo cinque partite. Per non parlare, tra l’altro, della fastidiosa abitudine di dover far giocare queste sfide (in gara secca, visto che la formula di andata e ritorno è prevista solo per la semifinale) nello stadio della squadra più forte. Le logiche economiche e di potere, che tendono a salvaguardare gli interessi dei club più forti, aiutando queste ultime a salvare stagioni, di fatto, fallimentari consentendogli di vincere un trofeo con poche partite (se non addirittura due, visto che c’è anche la Supercoppa subito dopo), quasi certamente non permetteranno una modifica sostanziale di questo tipo di impostazione, nonostante le numerose critiche di appassionati e tifosi vari. Eppure basterebbe davvero così poco per rendere questa competizione nuovamente affascinante. Le proposte, in merito, sono state diverse, spesso prendendo anche ad esempio i trofei nazionali di altri paesi (uno su tutti, la FA Cup inglese), ma tra i vertici del calcio nostrano nessuno sembra averle mai prese seriamente in considerazione.

Oggi, inoltre, per i tifosi laziali, è una giornata un po’ particolare, perché ricorre il quarantesimi anniversario della morte di Luciano Re Cecconi, storico calciatore della Lazio dello scudetto, scomparso tragicamente dopo essere stato colpito da un proiettile sparato dal gioielliere Bruno Tabocchini, all’interno del suo negozio. La versione iniziale parla di un presunto scherzo del calciatore laziale terminato in tragedia, ma la dinamica reale resta, tutt’ora, ancora un mistero. Ai funerali dell’Angelo Biondo (così era soprannominato Re Cecconi) parteciparono centinaia di persone e, da alcuni anni a questa parte, nella Curva Nord della Lazio sventola un enorme bandierone che lo ritrae.

In occasione di questo triste anniversario la società biancoceleste ha anche deciso di realizzare un video commemorativo che viene trasmesso sugli schermi dello Stadio Olimpico alcuni minuti prima dell’inizio di questa partita.

Mentre le immagini scorrono sugli schermi dello stadio, accolte dagli applausi dei tifosi biancoazzurri, nel settore ospiti fanno il loro ingresso anche i sostenitori genoani. Il coro “Genoa Genoa” rimbomba nell’impianto sportivo capitolino, seguito a ruota dal classico “Lazio vaffanculo”, sommerso però dai fischi dei tifosi laziali.

Gli ultras rossoblu sono circa una cinquantina. Affiggono i propri drappi sulle vetrate e si compattano nella parte bassa del settore a loro destinato. Sono molto colorati e rumorosi. Per tutta la durata della partita sventoleranno numerosi bandieroni ed esporranno diversi stendardi. Esordiscono con un coro dedicato ai gemellati di Napoli e saranno autori di una prova vocale davvero molto interessante, con cori continui ed intensi. Numerosi saranno i cori di reciproci insulti tra le due tifoserie presenti quest’oggi, mentre, nel secondo tempo, c’è da segnalare anche il coro, lanciato dai tifosi rossoblu, dedicato a Gabriele Sandri, accolto dagli applausi dei sostenitori di casa. Sempre nella seconda frazione di gioco gli ultras del Genoa effettuano inoltre una bella sciarpata.

Sul fronte opposto, in Curva Nord, i tifosi laziali sono assiepati solo nello spicchio di fianco ai distinti Nord Ovest. Nella parte bassa vengono affissi i drappi “Questa curva non si divide” e “Diffidati vanto nostro”. Le squadre vengono accolte da una sciarpata che coinvolge quasi tutto il settore. Anche qui, per tutta la partita, verranno sventolati diversi bandieroni, sopratutto nella parte bassa della curva. Bandieroni per altro presenti anche nella parte bassa della tribuna tevere, anche qui molto spesso sventolati. I cori, in curva, sono costanti, cantati con molta intensità, e contornati da diversi battimani molto ben coordinati. Verranno inoltre esposti due striscioni. Il primo, mostrato nel corso della prima frazione di gioco, è dedicato proprio a Re Cecconi, e riporta la scritta: “18-1-1977 18-1-2017 ANGELO BIONDO PER SEMPRE!”. Sopra lo stesso, nel contempo, viene energicamente sventolato il bandieroni dedicato al calciatore laziale. Nel secondo tempo, invece, lo striscione esposto riporta la scritta: “CIAO ANGELO ETERNO VIKINGO”, ed è dedicato ad un grande tifoso biancoceleste, appartenente allo storico gruppo dei Viking, scomparso nei giorni scorsi.

Sul campo la partita, per altro giocata in uno stadio sostanzialmente vuoto nonostante i prezzi molto popolari stabiliti per l’occasione, risulta molto bella. La Lazio domina la prima parte del primo tempo, portandosi addirittura in vantaggio per due reti a zero e sbagliando anche un calcio di rigore. Verso la fine del primo tempo, però, il Genoa riesce incredibilmente a riagguantare il pareggio e a riaprire la sfida. Nel secondo tempo, però, la squadra biancoceleste, sale nuovamente in cattedra e riesce ad avere la meglio, seppur faticosamente, sugli avversari, realizzando altre due reti e chiudendo la partita con il risultato di quattro a due. Al termine della partita, mentre le note della canzone “I giardini di marzo” vengono diffuse dall’impianto audio dello Stadio Olimpico e la celebre canzone di Lucio Battisti viene cantata a squarciagola dai tifosi laziali, i giocatori delle due squadre vanno a ringraziare i rispettivi sostenitori per l’apporto ricevuto nel corso dei novanta minuti di gioco.

Daniele Caroleo.