Se l’ultras ha un difetto, è quello di essere poco obiettivo. Negli anni abbiamo assistito ad attacchi gratuiti a questa o quella tifoseria solamente per il principio di denigrare a priori l’avversario, senza chiedersi minimamente se costoro avessero in fin dei conti tracciato un cammino se non proprio giusto, almeno minimamente valutabile.
È ovvio che in un mondo pallonaro dove denigrare l’avversario è sport praticato ai massimi livelli, anche il mondo delle curve difficilmente si allontana da questo stereotipo, dove il binomio amico – nemico è rigidamente separato. Anche se ultimamente qualche rapporto, magari personale, ci fa gridare sia allo scandalo, sia alla meraviglia andando ad intaccare la vecchia e consolidata Legge del Beduino.
Ora, da più parti, si assiste ad un uso spropositato della dicitura “Vecchia maniera” come prologo ad un ritorno alle vecchie tradizioni del tifo, magari quello genuino (?) degli anni ’80 dove era pur vero che, almeno la curva, risultava territorio liberato dalle leggi e regole vigenti, tornando di domenica in domenica a trasformarsi in un laboratorio di idee ed iniziative che non di rado, in verità, andavano ben al di là del lecito.
È ovvio che i progressivi mutamenti della società attuale si sono riversati anche nel mondo del calcio, negli stadi e nelle curve che pian piano si sono rivelate cavie su studiare le nuove tecniche di repressione ed infine, roba recente, si è proceduto a quella schedatura di massa che vede l’individuo eternamente sotto la lente di ingrandimento, in nome della tanto sbandierata sicurezza. Sicurezza che poi, a dirla tutta, è messa nero su bianco ma che alla prova dei fatti latita e non poco.
Perciò e a dirla tutta, di tifoserie “Vecchia maniera” ne son rimaste ben poche, ormai le nuove e spesso confliggenti mode del gruppo unico, dell’uso spropositato delle pezze, dei micro-gruppi che nascono e muoiono nell’arco di una stagione, del modello “casual” hanno invaso le curve italiane, ma del resto i cambiamenti sono inevitabili, figli del tempo e della normativa vigente che restringe il campo di movimento dell’ultras.
Detto questo a Genova, sponda blucerchiata, dal 1969 esistono gli Ultras Tito Cucchiaroni, nati in origine come Ultras hanno in seguito modificato ed aggiunto la dicitura attuale. Che negli anni siano cambiati, progrediti e maturati è cosa alquanto scontata, ma è altrettanto scontato parlare di una tifoseria che negli anni ha mantenuto un certo portamento ed una linea guida che si è rivelata vincente.
Gradinata Sud che dopo un periodo di sbandamento, già da una decina di anni ha ritrovato quello smalto che ha saputo trasformare in energia positiva e come immediato risultato raggiunto, abbiamo potuto assistere a trasferte di massa che hanno lasciato il segno. Poi tessera del tifoso ed articolo 9 hanno minato il campo ed il recente ritorno alla trasferta libera, è stato salutato dal popolo blucerchiato come il coronamento di un cammino intrapreso tra le mille difficoltà.
Ed al San Siro anche in questa serata, gli ultras blucerchiati non hanno fatto mancare il proprio apporto, ancora una volta UTC e Fedelissimi in prima linea, spalleggiati egregiamente dai Fieri Fossato, Struppa, Valsecca, Cattivi Maestri e dalle altre entità che formano l’universo sampdoriano, hanno mostrato un tifo caloroso e colorato, con le numerose bandiere che hanno sventolato costantemente nel terzo anello dello stadio, posizione sicuramente non proprio ideale.
I numeri sono lì a dimostrare la buona forma di una tifoseria ma, ad una più ampia analisi, gli stessi numeri dimostrano che anche gli interisti si sono stretti intorno alla squadra visto che questa cattedrale del calcio conta qualcosa come 55.000 spettatori. E se i doriani continuano ad essere legati dal duo UTC – Fedelissimi, anche la Curva Nord è stata capace di modificare ed aggiornare la propria carta d’identità senza troppo snaturarsi nel tempo. In curva ci sono ancora i Boys SAN, Ultras, Irriducibili, Viking, gruppi che insomma hanno fatto la storia di una tifoseria attenta ai cambiamenti ma che ha mantenuto quasi inalterata la propria forma. Qualche ben informato mi sussurra anche di gente che in curva continua a venire a dispetto di un’età avanzata e di qualche capello bianco di troppo, aspetto che non può far altro che piacere.
Se di tradizione si vuol parlare, interisti e sampdoriani fanno di tutto per mantenere inalterati taluni valori, il tempo passa e logora ma le persone sono ancora al proprio posto. Ed i numeri espressi, il tifo prodotto, il colore mostrato ci confermano come in certe piazze il tempo sembra essersi fermato.
Testo di Marcello Casarotti.
Foto di Alberto Cornalba.