Sotto il sole cocente di un maggio dal sapore estivo, i virgiliani dominano con una netta vittoria per 4-1 nel santuario degli stabiesi. Giungendo al Romeo Menti con l’aspettativa di un match dal tono quasi amichevole, vengo prontamente contraddetta dall’entusiasmo dei tifosi che si preparano ad entrare.

I sostenitori di casa animano la curva e affollano le tribune e i settori laterali. È la mia prima occasione per osservare i virgiliani all’opera, approfittando di questa lunga trasferta di quasi 700 km che separa Mantova da Castellammare. Non deludono affatto: un gruppo nutrito di appassionati che si fanno sentire fin dall’entrata in campo dei giocatori. Una prestazione di grande impatto, estremamente convincente: bandiere, stendardi, pezze e sciarpe, cori, tamburi e battimani senza sosta, non mancano di nulla in fatto di visibilità. Il rosso e il bianco spiccano tra i sedili gialloblu e non c’è rete di contenimento per la fede e il supporto che forniscono alla squadra, che alimenta, ricambia e ripaga il loro calore con una prova senza appelli in campo.

Gli stabiesi, invece, accolgono la squadra in campo con una suggestiva sciarpata e alcuni fumogeni, confermando per tutti i novanta minuti la loro cifra stilistica, improntata sulla tradizione e al tempo stesso suggestiva e colorata. Dal punto di vista del tifo propriamente detto, nonostante il divario in campo che si palesa già nei primi minuti, mantengono intatta la loro fede, bellezza e determinazione attraverso cori sempre belli da sentire, purtroppo non tradotti in reti dai propri ragazzi in campo. Nel secondo tempo mostrano anche uno striscione che rende pubblica la rottura dell’amicizia con Siracusa di cui tanto si è parlato nei giorni precedenti.

Molto bello l’applauso finale dei virgiliani rivolto ai giocatori dello Stabia, gli ultimi a lasciare il campo: più del valore simbolico di questo trofeo di categoria, la cosa che più conta e che entrambe sono già in serie B e in questi novanta minuti hanno già ampiamente confermato, in termini calcistici ma soprattutto di tifo, di meritare la cadetteria.

Imma Borrelli