Non c’era occasione migliore se non quella di una bella partita, per scoprire e conoscere al meglio la vecchia stazione di Nardò, inaugurata addirittura nel lontano 1907. Una storia ultra-centenaria che preferisco alla comodità di raggiungere la cittadina salentina con la seconda stazione, più moderna e vicina allo stadio, oppure a una comodissima tangenziale in macchina, ma non sarebbero mai state la ciliegina sulla torta di questa giornata perfetta. Anche climaticamente tutto sembra perfetto e non meno suggestivo è il paesaggio di campi puntellati dal rosso dei papaveri che, dopo lo scenario vintage della stazione “Nardò Centrale” con vecchi tabelloni e insegne consumate dal tempo e dalla ruggine, mi accompagnano verso lo splendido centro cittadino.

Manca ancora più di un’ora e mezza all’inizio della partita, tempo utile per perdersi nel barocco degli innumerevoli palazzi storici, delle chiese e delle basiliche, tra turisti e profumi delle cucine di ristoranti e abitazioni, sono tante le maglie granata che, in attesa del match, popolano orgogliosamente le vie cittadine, tappezzate inoltre da tanti adesivi dei gruppi ultras neretini.

Tappa finale lo stadio che, con il tifo, è spesso il pretesto per visitare posti mai visti prima ma ricchi di cultura, di cui, alla fin fine, anche lo stadio stesso è parte. Dal punto di vista non solo architettonico e sportivo, ma anche sociale e culturale. Dopo un giro perimetrale, dalla prospettiva interna del “Giovanni Paolo II” salta subito all’occhio il vecchio (ma non tanto) settore ospiti ora purtroppo, non più agibile, che ha visto all’opera tante tifoserie negli anni migliori della C. Classico settori in tubi molto caratteristico in quanto i gradoni risultano schiacciati verso il basso, generando un effetto visivo molto simile alle terraces inglesi degli anni ’70. Non a caso le immagini televisive di quegli anni, soprattutto quando arrivavano in Salento tifoserie con numeri importanti e vederle restituiva una forte sensazione di compattezza.

Partita teoricamente importante quella odierna, si giocano infatti i playoff che però sembrano per lo più poco graditi a queste latitudini, visto che non porteranno a nulla più che alla compilazione di una graduatoria a cui attingere in caso di eventuali ripescaggi: ovviamente crederci è prerogativa del tifoso, è la stella polare del suo cammino, non a caso le gradinate sono belle piene ed offrono un buon colpo d’occhio. A partire dalla tribuna coperta che, rinfrescata da una temprante ombra, appare piena e bella in tutta la sua grandezza, offrendo un impatto visivo davvero da categoria superiore. Gli ultras si posizionano più defilati e offrono un tifo molto buono e massiccio per tutti i novanta minuti. Sempre visti in trasferta, è la prima volta che li vedo in casa propria e rimango piacevolmente impressionato dalla loro prestazione, fatta di manate molto fitte, tanti cori per gli ultras e bandieroni sempre al vento. 

Gli andriesi a loro volta, posizionate le loro belle pezze, fanno un tifo sicuramente concreto. Piazza importante quella biancazzurra, tifoseria radicata e storica che come sempre fa la sua onesta figura anche in questo stadio. Anche se hanno il sole di fronte, fortunatamente c’è un vento fresco che stempera. Molto belle le loro manate, tifo continuo per tutti i novanta minuti, striscione di solidarietà per Barletta e non manca l’invito alla società, quasi a fine partita, di programmare seriamente la prossima stagione per vincere e tornare fra i professionisti. Un obiettivo che Nardò, vittoriosa in campo al termine dei novanta minuti può continuare a rincorrere concretamente nella imminente finale; un obiettivo che meriterebbero entrambe ben più delle flebili speranze di una graduatoria di ripescaggio.

DM