Che qualcosa sia cambiato rispetto a gara 2 dei play-off lo capisco già all’uscita della galleria Vedeggio-Cassarate, dove la lunga fila di auto procede lentamente a causa del forte afflusso alla Resega.
Il giorno prefestivo ha la sua importanza, ma a trascinare gli spettatori alla pista di ghiaccio è la consapevolezza di potercela fare: se tutte le altre tre gare di questi playoff hanno un padrone già ben definito, questa resta l’unica serie aperta. Dopo il 4-3 per Zurigo in gara 1, il 4-3 di Lugano che ha riportato la serie in parità e la vittoria di misura dei Lions per 1-0 di nuovo a Zurigo, il passaggio in semifinale resta più aperto che mai.
Ovviamente si è già in clima da ultima chiamata: se Lugano perde, ci sono serie possibilità che questa sia l’ultima gara casalinga della stagione; se così non sarà, si andrà minimo a gara 6, e chi vivrà vedrà.
Per ora vige la legge del fattore campo, ma le squadre si equivalgono e a spuntarla sarà quella coi nervi più saldi.
I tanti bar e ristori intorno alla Resega sono affollati come non mai. Si percepisce entusiasmo rispetto a Martedì scorso: quattro giorni fa il clima era da “come va va”, oggi si ha piena consapevolezza delle proprie chance. Le ultime uscite dei ragazzi di coach Ireland hanno riportato grande fiducia nell’ambiente.
Come già successo proprio Martedì scorso, la mia serata inizia sotto al settore ospiti. Nessun movimento particolare, ma le camionette di polizia disposte di fronte si sono triplicate, passando da due a sei. Anche da Zurigo ci si attende un ottimo afflusso.
45 minuti prima della gara sono già piazzato nella mia postazione. La curva del Lugano ha sistemato tutto il kit di striscioni; i cori per la squadra e contro Zurigo partono anche prima dell’ingresso delle squadre per i 20 minuti di riscaldamento. Quando i pattini dei giocatori iniziano a rigare il ghiaccio, la Nord inizia la sua impeccabile performance odierna. I giocatori ospiti vengono accolti con una bordata di fischi, mentre ai bianconeri viene tributata un’ovazione.
Gli zurighesi arrivano pian piano e il grosso giunge nel settore poco prima dell’inizio dell’incontro, quando il sipario copricurva dei bianconeri per nascondere la coreografia è già alto da un po’.
Lo spettacolo della Nord alla presentazione delle squadre è assai suggestivo: cartoncini gialli in basso e in alto e in mezzo un bel bandierone a tutta larghezza portante un messaggio molto chiaro: “Ultras a vita, Lugano per sempre”.
Le prime sensazioni che la Resega trasmette sono emozione e partecipazione a tutto volume. Non è solo la Nord ad essere in grande spolvero, ma l’impianto al completo: in curva batte il cuore del tifo, ma mani e polmoni arrivano da tutti gli alti settori. La definizione “bolgia” ben si adatta al frastuono ininterrotto della pista.
Una prova che sa di perfezione quella dei Luganesi, costantemente coscienti del loro ruolo di uomo in più. Nessuno si esime dal sostegno verso il roster, e gli attimi di silenzio nell’arco dei 60’ effettivi sono praticamente nulli.
Insomma, per i padroni di casa si conferma e si amplifica il trend già visto in gara 2, con una prova di compattezza che carica inevitabilmente tutto l’ambiente.
Discorso diverso per gli ospiti. Nella loro apparizione di pochi giorni prima mi aveva colpito in positivo la sostanza del loro tifo. Quest’oggi il settore a loro dedicato si presenta completamente esaurito, ma la qualità non è la stessa.
L’idea che mi sono fatto a più riprese, vedendo le movenze dei biancoblu, è che non tutto il pubblico zurighese presente sia ben disposto a fare quadrato e a sostenere i giocatori sul ghiaccio. Spesso è la parte sinistra a spendersi di più, mentre il coinvolgimento del resto del settore è sempre un’incognita.
Per essere onesti, in determinati frangenti e soprattutto nel terzo periodo, la partecipazione ospite è totale. Ciò nonostante farsi sentire in una Resega a questi livelli è un’impresa non di poco conto.
Sorprendentemente, gli stessi zurighesi si fanno notare per l’accensione di qualche torcia a inizio partita e di un bombone dopo il primo gol del Lugano (fatto assai raro in questo sport), scatenando gli improperi del pubblico bianconero e, soprattutto, la reazione decisa degli spettatori posti al di sopra del settore ospiti, non particolarmente felici di aver assistito alla performance da posizione ravvicinata.
Col volume al massimo, il resto dello spettacolo lo fa il ghiaccio con la dinamica del match, le contestate decisioni arbitrali (anche stavolta i giudici di gara verranno bersagliati di cartoncini piovuti dagli spalti), i power-play, le tante penalità (che alla fine risulteranno decisive).
Rispetto a gara 2 il Lugano parte deciso e propositivo, ma i Lions non stanno a guardare. Ci vogliono 13 minuti per arrivare alla prima marcatura, marcata Lugano e firmata Sannitz grazie ad un contropiede micidiale. I padroni di casa non riescono ad arrivare negli spogliatoi in vantaggio grazie ad una rete di Herzog, ma soprattutto ad una contestatissima doppia penalità contro gli uomini di Ireland.
Finita la fase in inferiorità numerica, nel secondo tempo cambia l’inerzia delle decisioni arbitrali, tanto che al 27° Bürgler può approfittare, con un tiro micidiale, del primo power play a favore: 2-1 e Resega che viene giù. Ma dopo appena un minuto un altro tiro da cecchino, scagliato dallo zurighese Marti, riporta tutto in parità. La svolta della partita avviene al minuto 37 quando il biancoblu Blindenbacher spintona l’arbitro e si becca ben 5 minuti di penalità. A 12” dalla fine del periodo, così, Zackrisson riporta, per la terza e ultima volta, in vantaggio il Lugano.
Il terzo tempo si gioca in un clima incandescente e con una tensione da thriller. Se in alcuni momenti il Lugano sembra in grado di chiudere definitivamente la contesa, in altri lo Zurigo crea occasioni e svarioni vietati ai deboli di cuore, e così è fino all’ultimissimo secondo.
Nonostante l’incredibile mole di episodi da segnalare, il punteggio non cambia più. La Resega esplode alla sirena finale, festeggiando con le sciarpe alzate e le bandiere al vento.
Due squadre, Zug e Davos, sono già in semifinale, mentre Berna deve dare solo la zampata decisiva; questa resta l’unica serie aperta ad ogni risultato. Di sicuro, se prima dei playoff non regnava molto ottimismo in riva al Ceresio, ora sognare è lecito.
Stefano Severi.