Non è possibile parlare della partita tra orobici e toscani senza fare cenno alle notizie che hanno caratterizzato la settimana successiva in quel di Bergamo. Alla ribalta delle cronache, infatti, è salita una vasta indagine per consumo e spaccio di stupefacenti che, nei fatti, è stata abilmente (?) utilizzata per infangare la reputazione della Curva Nord.

Che il rapporto tra il mondo ultras e la quasi totalità dei mezzi di informazione (a Bergamo come in tante altre piazze) non sia mai stato idilliaco è fatto noto, ma la modalità strumentale con la quale l’operazione “Mai una gioia” è stata affrontata e diffusa mi pare sia stata semplicemente vergognosa. Ci sarebbe da rimpiangere i tempi in cui le testate giornalistiche si limitavano a fare da cassa di risonanza delle cosiddette “veline” di Questure, Prefetture e Ministeri, narrando fatti, misfatti e contesti inquinati già alla fonte dal virus delle verità (o bugie, se preferite) istituzionali, cioè della volontà del potere costituito (poca differenza ricordiamo tra un colore politico o l’altro di quel potere politico)  di dare in pasto all’opinione pubblica la versione di comodo di questo o quell’avvenimento.

Ricordate la versione data in occasione dell’uccisione di Gabriele Sandri? Una “rissa tra tifosi” finita male. Ricordate, stando allo stretto ambito bergamasco, quella sul povero Celestino Colombi? Un tossicodipendente con problemi di cuore. C’è voluta molto controinformazione, tenacia e coraggio, in quei casi come in tanti altri, per fare venire a galla non “altre verità”, ma bensì “la verità” e poi diffonderla tra quella stessa opinione pubblica che in testa aveva le non-verità di regime, perché sono poi quelle che finiscono sulle copertine o nei titoli dei tiggì.

Ma quanto successo questa volta a Bergamo va oltre ogni più pessimistica valutazione sulla professione giornalistica, capace stavolta di tenere un atteggiamento ben peggiore del “banale” servilismo in tante occasioni avuto nei confronti del potere. Va infatti riportata, parola per parola, la premessa del Questore di Bergamo alla conferenza stampa con la quale si è dato conto del blitz degli inquirenti: «L’indagine di cui vi stiamo parlando è un’indagine sullo spaccio. Lì nasce e lì finisce. C’è coinvolto anche un piccolo gruppo di tifosi, ma non scambiamo le due cose. I tifosi sono tanti, l’Atalanta sta vivendo una stagione incredibile e i tifosi si stanno comportando benissimo. Non stiamo quindi parlando di tifosi, ma di un’operazione contro spacciatori e assuntori di sostanze stupefacenti».

Poiché va escluso che così tanti giornalisti della carta stampata, dell’etere e del web abbiano frainteso, bontà loro, il significato di quella premessa, non resta che una conclusione: si è trattato di deliberata malafede e servilismo, questo sì, per il Dio denaro, che prende forma di maggiori copie vendute o di “click” e “like” on-line. Come dire che in sol colpo la deontologia professionale ed il senso di responsabilità sono andate a farsi fottere: non mi aspetto che questi giornali$ti riflettano sul fatto che qualcuno li legge solo quando gettano letame sulla reputazione altrui, ma che almeno nelle stanze di questo o quell’Ordine dei Giornalisti si valuti che più che corsi di aggiornamento a qualche collega vada fatta una perizia psichiatrica o, giusto per replicare con la stessa moneta, l’esame del capello.

Riavvolgiamo il nastro e torniamo a domenica 5 marzo. Capisco subito dalla difficoltà nel trovare parcheggio che sono molti i tifosi disposti a rinunciare al più classico dei pranzi in famiglia per vedere l’Atalanta dei miracoli, una settimana dopo l’exploit del San Paolo. Ad essi si aggiungono circa 500 fiorentini che, per contro, stanno passando un periodo più travagliato.  In totale al Comunale si raggiungeranno i 18.919 spettatori, uno dei migliori risultati stagionali, favorito anche da un assaggio di primavera.

Quando raggiungo lo stadio, nel parcheggio sono già allineati una decina di pullman ospiti e non ho notizie di particolari tensioni al loro arrivo. Decisamente corposo, ad ogni buon conto, il contingente di fdo presente.

Il pre-partita si caratterizza per l’incontro sul terreno di gioco tra il presidente orobico Percassi ed il Sindaco di Amatrice, mentre lo speaker annuncia che l’intero incasso della partita verrà devoluto, appunto, alle zone colpite dal sisma della scorsa estate.

Bello sin da subito il colpo d’occhio offerto dal settore ospite, colorato da svariate bandiere che, se si eccettuerà l’intervallo tra i due tempi, saranno in continuo movimento. Semmai tra vent’anni ripenserò a questa giornata, mi torneranno in mente quei lembi di stoffa al vento, forse anche perché, con il sole che trafigge di spalle, i colori si accendono e regalano un quadro cromatico di assoluto effetto.

Anche in Curva Pisani ed in Curva Morosini il colore non manca quando salgono i rispettivi copricurva.

I primi minuti di partita vedono un Brumana molto reattivo nel seguire i cori della Nord, grazie anche al fatto che gli uomini di Gasperini spingono subito sull’acceleratore. Il mio vicino di postazione è un inviato toscano dalla radiocronaca piuttosto “vivace” che dopo due giri di lancette si è guadagnato i mugugni del pubblico limitrofo: gli steward preferiscono prevenire che curare e lo traslocano qualche fila più sopra. Falliti i primi tentativi di sfondamento si torna ad una situazione di normalità: sugli spalti a sfiatarsi resta più o meno il solito zoccolo duro, mentre in campo si prova a costruire quella ragnatela di gioco capace di portare, fraseggio dopo fraseggio, al goal.

I viola hanno il merito di non sbandare dopo i primi assalti e serrano i ranghi con diligenza. Intorno alla mezz’ora si registra un’occasione per parte e risale di un tono la Nord con il “… devi sempre solo vincere…”. Sul fronte opposto fa degno contraltare il “Firenze-Firenze” inframmezzato dal classico battimani.

Il tempo finisce a reti bianche e l’intervallo è monopolizzato dalla presenza in curva del sindaco di Amatrice: per lui abbracci, sciarpe in dono ed un grande striscione di solidarietà appeso in alto.

Il match ricomincia con gli ospiti più tonici ed aggressivi, forse più nel tentativo di tenere gli avversari a distanza che altro, eppure non mancano buone manovre che costringono Berisha a stare all’erta. L’approccio spavaldo degli undici in campo carica ulteriormente i tifosi toscani, che non si sottraggono dal punzecchiare gli avversari con ripetuti cori offensivi.

Il tentativo dell’undici orobico di spostare in avanti il baricentro non appare convinto e matura la sensazione che la squadra sia preda di una sorta di “ansia da prestazione” che non le consente la solita manovra fluida e penetrante. Anche il “Forza Vecchio Cuore Neroazzurro” che si alza al 60° non riesce a dare la spinta decisiva, sebbene non mancheranno un paio di buone occasioni.

Dopo che l’estremo viola Tatarusanu alla mezz’ora sventa il tentativo sottoporta di Petagna, strozzando in gola l’urlo dei neroazzurri, l’incitamento del pubblico di casa proseguirà all’insegna della buona volontà ma con diminuito vigore.  Restano invece più costanti, nell’incitamento vocale ed anche nei battimani, i sostenitori toscani, artefici di una prestazione al di sopra delle mie aspettative e che li colloca tra i migliori gruppi visti quest’anno a Bergamo (un po’ sotto i romanisti ma sui livelli di granata, genoani e napoletani).

Lele Viganò.