Avevamo trattato l’argomento Angri-Scafatese in prima persona, ci eravamo però lasciati indietro questa riflessione comunque bella e che ci teniamo a diffondere di “Pausa Inter”, un blog dedicato ad altro, come si evince dal nome, ma che avevamo letto ed ospitato anche in passato, apprezzandolo per la misura nel giudizio.

Faccio ancora una volta una premessa, come quando parlai dei fatti di Salernitana  – Nocerina: non si parla di Inter, o almeno non di Inter nello specifico, perchè questo tema evade anche il calcio vero e proprio, sfociando nelle problematiche di una nazione intera.

Partiamo dal caso in particolare: domani è domenica e ci saranno trasferte vietate. Ci saranno in tutta Italia, per i più svariati motivi, giusti o sbagliati che siano, ma quello che sento più vicino riguarda la gloriosa squadra della mia città, la Scafatese Calcio 1922, che domani, nella trasferta di Angri, non potrà contare sull’apporto dei suoi sostenitori a causa della decisione presa, con un colpevole ritardo, dal prefetto. Un vero peccato perchè, così facendo, la gara perde il suo lato più bello, più romantico, più ricco di fascino: il folklore, i colori, i cori. Niente. Niente amore e niente musica.

Per affrontare un problema bisogna innanzitutto non sottovalutarlo nè ignorarlo: sarebbe da sciocchi essere negazionisti e non parlare di pagine nere della storia del calcio, italiano e mondiale, scritte col sangue di persone che volevano solamente assistere a uno spettacolo. Non bisogna quindi dimenticare Paparelli, Raciti, Gabriele Sandri (ucciso a sangue freddo, da un agente, non in uno stadio, ma mentre viaggiava per seguire la sua Lazio in trasferta). Non bisogna dimenticare un motorino lanciato da un anello all’altro della curva, che ci viene riproposto con una costanza disarmante, considerando che era il 2001, i biglietti si pagavano in lire e non esistevano le restrizioni di adesso (al che mi sorge spontaneo chiedere: possibile che, 13 anni dopo, con i tornelli, senza più le rampe, mentre ti diffidano per un fumogeno, qualcuno pensa sia ancora possibile cacciare un motorino dal taschino e lanciarlo all’anello di sotto? mah).

Per affrontare un problema, però, bisogna anche contestualizzarlo. Mi spiego meglio: è inutile osannare i cosiddetti modelli stranieri (su tutti quello inglese)  quando non abbiamo nè le loro leggi nè i loro costumi. E’ una cosa talmente facile che pare sia passata inosservata; come possiamo sperare di rifarci al modello inglese (o tedesco, visto l’ultimo caso del presidente del Bayern Monaco) se da loro (tanto per dirne una) l’evasione fiscale viene condannata aspramente mentre qui si organizzano pullman in difesa di un condannato dalla corte di cassazione?

Quello che accade in questa nazione è qualcosa di grottesco: imponenti campagne mediatiche mantengono alta l’allerta e sono in grado di gestire, almeno in gran parte, l’opinione pubblica. Chi allo stadio non va mai, o va saltuariamente, è convinto che ogni domenica vada in scena una guerra, fatta di morti, feriti, armistizi e trattati di pace, quando, invece, non è che notizie del genere si sentano tanto spesso. Al contrario, decine di giovani restano uccisi dopo risse inutili in discoteche, ma questa è un’altra storia.

Certo, la mia è una provocazione, magari esagerata, ma quel che voglio dire è che non si può parlare dei problemi degli stadi usando una netta distinzione dai problemi dell’Italia: si pretende buon senso ed educazione ma si taglia sulla cultura, si condanna per un tamburo (non so se vi rendete conto, un tamburo) mentre passa inosservato il falso in bilancio, si permette la sosta selvaggia e arrivano daspo a quelli che erano seduti sulle transenne, i valori dello sport non si insegnano più, ma la bagarre fanno notizia e, quindi, vanno proposte a ripetizione. Non possiamo, dunque, paragonarci alle altre nazioni, perchè loro hanno già risolto quei paradossi che da noi sono, purtroppo, ancora attuali.

Vogliamo parlare delle organizzazioni? Come possiamo organizzare eventi di grande portata se non si riesce a organizzare Angri – Scafatese? Come possiamo accettare l’iscrizione di una società a un campionato se non ha la struttura adeguata per poter giocare? Come mi faceva notare ieri un mio amico, ma se per puro caso succede una catastrofe naturale (scongiuri a manetta) oppure la Cina ci dichiara guerra come possiamo mettere in atto i piani della nostra salvaguardia se non siamo in grado di organizzare Angri – Scafatese? (o qualsiasi altra partita, Salernitana – Nocerina per esempio)

Vogliamo parlare dell’economia e del turismo? Ci lamentiamo che le squadre vanno male in Europa ma non facciamo nulla per migliorare il nostro appeal. I bambini si innamorano del calcio perchè è uno sport facile, ma anche perchè il contorno è (anzi, era) bellissimo; senza lo spettacolo degli stadi in parecchi non seguiranno più in futuro, causando l’appannamento e il collasso di un intero sistema. Come speriamo che la UEFA o la FIFA ci assegnino un europeo o un mondiale quando i nostri stadi sono semivuoti anche a causa di leggi da far cadere le braccia (tessera del tifoso, restrizioni)? E  gli inglesi, gli spagnoli, i tedeschi, i francesi non verranno mai in Italia ad assistere a uno spettacolo così penoso, danneggiando anche l’esoscheletro turistico di parecchie città.

Bisognerebbe ricostruire tutto dalle fondamenta, e invece cosa si fa? Si vietano le trasferte.

Domani l’inagibile settore ospiti resterà vuoto, perchè non c’è amore e non c’è musica al tempo delle trasferte vietate. Per il mondo calcistico dilettantistico e professionistico, per una nazione che non vuole crescere, per le generazioni future e per giovani che si sentono già vecchi, da quel settore si alzerà un silenzio più assordante di qualsiasi coro.

[Fonte: Pausa Inter]