La settima giornata di ritorno del girone meridionale della Serie C propone l’interessante sfida tra il Latina e il Catania. I nerazzurri sono reduci dall’importante vittoria di Brindisi, mentre gli etnei, nel turno precedente, hanno pareggiato tra le mura amiche del “Cibali” con la Casertana.

La gara si gioca nel Mercoledì delle Ceneri, che nel rito cattolico romano, fin dai tempi del pontefice Gregorio Magno, vissuto tra il VI e il VII secolo d.C., dà inizio al periodo della Quaresima. Il rito dell’imposizione della cenere sul capo dei fedeli è antichissimo e risale al Medioevo, come ci attesta l’opera Vite di santi del monaco anglosassone Aelfric, scritta intorno all’anno 1000.

Se, nella simbologia cristiana, le ceneri rappresentano la fuggevolezza di tutto ciò che è terreno, nell’antichità a esse non era associata soltanto l’idea della morte, ma anche quella della rinascita. Proprio Erodoto, scrittore greco del V secolo a.C. e padre della storiografia, ci ha tramandato il mito della fenice. Per gli antichi questo uccello immaginario, simile a un’aquila, nasceva e viveva per 500 anni in Etiopia, dove, al momento della morte, si costruiva un nido nel quale bruciava. Gli antichi credevano che da queste ceneri nascesse un’altra fenice, che dapprima si recava in Egitto, per essere consacrata al dio Sole, poi tornava in Etiopia, dove avrebbe vissuto, anch’essa, per altri 500 anni.

Proprio la scultura di una fenice si può osservare in un bel monumento di Catania, Porta Garibaldi, un tempo detta Ferdinandea. Fu realizzata nel 1768, per celebrare le nozze del sovrano Ferdinando IV di Borbone con Carolina d’Austria. Dopo l’Unità d’Italia il suo nome fu cambiato per celebrare l’eroe dei due mondi. Caratterizzata da una particolare bicromia, derivante dall’accostamento della pietra bianca della cava di Lentini con la pietra nera lavica dell’Etna, è nota anche per la celebre iscrizione Melior de cinere surgo, in italiano “Rinasco più bella dalle ceneri”. Questa epigrafe fa riferimento alle distruzioni subite da Catania nel corso dei secoli, in particolare al terremoto del 1693, dopo il quale il centro storico della città siciliana fu ristrutturato secondo i dettami dell’architettura tardo-barocca.

In uno dei tanti bandieroni sventolati dai catanesi presenti al “Francioni” si può leggere proprio questa frase, che ricorda le tante rinascite di una città che ha sempre saputo rialzarsi dopo i terremoti, le distruzioni, i saccheggi e, per ultimi, i bombardamenti che l’hanno segnata.

Etnei che giungono nel capoluogo pontino in ottimo numero: circa duecento sostenitori rossazzurri popolano il settore ospiti dell’impianto di piazzale Prampolini, in una serata in cui il pubblico di casa ricorda Maurizio Vona, storico esponente del tifo nerazzurro purtroppo venuto a mancare prima della gara con il Giugliano.

Proprio a Maurizio vengono dedicati due striscioni all’inizio della partita: “Vivere ultras… per vivere… Maurizio presente!” è il messaggio con cui lo omaggia il Leone Alato, mentre “Latina ovunque… Maurizio con noi!” sono le parole con le quali anche i ragazzi in gradinata (lato Curva Nord) onorano la memoria di un ultras il cui nome rappresenta una pietra miliare nella storia del tifo latinense, un punto di riferimento per le vecchie e per le nuove generazioni che portano i colori nerazzurri nel cuore.

La serata del “Francioni” contempla, dunque, la presenza dello zoccolo duro delle due tifoserie, entrambe protagoniste di un tifo eccellente. I latinensi, compatti al centro della Nord, nel corso della prima frazione tifano senza conoscere pause, proponendo, come loro solito, tantissime manate e sventolando i due bandieroni, tra cui quello con il volto dell’indimenticato Stefanino. I cori a rispondere proposti dai ragazzi del Leone Alato sono numerosi, come quando chiedono ai propri undici una vittoria o gente che lotta. Non mancano quelli più lunghi. A più riprese la curva è colorata da stendardi a due aste, sciarpe e bandierine.

Nel settore ospiti i catanesi sono autori, come i dirimpettai, di un tifo continuo e intenso. Gli etnei si fanno notare per i tantissimi bandieroni, per gli innumerevoli due aste e per le diverse torce che squarciano il buio di una serata di febbraio troppo mite dal punto di vista delle temperature. I loro cori a ripetere e quelli lunghi non si contano e sono tutti intonati con buona potenza.

In campo le due squadre non riescono a superarsi. Il Latina ci prova soprattutto con Paganini, mentre è Cicerelli, per gli ospiti, a impegnare due volte il portiere di casa.

Nella ripresa il copione del tifo è lo stesso della prima frazione di gioco. I catanesi ricominciano a tifare intonando, per diversi minuti, il coro “Un giorno all’improvviso”. Al 51’ il Latina sblocca la partita con Riccardi, autore di un gol spettacolare che porta in vantaggio i pontini, quest’oggi in completo bianco. In questa seconda parte di gara i latinensi propongono molti cori lunghi, tra cui il classico “Con la sciarpetta al collo”. Sia nella curva di casa, sia nel settore ospiti, dunque, il sostegno è costante come nella prima frazione, con gli etnei che accendono altre torce.

Sul manto verde il Catania prova ad agguantare il pareggio, ma si espone inevitabilmente alle ripartenze del Latina, che sfiora più volte il raddoppio. All’85’ i catanesi, delusi per l’andamento della partita, decidono di contestare la squadra lasciando vuoto il settore. Negli ultimi cinque minuti di partita gli ultras pontini continuano a cantare fino al triplice fischio, che sancisce una vittoria fondamentale per il Latina, rientrato nella zona play-off.

Finita la partita il calciatore nerazzurro Edoardo Vona, figlio di Maurizio, si reca sotto la Nord per ricevere l’abbraccio dei ragazzi della curva. È un momento toccante, che chiude una serata dedicata al ricordo di un grande tifoso che a Latina non sarà mai dimenticato.

Testo di A.C.