Il tecnico boemo Zdenek Zeman anni fa, tra le tante frasi ad effetto che hanno contribuito alla creazione del suo personaggio, sosteneva che il derby è una partita come le altre. Già di per sé e per la nostra cultura sportiva, questa affermazione è una mezza bestemmia. Se poi, come nel suo caso, viene espressa in una città come Roma, dove tutto è amplificato, dove l’ambiente calciofilo è sempre su di giri e dove la rivalità travalica l’aspetto sportivo, ecco che la frase divampa come l’incendio in una boscaglia secca ed arida. Il derby a Roma è sicuramente una partita che vale: vale più dei tre punti messi in palio, vale più di una posizione in classifica, vale per affermare, almeno sul terreno di gioco, la superiorità cittadina. Ma se il derby di Roma ha una valenza del tutto particolare, in un Italia divisa in passato in feudi e granducati, la diatriba e la rivalità tra vicini di casa è pratica coltivata con passione da nord a sud, da est ad ovest e proprio per questo, dove meglio trasbordare il confronto? Nello sport, nello stadio, in un palazzetto, in un’arena, ovunque ci sia possibilità di competizione. L’Italia si è divisa tra Coppi e Bartali, Saronni e Moser, Gimondi e Merckx, come si può pensare che non ci si divida tra vicini di casa? Perciò il derby è il derby, che Zeman se ne faccia pure una ragione, il popolo italiano sarà pure provinciale e poco dotto ma sulla territorialità e l’identificazione c’è poco da discutere.

A Livorno nondimeno il derby cestistico ricalca la tradizione: tanta rivalità, i soliti sfottò tra tifoserie e la possibilità, dichiarata e sottoscritta, che la vittoria dà di sbeffeggiare l’avversario. Tutto questo fino alla prossima sfida che spariglierà nuovamente le carte.

Il calendario ci mette lo zampino, il derby è l’ultima fatica della regular season e classifica alla mano è una partita che non ha valore, la Pielle è saldamente prima in classifica mentre la Libertas è dietro di una posizione; le due squadre livornesi una dietro l’altra sono sicuramente il migliore spot per una città che col calcio sta toccando uno dei punti più bassi della sua storia. Ed il basket coinvolge, coinvolge tante famiglie ed il pubblico, come ho già avuto modo di dire, è il più trasversale che si possa immaginare, sia per età che per estrazione sociale. Perciò nei dintorni del Palamodì si vede di tutto ma a fare da padrone ci sono le due tifoserie che scaldano i motori ben prima dell’inizio delle ostilità.

La supremazia del derby permette di deridere l’avversario perciò c’è da essere più che certi che l’atmosfera sia di quelle tese. Che la partita sia oltremodo sentita lo dimostrano i numeri e l’affannosa corsa all’acquisto del ticket: anche in questa serata si registra il sold out, segno che l’incontro va ben al di là delle contingenze del campo. Il palazzetto si presenta come il solito chiassoso catino, le curve sono strapiene ma anche nel resto dei settori si percepisce quella volontà di incidere sul risultato: appena le squadra entrano sul parquet per il classico riscaldamento, ecco da una parte la selva di fischi e dall’altra scroscianti applausi e cori di rito. Il palazzetto ribolle e non potrebbe essere altrimenti. Generalmente il pubblico di fede Pielle è più numeroso, nei derby questa differenza si appiattisce ed anche in questa serata la supremazia numerica biancoblù non è evidente, segno che la Libertas ha un buon numero di tifosi magari non fedelissimi, o forse meno motivati dai risultati che li vedono inseguire, ma che in determinate circostanze amano presenziare. I margini di miglioramento, evidentemente, ci sarebbero ed una eventuale promozione potrebbe essere la spinta per il definitivo salto di qualità. Sui numeri poco da eccepire sull’altra sponda, la Curva Sud può contare su un bacino di tifosi ampio ed ormai l’organizzazione del tifo è un meccanismo oliato.

Prepartita contraddistinto dalle schermaglie di rito, le due curve cercano subito di mostrare i muscoli e sottomettere l’avversario, la partecipazione è notevole perché anche i restanti settori non mancano di far sentire la propria voce, l’atmosfera è festosa ma anche carica di adrenalina.

Si arriva al momento più atteso della sfida, quello delle coreografie e questa sera c’è solamente da fare gli applausi ad entrambe le tifoserie che offrono due spettacoli di qualità: i padroni di casa optano per esaltare i colori ed i monumenti cittadini, il progetto è ben ideato e la realizzazione avviene senza intoppi, il risultato è eccellente con i cartoncini amaranto-argentati che sono perfetti per dare colore.

La Curva Sud, dopo qualche coreografia non riuscita proprio benissimo, questa volta non si fa biasimare e propone cartoncini bianchi e blu con un bandierone centrale e striscione di contorno in balaustra: “una tradizione tramandata”. Bello spettacolo, anche in questo caso la realizzazione è perfetta. La serata, per calore e colore, potrebbe anche finire qui, lo spettacolo sugli spalti sarebbe già assicurato ma c’è anche la partita ed il sostegno vocale che deve accompagnare la sfida.

Ormai ho imparato a conoscere il tifo “baskettaro”, l’intensità segue quasi diligentemente l’andamento della partita e questa sera sul parquet non c’è proprio storia, la Libertas mette subito il muso davanti all’avversario e lo maltratta per tutta la durata dell’incontro, il risultato non è mai stato in bilico, una supremazia difficilmente pronosticabile vista la caratura delle due squadre. Ma evidentemente le motivazioni fanno la differenza: la Pielle magari si è trovata con la pancia piena del primo posto in classifica mentre la Libertas ha giocato l’incontro come fosse un derby decisivo ed il risultato ha premiato gli amaranto. Sugli spalti gli Sbandati hanno coordinato un tifo che necessariamente ha coinvolto l’intera curva, a tratti non c’è stato neppure bisogno di chiamare a raccolta i presenti, ormai in curva tutti si sentivano in dovere di sostenere la squadra e sbeffeggiare gli avversari.

La Curva Sud ha provato a spronare una squadra irriconoscibile, il sostegno vocale non è mai venuto meno, mano a mano che passavano i minuti e si materializzava una sconfitta dalle dimensioni notevoli, anche se a livello vocale è rimasto solo lo zoccolo duro a tirare le fila. Peccato perché per quanto riguarda il colpo d’occhio, bandiere e bandierine hanno sempre donato un bel tocco di colore e dal punto di vista puramente estetico, i Rebels hanno saputo vivacizzare perfettamente la curva.

Non sono mancati gli striscioni di sfottò. Sulla questione le due curve non si sono risparmiate, del resto questo è il bello del derby, colpire l’avversario dove il dente duole e farlo nella maniera più simpatica e colorita che ci possa essere. A tal proposito il due aste “A Fauglia solo Pielle” è la sintesi lampante di quella ironia toscana tagliente e decisa, qualcuno magari avrà pure storto il naso ma da spettatore disinteressato posso dire che pensare una frase del genere non è così scontato.

Il finale di gara scivola via senza troppi sussulti ed alla sirena finale non c’è nemmeno quell’invasione di campo grintosa e scoordinata delle due tifoserie, sono i vincitori ad invadere il parquet ma con il risultato in cassaforte non c’è neanche la volontà di prendere troppo in giro i dirimpettai, che restano quasi tutti ai propri posti in un misto di rabbia e rassegnazione. Prevale comunque la volontà di applaudire una squadra che in questa serata ha mostrato la parte più brutta di sé stessa ma che ha terminato comunque la regular season prima in classifica. Festa grande per i tifosi libertassini, la superiorità cittadina è espressa dal risultato inequivocabile. Fino al prossimo derby, fino alla prossima sfida che non sarà una sfida normale. E l’atmosfera respirata in un palazzetto di oltre ottomila persone lo dimostra.

Valerio Poli