Giornata ventilata ma con un tiepido sole che rende la temperatura molto gradevole, gli ingredienti per presentarsi all’Armando Picchi di Livorno ci sono tutti, con una squadra che deve necessariamente rincorrere quel primo posto che significherebbe promozione matematica ed addio ai campionati dilettantistici. Sulla carta però non dovrebbe essere proprio una passeggiata per la squadra di casa, gli ospiti sono posizionati in classifica nelle sfere alte ed i soliti ben informati raccontano di una squadra che ha un buon collettivo condito da quel paio di individualità che, se in giornata, possono far svoltare l’incontro.

La Curva Nord se la prende un po’ comoda, ad inizio partita c’è qualche vuoto anche nelle zone centrali e molti tifosi fanno il loro ingresso sui gradoni con qualche minuto di ritardo: va bene che l’appuntamento non è di quelli da cerchietto rosso ma farsi trovare sui gradoni quando l’arbitro decreta il via delle ostilità avrebbe dato loro fin da subito maggiore impatto visivo. Detto questo, il tifo degli ultras amaranto si accende subito ed in alcuni frangenti riesce ad abbracciare una buona fetta di curva. Pur volendo trovare un difetto alla tifoseria amaranto, sul piano dell’impegno e del sostegno alla squadra c’è veramente poco da eccepire ed anche quando il Livorno è in svantaggio, il sostegno non cessa ed accompagna la squadra per tutta la partita.

Del resto l’aspetto canoro è quello che differenzia un ultras dal semplice sportivo, l’apporto che offre la curva è quello che distingue il settore più movimentato e passionale, poi c’è il tifoso che si accoda di tanto in tanto alle direttive provenienti dalla curva e lo sportivo che paga il regolare biglietto, si siede e si gode lo spettacolo che, a volerla dire tutta, in serie D è quel che è. Spesso viene denigrato, dall’ultras o dal tifoso più acceso, colui o coloro che seguono la partita passivamente e questo è un fattore che può creare, e spesso crea, attriti all’interno della stessa tifoseria: un conto a mio parere è cercare di coinvolgere, un altro è denigrare o addirittura offendere colui che in definitiva porta i tuoi stessi colori ma semplicemente preferisce vivere la partita diversamente da un ultras.

Attualmente la Curva Nord sembra un contenitore dove convergono diverse anime del tifo e questo aspetto potrebbe essere il volano per poter crescere di numero e creare un ambiente accogliente, propedeutico ai novanta minuti di divertimento. Del resto il movimento ultras fin dagli albori è riconosciuto come inclusivo e spesso andrebbe ricordato a chi vorrebbe creare “l’élite nell’élite”, disgregando e allontanando invece di includere e coinvolgere. Certe politiche portano ad una desertificazione che attualmente nessuna tifoseria medio – piccola si può permettere, a meno di non voler chiudere i battenti dopo una manciata di stagioni con il solito comunicato dove si addossa la colpa al mancato ricambio generazionale.

Valerio Poli