A Lucca arriva l’Arezzo accompagnato da circa quattrocento tifosi ragion per cui, visti anche i precedenti, la questura deve organizzare un servizio d’ordine più che decente per evitare spiacevoli incontri che nel passato, anche abbastanza recente, hanno infiammato una rivalità che si mantiene su livelli sufficientemente alti. Ed in effetti il percorso dall’uscita autostradale fino al settore ospite è molto battuto dalle forze dell’ordine, che presidiano ogni singola rotonda mentre altre auto girano nella zona stadio per scoraggiare chi proprio non vuol lasciare nulla di intentato. Anche all’interno del terreno di gioco gli aretini sono monitorati in maniera quasi maniacale da un paio di telecamere che non vogliono perdersi né un coro né un battimani, evidentemente anche all’interno delle questure c’è chi è appassionato di tifo, magari in maniera un tantino diversa dalla visione e dalla finalità di chi il tifo lo vive in prima persona. Del resto, sottile ironia a parte, sappiamo benissimo che entrare in uno stadio, men che mai in un settore ospite, mette inevitabilmente addosso le attenzioni sgradite di cui sopra: al di là delle battaglie in merito più che legittime, il tifoso o lo sportivo si devono inoltre sorbire la trafila dell’inevitabile burocrazia a cui ci si è ormai assuefatti. Perciò le strade da percorrere sono essenzialmente due, o si abbandonano gli spalti oppure si continua a percorrere il cammino al netto dei cambiamenti in essere. Del resto, e qui mi fermo, il movimento ultras è molto cambiato dalle origini, inevitabile per la longevità dello stesso, del tessuto sociale che è cambiato e delle diavolerie tecnologiche che nel tempo sono sopraggiunte. Cambia la società, cambiano i divertimenti, cambiano i generi musicali, non vedo questo scandalo nel mutamento di un movimento giovanile. Che tanto giovane ormai non è più.

Tifosi aretini che fanno ingresso nel settore ospite poche decine di minuti prima del fischio d’inizio del direttore di gara, c’è chi evidentemente si attarda ai cancelli ma il grosso degli ospiti riesce a vedere il via delle ostilità sul terreno di gioco. Così non succede in Curva Ovest dove, ad inizio partita, sono ampi gli spazi vuoti mentre, proprio in concomitanza dell’inizio delle ostilità, avviene l’ingresso degli ultras rossoneri nella propria curva. Una volta dentro ed una volta organizzati, parte il loro tifo ed i primi cori, sono un ringraziamento ai gemellati di Ravenna e Massa presenti, poi l’attenzione si sposta sui rivali di serata ai quali c’è da rispondere per le rime.

Aretini che sono universalmente conosciuti per il loro stile ricercato, per la bellezza estetica del loro materiale sempre parecchio originale, tuto ciò è vero e difficilmente opinabile ma resta una tifoseria che va al di là dell’estetica ed aggiunge una buona dose di praticità ed essenza. Ormai è qualche decennio che giro qua e là per i campi toscani e spesso e volentieri, quando c’è stata l’occasione, non mi sono perso una trasferta degli aretini ed a memoria non ricordo una sola volta in cui sono rimasto deluso dal tifo o dalla presenza. Può pesare a loro sfavore la vicinanza di un centro come Firenze, che in Toscana fa il bello e cattivo tempo: il bacino d’utenza dal quale attingere è quello di una città di centomila abitanti ma anche stasera, a livello numerico, gli amaranto si presentano in circa quattrocento unità, di lunedì sera, per una partita che classifica alla mano vuol dire poco o nulla; le due squadre sono in zona play off o almeno lottano per entrare in quella griglia ma, come ben sappiamo, i play off di serie C premiano una sola formazione dopo una serie innumerevole di sfide perciò arrivare nella soglia bassa del proprio girone, implica che le possibilità di promozione sono ridotte al lumicino. A dirla tutta, la stagione dell’Arezzo era partita per raggiungere una salvezza tranquilla, a questo punto del campionato è ragionevole asserire che l’obiettivo minimo è stato raggiunto.

Ed anche stasera gli aretini non deludono le aspettative con un sostegno continuo dal primo all’ultimo minuto, accompagnato dalle loro bandiere a due aste mentre alcuni bandieroni sventolano senza soste nella parte alta del settore: colore ed organizzazione ai massimi livelli. Qualche torcia viene accesa in zona Fossa, aggiungendo colore al colore, ma in genere si percepisce un’unità di intenti difficilmente replicabile ad altre latitudini; i presenti ci danno veramente dentro per sostenere la squadra e solo poche decine di persone preferiscono godersi l’incontro senza farsi coinvolgere. Segno che la curva ha seminato piuttosto bene, altro indizio che fa propendere per tale giudizio è che insieme ad alcune facce ormai storiche del tifo aretino, ci sono un bel numero di giovani che si affacciano a questa realtà in un periodo storico piuttosto complicato: negli anni c’è stata una fuga dagli stadi diventati ormai invivibili per i motivi che ben sappiamo, in cima a questi metto a distanza siderale dagli altri, il prezzo di un biglietto che sta ormai diventando un problema primario.

A livello numerico una buona impressione la lasciano anche i padroni di casa che, una volta in curva, riescono a formare un bel gruppone centrale di ultras che sostengono la squadra rossonera. Il loro tifo è fatto di continui battimani, c’è una buona partecipazione, mentre a livello di colore alcuni bandieroni vengono fatti sventolare quasi ossessivamente ai margini del gruppo e, ciliegina sulla torta, anche in Curva Ovest di tanto in tanto vengono accese le torce che negli incontri in notturna danno quel tocco di colore in più. Le due tifoserie non se le mandano a dire nelle prime battute, poi ognuna segue il proprio percorso fino al triplice fischio del direttore di gara.

Una bella sfida sui gradoni, due tifoserie profondamente diverse che hanno saputo vivacizzare una partita che sul terreno verde è stata combattuta più con la clava che col fioretto ed alla fine il pareggio è sembrato un risultato accettabile, al netto di qualche occasione sprecata, su tutte un calcio di rigore tirato malamente da parte rossonera. Serata alla quale sarebbe stato difficile chiedere di più.

Valerio Poli