Giunti alle battute finali della stagione 2021/2022, come consuetudine, in Eccellenza ci sono i play off, circostanza che spesso mette di fronte tifoserie interessanti o con un importante passato che sono ripartite dal basso dopo un fallimento. La partita odierna che presenta un caso analogo è quella in cui la nobile decaduta Livorno incontra, a Tivoli, la W3 Maccarese.

Le due squadre hanno affrontato percorsi totalmente differenti per arrivare fin qui: i padroni di casa vincendo il triangolare riservato alle seconde classificate dei tre gironi laziali, riuscendo ad avere la meglio di squadre di alto livello come Sora ed Anzio; il Livorno invece è uscito incredibilmente sconfitto dal proprio triangolare giocato però fra le vincenti dei tre gironi toscani. Promosse in Serie D, Figline Valdarno e Tau Altopascio arrivati rispettivamente secondo e primo, con non poche polemiche per la partita proprio tra Tau e Figline in cui gli ospiti, per scongiurare il cosiddetto “biscotto” fra lo stesso Tau e il Livorno nella gara successiva, secondo le accuse, avrebbero smesso di giocare “regalando” tre goal grotteschi agli avversari (5-1 il finale) così che la differenza reti blindasse la loro promozione in D.

La rabbia degli ultras livornesi comunque, oltre questi intrighi, s’è riversata tutta verso i propri giocatori, colpevoli di aver perso con squadre alla portata e al di sotto del blasone del Livorno. In un primo momento sembrava che non volessero nemmeno seguire questi playoff, poi tutto è fortunatamente rientrato. Umori totalmente opposti per la W3 Maccarese, nata a luglio del 2021 dalla fusione tra W3 Roma Team e Giada Maccarese e che ha disputato le sue gare interne ad Acilia per i lavori di ristrutturazione al “Darra” di Maccarese, pronto (si spera) per la prossima stagione. Proprio il gap d’impiantistica ha creato i maggiori problemi in questi play off regionali e nazionali alla W3 Maccarese, costretta a girovagare in cerca di stadi idonei per questa parte finale di stagione. Stessa musica oggi dove, teatro della partita è l’”Olindo Galli” di Tivoli, in passato teatro di sfide di serie C con Tivoli e Lupa in tempi più recenti.

Quando il Livorno gioca da queste parti, si diffonde sempre la psicosi di incursioni delle tifoserie maggiori della Capitale e difatti, pur essendo una partita di Eccellenza, ci sono tre blindati ed altrettante macchine della Polizia di Stato ad attendere gli ultras labronici nei pressi del settore loro riservato, cioè a lato della tribuna principale. I livornesi arrivano oltre mezz’ora prima del fischio d’inizio fissato per le 16:30, non sono tantissimi, forse sui 250 e la parte calda del loro tifo prende posto a centro settore, esponendo lo striscione unico “PER LA NOSTRA MAGLIA”, emblematico del sentimento con cui hanno accolto quest’ulteriore coda di partite. Poco prima dell’inizio della partita si compattano ed espongono lo striscione “MERITATECI”, tenuto in alto per cinque minuti buoni, poi aprono le danze e la musica cambia: buoni cori di buona intensità accompagnati quasi sempre da discrete manate. Non sono molto colorati avendo solo un bandierone amaranto e tre bandierine, però a livello corale compensano ampiamente.

Per la cronaca la W3 Maccarese passa in vantaggio al quattordicesimo minuto, ma nemmeno il tempo di storcere il naso che il Livorno pareggia, nonostante questo un paio di cori di sveglia vengono ugualmente indirizzati alla squadra. In apertura di secondo tempo la W3 Maccarese passa di nuovo in vantaggio con Damiani, la cui esultanza ritenuta irrisoria scatena la reazione rabbiosa degli ultras toscani: un petardo e bottigliette d’acqua vengono lanciate verso la pista d’atletica, costringendo la Celere a intervenire nel settore per calmare gli animi. Il tutto dura meno di cinque minuti e rientra senza ulteriori escandescenze e con il marcatore ammonito dall’arbitro.

Cori di contestazione rivolti ai giocatori accusati di scarso impegno vanno avanti finché il Livorno non ottiene di nuovo il pareggio al quarto d’ora della ripresa. Da qui riprende il tifo per Livorno ma è lampante che si canti più per sé stessi che non per incitare gli undici in campo con i quali ormai la frattura pare insanabile. Un paio di cori per i diffidati e per gli ultras scomparsi (diverse volte viene issato lo stendardo per Matteo Melchiorre, “MECIO VIVE”), mentre per la restante parte di gara buona continuità e bei battimani e qualche sbandierata a sostegno. Al triplice fischio la contestazione riprende corpo, nessuno vuole assolutamente la squadra sotto al settore tanto che la stessa, di fronte all’evidente disappunto, non può far altro che riprendere immediatamente la strada per gli spogliatoi.

Passando ai padroni di casa c’è poco o nulla da dire, il seguito è formato solo da famiglie, parenti dei giocatori e qualche appassionato. Ci sono delle bandiere appese alla balaustra dalla società e quando entrano le squadre in campo qualche tifoso alza la sciarpa ma è poca cosa. Si fanno sentire per le esultanze ai due gol della squadra e per il resto nulla più.

Infine i livornesi, prima di ripartire con i propri mezzi, accendono un paio di torce e lanciano due grossi petardi in risposta ad alcuni ragazzi dall’adiacente piscina comunale che inneggiavano alle squadre della Capitale. Tanto basta per risolvere in partenza la questione e riprendere tranquillamente la via di casa senza ulteriori problemi, se non con un travaso di bile e rabbia per come la squadra sta tenendo colpevolmente in bilico il discorso qualificazione, ora rimandato alla gara di ritorno nello storico Armando Picchi di Livorno.

Marco Gasparri