L’abbiamo detto più volte quest’anno: la formula dell’Eccellenza Pugliese (come quelle di altre regioni, d’altronde) fa letteralmente schifo. Dalla sua istituzione nel 1991, la massima serie dilettantistica regionale era sempre stata a girone unico e il suo livello, di conseguenza, altissimo. Tantissimi i grandi campioni che hanno fatto parlare di sé nel calcio professionistico partendo o tornando a questi lidi verso fine carriera. Non meno le compagini di grande blasone che si sono sfidate in questo campionato, esattamente come quest’oggi Gallipoli e Manfredonia arrivate al loro apice rispettivamente fino alla Serie B la prima e alla C1 la seconda.

A spezzare in certo qual modo l’idillio ci ha pensato la pandemia e la successiva scellerata scelta di dividere lo storico girone unico in due. Conseguenza, ça va sans dire, un drastico calo qualitativo di cui l’espressione più emblematica sono il Castellaneta che ha terminato all’ultimo posto nel girone B con zero punti in classifica e 116 goal subiti (5 quelli fatti…) e quel figlio illegittimo di Trani che è la Vigor di Lanza, ultima in classifica anch’essa nel girone A addirittura con -1 punto e ben 150 goal subiti.

Ehi, ma Gaudeamus!, ci sono i playoff! Peccato che al netto del buon riscontro di pubblico, inevitabile per sfide con cotanta posta in palio, sia stata quasi totalmente svuotata di senso la stagione regolare. Nelle precedenti edizioni, le prime dei rispettivi gironi si sfidavano fra loro e la vincente andava in D, la perdente partecipava ai playoff con le seconde classificate per accedere agli spareggi nazionali. Da quest’anno invece il playoff è diventata un’insalata dove le prime devono prima mettere a rischio l’ottima stagione fin lì svolta, tutti gli investimenti annessi, sfidando le vincenti del primo playoff fra seconda e terza del proprio girone e solo dopo aver eventualmente superato questo step, sfidarsi fra loro nella finalissima. Che chiaramente può anche perdere e cominciare una nuova coda di spareggi nella fase nazionale dei playoff e se ha ancora una riserva di forza e fortuna magari uscirne anche viva. Ma non è così scontato insomma.

Tornando all’attualità, il campo neutro designato per questa finale in gara unica è il “Vito Curlo” di Fasano. Che oltre ad essere un impianto di grande tradizione e capienza, è anche tutto sommato equidistante fra le due città. Leggermente più vicino al Salento ma la differenza di km in negativo è compensata dall’amicizia in essere fra la tifoseria di casa e quella del Manfredonia.

Si gioca di domenica, che è sempre cosa buona, alle 17.30, in un bel pomeriggio con una temperatura piacevole. Ovviamente le due tifoserie si muovono in massa, animate dal sogno di raggiungere la tanto agognata promozione in Serie D. La gradinata che nelle gare interne del Fasano è solitamente destinata al pubblico ospite, viene riservata ai Gallipolini. Bello l’impatto visivo che offrono fin da subito, con il cielo nuvoloso che stempera la temperatura e offre anche una buona luce alla loro presenza, ottima anche dal punto di vista del numero oltre che della compattezza e del colore.

Esordiscono con un copricurva giallorosso che ricorda un po’ la bandiera della Spagna ed è per questo forse meno identificativo di quanto poteva esserlo con un’altra scelta geometrica o cromatica. Ma è comunque un ottimo punto di colore, enfatizzato ancora di più da tanti rotoli di carta. Il loro tifo vocale invece è davvero bello, senza fronzoli ma fortemente improntato al sostegno per gli 11 in campo. Continuità della prestazione per tutti i novanta minuti, tempi supplementari, rigori e anche durante l’intervallo. Davvero non si può dire nulla sui giallorossi che (espongono anche uno striscione di solidarietà per l’Emilia Romagna) destano una tanto piacevole quanto positiva impressione. Bravi davvero!

Nulla da eccepire nemmeno sul pubblico sipontino, ospite nella Curva Sud solitamente covo degli amici fasanesi. A proposito di legami di sangue, fra il biancazzurro delle pezze appese nella loro parte di stadio, spiccano quelle dei gemellati di Tricase, altra amicizia particolarmente sentita e longeva visto che proprio il prossimo gennaio arriverà alla soglia dei trent’anni.

Ho avuto più volte la possibilità di vedere all’opera e pronunciarmi su questa realtà ultras che, nel corso del tempo, ha sempre dimostrato un’ottima predisposizione al tifo, anche nei momenti più bui della propria vita. Ma oggi hanno offerto persino quel piglio in più che la grande occasione stimolava e rendeva al contempo necessario. Un tifo possente il loro, già dal prepartita, con cori a ripetere che rimbombano. Tantissimo anche il colore grazie ad alcuni bandieroni di pregevole fattura, che offrono un quid coreografico in più oltre a quello naturalmente costituito dalle manate sempre belle fitte e alte.

Le due tifoserie arrivano stremate ma senza mai smettere d’incitare le proprie squadre, fino all’ultimo rigore che incorona il Manfredonia, dopo 5 anni promosso nuovamente in Serie D, traguardo che ovviamente, metterà quella riserva di benzina e adrenalina per tenere alti i cori e i festeggiamenti fino al ritorno a casa. Al netto comunque di quel giudice sempre implacabile che è il campo, nessuna delle due tifoserie esce sconfitta quest’oggi e si spera perciò che i playoff nazionali possano regalare anche a Gallipoli quella promozione che ha dimostrato con tutte le forze di volere e di meritare.

Catello Onina