Quello tra Melfi e Barletta è un vero e proprio spareggio per il raggruppamento di Coppa Italia Eccellenza che vede impegnate le vincitrici delle competizioni regionali di Puglia, Campania e Basilicata. Nelle precedenti sfide, infatti, sia biancorossi che gialloverdi hanno battuto il San Marzano, rispettivamente 1-0 e 3-0. Pertanto quest’oggi ai padroni di casa basterebbe un pareggio, mentre la compagine adriatica è chiamata alla vittoria per conquistare l’accesso ai quarti.

Il match si gioca di mercoledì alle 15 e, come accade in questi casi, su ambo le sponde sono stati gli ultras a scaldare l’ambiente, invitando i tifosi ad affollare le gradinate per andare avanti in una competizione che ha come premio massimo l’accesso diretto in Serie D. Il Barletta è primo in campionato ma dovrà comunque disputare lo spareggio con il Martina, per garantirsi la promozione attraverso la regular season, storia differente per il Melfi, attualmente quarto e ben distanziato dalla prima posizione occupata dal Matera. Per i gialloverdi, dunque, la coppa assume ancor più un significato fondamentale per il prosieguo della stagione.

Man mano che la strada si avvicina a destinazione, la cittadina lucana si staglia imponente con il suo castello normanno. Proprio durante l’ascesa normanna nell’Italia meridionale Melfi fu Capitale, ritenuta città di strategica importanza e ben considerata anche dalla successiva dominazione sveva. Basti pensare che Federico II fece di questo luogo una delle sue residenze e sempre qui emanò il codice legislativo esteso a tutte le province del Regno delle Due Sicilie, la cosiddetta Costituzione di Melfi. Per l’appunto.

Quello che resta oggi sono le sue sembianze medievali, la sua elegante cattedrale e un Castello che restituisce la veduta sul classico territorio “lunare” della Basilicata, da una parte, e sul sempre suggestivo Monte Vulture dall’altra. I suoi oltre cinquecento metri di altitudine si fanno sentire con un vento fresco che sembra andare un po’ in controtendenza rispetto a questi primi giorni di primavera.

Fatto il dovuto cenno storico – che credo non debba mai mancare quando si visita per la prima volta una città o un territorio (in Italia come nel Mondo) – posso passare alla partita.

Lo stadio Arturo Valerio – dedicato a uno storico dirigente gialloverde degli anni ’60/’70 – è situato esattamente sopra la stazione ferroviaria. Il che per un malato di treni e tifo come il sottoscritto non può che essere una manna dal cielo. Nel 1980 l’attuale impianto prese il posto del vecchio Comunale, irreparabilmente danneggiato dal terremoto che piegò in due la spina dorsale del meridione. Teatro di diversi lavori negli anni, attualmente vanta una capienza di 4.100 spettatori, essendo il terzo impianto della regione.

Passeggiando sul ponte che porta agli ingressi guardo con ammirazione la strada ferrata; qua transitano i convogli della linea Foggia-Potenza, una delle tratte più suggestive da un punto di vista paesaggistico, grazie al suo percorso che dal Tavoliere taglia dapprima per il subappennino pugliese, inoltrandosi poi tra le vallate della Lucania.

A Barletta sono stati venduti circa trecento biglietti, un numero di tutto rispetto che lascia intuire quanto l’ambiente biancorosso tenga a questa sfida e voglia assolutamente perseguire ogni strada propedeutica al salto di categoria. Su fronte melfitano, quando la gara sta per iniziare, in Curva Sud si raggruppano un centinaio di ragazzi che cominciano a scaldare le proprie ugole per sostenere gli undici in campo. Nella tribuna di casa, invece, prendono posto una manciata di spettatori. A livello complessivo è sin troppo facile (anche oggi) far notare come senza la presenza degli ultras soprattutto queste categorie si giocherebbero pressoché a porte chiuse. A maggior ragione in questo periodo di uscita (si spera definitiva) da restrizioni Covid, in cui tanti fanno fatica a riprendere la vecchia abitudine delle gradinate.

Ho avuto modo di vedere i melfitani solo in trasferta (una volta a Roma con la Lodigiani, ormai oltre quindici anni fa, un’altra nel derby contro Rionero) e mi hanno sempre fatto una buona impressione. Giusto chiudere il cerchio tastando con mano la loro performance casalinga.

Il sole contro rende davvero arduo fotografare le due tifoserie poste nello stesso settore (divise solo da una sorta di spazio “neutro”). Ma alla fine mi godo lo spettacolo di questo mercoledì pomeriggio, con i lucani che si cimentano davvero in una bella prova: tanta voce, mani, qualche torcia e una bella sciarpata nel finale, quando per il Melfi sotto di due gol e in dieci uomini il destino è ormai segnato. Buona anche la prestazione dei barlettani, che come un motore diesel aumentano i loro giri con il passare del tempo e chiudono la giornata con la solita, impeccabile sciarpata sulle note di “Gente di Mare”, festeggiando il passaggio ai quarti. Unica considerazione che mi sento di fare è sullo striscione da trasferta del Gruppo Erotico: un peccato vedere una pezza così piccola a corredo di una presenza di tutto rispetto.

Nulla da segnalare tra le due tifoserie che si ignorano per l’intera gara. Nel prossimo turno il Barletta se la vedrà con il Locri e, successivamente, la vincente di questo match affronterà la vincente di Isernia-Ossese. La Coppa Italia Eccellenza è entrata nel vivo e gli spalti oggi ne hanno suggellato un’altra bella pagina. Per il Melfi oggi sembrano ancora più lontani gli anni della Serie C, sebbene i suoi ultras abbiano ormai maturato una certa tradizione e da anni non fanno mancare il proprio apporto. Come a partita finita, quando la delusione dei giocatori viene parzialmente spenta dall’incitamento dei supporter di casa.

È ora di andarsene, lasciando stavolta il Castello normanno alle mie spalle e godendomi gli ultimi istanti di un sole che morendo finisce per tramutare in rosso-arancio profili di montagne, valli e colline.

Simone Meloni

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