Premetto che i “derby” italiani in campo europeo sono, personalmente, quanto di meno affascinante possa esistere. Le competizioni continentali hanno il valore aggiunto di metterti a confronto con realtà distanti, spesso ostili, che altrimenti non avresti modo di vedere all’opera. Danno poi l’opportunità di viaggiare oltre i confini nazionali e, per certi versi, misurare appieno il valore di una tifoseria. Al contrario, andare a Milano, Firenze, Roma o Napoli per la millesima volta, dovendo sottostare al protocollo italiano relativo all’ordine pubblico e alla vendita dei biglietti, conoscendo menadito l’ambiente degli stadi, abbassa di molto sia l’appeal che l’adrenalina. Il discorso sarebbe stato differente se queste sfide fossero capitate venti o trent’anni fa, quando il nostro movimento era all’apice, per certi versi ingestibile e – di contro – all’estero in molti erano ai primordi del tifo organizzato, mentre altri ancora andavano allo stadio per vedere folkloristicamente la partita e basta. Non è un caso che le sfide europee tra italiane – soprattutto negli anni novanta – ce le ricordiamo un po’ tutti. Sia in campo che sugli spalti. Mettiamoci pure, nel caso di fattispecie, che San Siro sul fronte tifosi ospiti è diventata davvero brutta: tifosi appollaiati a distanze siderali nel Terzo Anello, divisione in due del settore per ragioni strutturali e massa di supporter “normali” che affronta la trasferta meneghina come la più sconclusionata delle gite.

Per la prima volta nella storia, giallorossi e rossoneri si incrociano in Europa. Gli scontri Roma/Milano, infatti, per ora avevano riguardato soltanto l’Inter, vincitrice di due Uefa con Roma (1991) e Lazio (1998). Mentre il Diavolo è reduce dal doppio confronto italiano nella scorsa Champions League, quando ebbe la meglio sul Napoli ai Quarti ma dovette cedere il passo all’Inter in Semifinale. Sulla carta è comunque una sfida interessante, contrassegnata da una storica rivalità e capace di mandare sold out la Scala del Calcio in pochi giorni, settore ospiti compreso, con cinquemila tifosi capitolini pronti a partire, più diverse centinaia assiepati in ogni settore dello stadio. A tal proposito voglio aprire una piccola parentesi sui prezzi, almeno su quelli relativi ai settori occupati dal tifo organizzato: per i romanisti il tagliando costava 35 euro, mentre per i padroni di casa 45. Posto che per me parliamo sempre di prezzi assurdi, è ancora più assurdo – tuttavia – constatare come il match di ritorno la Roma abbia chiesto addirittura 53 (cinquantatré!) euro per le Curve e 47 per il settore ospiti. Prezzi vergognosi, vero. Ma purtroppo resi possibili dal solito menefreghismo delle tifoserie italiche su queste tematiche.

Arrivando abbastanza presto in città non posso far a meno di notare la natura ormai a dir poco cosmopolita, anche in tema calcistico, del capoluogo lombardo: orde di turisti con la sciarpa rossonera al collo si preparano, con tutta probabilità, ad andare allo stadio. È una cosa – a essere onesti – che capisco poco e tollero ancora meno, pure quando la riscontro a Roma. La non tolleranza è data soprattutto dal pensare che la maggior parte di quei tagliandi dovrebbero finire nella mani di chi tifa davvero la squadra in questione e non a turisti (o peggio ancora agenzie) il cui unico scopo è quello di scattarsi selfie e realizzare squallidi video con il cellulare da postare sui social. Ma, ahinoi, l’appeal di alcune società è stato volutamente convogliato verso i mercati esteri per intuibili ragioni commerciali e, logicamente, queste sono le conseguenze. Mettiamoci pure che, nel caso di Milan e Inter, parliamo di società vincenti e con sede in quella che probabilmente è l’unica città italiana in possesso di uno slancio internazionale e il gioco è fatto!

Quando ritiro il mio accredito manca ancora un’oretta al fischio d’inizio, pertanto ho tutto il tempo di raggiungere la mia postazione e cominciare a saggiare l’ambiente del Meazza. La Sud presenta già tutti i suoi striscioni, mentre minuto dopo minuto gli spalti vanno riempiendosi. L’ho già detto e scritto diverse volte, ma repetita juvant: fatta eccezione per il Terzo Anello, l’impianto milanese è senza dubbio tra gli stadi europei più belli, ricchi di storia e fascino. Il solo pensiero che qualcuno voglia abbatterlo mi mette una tristezza infinita. Certi luoghi andrebbero trattati come monumenti e, dunque, al massimo restaurati e restituiti alla comunità per una migliore fruizione. Augurarsi la demolizione di questo stadio mi ricorda quell’uomo che dopo esser stato anni con la donna che l’ha aiutato e spalleggiato nelle difficoltà, quando intuisce di poter “accalappiare” una ragazza più giovane e bella, anche se priva di contenuti, non ci pensa due volte. In una parola: spregevole. Avvicinandosi all’apertura delle ostilità le due tifoserie cominciano a riscaldare i motori, scambiandosi vicendevoli insulti e tentando di spronare le squadre intente nella fase di riscaldamento. Sportivamente parlando questo è un crocevia per entrambi i club e l’accesso alle semifinali permetterebbe loro di sperare anche nell’unico trofeo in cui sono rimasti in lizza. Aggiungo che il Milan – anche per le numerose vittorie e partecipazioni in Champions – non ha un ottimo rapporto con questa competizione e il massimo risultato raggiunto sono due semifinali, perse rispettivamente contro Tottenham (1972) e Borussia Dortmund (2002).

Da un punto di vista canoro il confronto è nettamente più bello e avvincente rispetto a quello di qualche mese prima in campionato. Partono subito bene i romanisti, che per tutta la gara si distingueranno con lo sventolio dei bandieroni in rappresentanza di quasi tutti i gruppi della Sud, ottime manate che coinvolgono soprattutto la parte sinistra del settore (a destra, infatti, si posizioneranno solo Gruppo Quadraro e i ragazzi della Nord) e il solito, potente, coro a rispondere nella ripresa. Ovviamente sentita e potente l’esultanza al gol di Mancini, che archivia l’andata sullo 0-1. In tal senso al centro del settore campeggia la bandiera con il ratto su campo biancoceleste, protagonista delle numerose polemiche post derby, dopo che lo stesso difensore romanista – autore del gol vittoria – l’aveva levata al cielo esultando.

Su fronte milanista, la Sud sfoggia una bella prova, che vede protagonisti assoluti i battimani a tutto settore che restituiscono un’immagine davvero granitica. Poi bandieroni sventolati all’inizio e alla fine dei tempi e tante torce rosse accese che danno davvero un effetto visivo accattivante nelle gare in notturna. Capitolo lanciacori: ha fatto parlare l’alto volume della filodiffusione milanista. Una polemica lanciata dalla RAI e dai suoi telespettatori. La mia risposta: da un punto di vista “stilistico” sarebbe stato meglio abbassare il volume, in modo da non coprire, a volte, i canti dei rossoneri. Se, invece, la guardo da persona che spegnerebbe all’istante il calcio in tv e di certo non ama “Mamma” RAI, posso solamente ridere sonoramente e godere di tutto ciò, immaginando i funzionari della Tv di Stato inveire contro la curva del Milan, spaventati per il calo di share e impauriti dal perdere i diritti, dovendo sostituire un succulento match di Europa League con l’Isola dei Famosi o qualche concerto della “leopardata” Elettra Lamborghini.

Come detto in campo è la Roma a imporsi di misura. Un risultato che lascia apertissimo il match di ritorno e che renderà il clima dell’Olimpico incandescente. Rimango qualche minuto dopo il triplice fischio per ascoltare le ultime dispute verbali tra settori, cominciando poi ad avviarmi verso le uscite, dove un nugolo di gente si dirige alla metro, costringendomi alla “solita” camminata fino a Piazzale Lotto, onde evitare gli ingressi contingentati nella Linea Lilla e la relativa attesa. Il viaggio dell’andata, lo zaino che pesa come un macigno e la partita si concretizzano improvvisamente in una notevole stanchezza. È il sintomo che tensione e adrenalina da partita sono svanite e solo un letto può aiutarmi a ricaricare le pile per affrontare i giorni seguenti, che mi vedranno ancora presente tra campo e spalti. Ma questa è una storia che avrò modo di raccontare. Saluto Milano tutto sommato soddisfatto per quanto visto sugli spalti e, seppure si sia trattato di una “finta” sfida europea, San Siro è riuscito comunque a renderla un minimo fascinosa!

Testo Simone Meloni
Foto Alberto Cornalba