C’è fermento a Molfetta per questa gara fra i locali e la Nocerina che vale molto in chiave salvezza. I gruppi ultras molfettesi, in settimana hanno esposto diversi striscioni in varie zone della città, volti a spronare la tifoseria e gremire il Paolo Poli con l’obiettivo, chiaramente, di difendere la categoria.

Le attese della partita non verrano affatto deluse. Complice la bella giornata di sole, il pubblico che affolla gli spalti risulta più numeroso delle ultime gare, seppur comunque lontano dai pienoni registrati in epoca pre pandemica.

I due gruppi che rappresentano il cuore del tifo locale, e che si identificano dietro i vessilli MOLFETTA ULTRAS e MOLFETTA CASUAL, per l’occasione cercano di coinvolgere in ogni modo i presenti in gradinata. Ad inizio contesa riescono a formare un buon quadrato che costantemente prova a caricare gli undici in campo con ripetuti cori secchi, cori a ripetere, chiedendo a gran voce gli agognati tre punti.

Degno di nota il coro in onore di un noto esponente del tifo locale prematuramente scomparso con relativo bandierone. Un paio di altre bandiere sempre in movimento, qualche torcia accesa nell’arco della disputa, in definitiva buono il loro apporto, che al triplice fischio porta anche i suoi frutti, grazie ad una rete giunta sul filo di lana e che regala tre punti pesantissimi in questa corsa alla salvezza, il cui peso specifico può considerarsi doppio essendo giunti contro una diretta concorrente.

Sul fronte opposto, pochi minuti prima dell’inizio dell’incontro, gli ospiti fanno il loro ingresso nel settore riservato in circa un centinaio. Inscenando un mini-corteo. Restano compatti sino alla rete dei locali, cioè praticamente fino alla fine, accusando però emotivamente il colpo di questa sconfitta che complica il loro cammino sportivo. Sul piano ultras sfoderano un’ottima prestazione, tutti raggruppati dietro un unico striscione, esibendosi nel loro consueto repertorio fatto di cori tenuti sempre con notevole intensità, mani alzate, cori contro Salerno e Cava, a sostegno dei diffidati ed in onore degli ultras scomparsi, per i quali espongono anche un drappo.

Bandierone del gruppo costantemente in movimento, al pari della sua gente, ripetute accensioni di torce. Peccato solo che i loro sacrifici non siano stati corrisposti in campo. A fine partita, a tal proposito, chiamano la squadra sotto il settore e la tengono a rapporto per qualche minuto. C’è una salvezza da conquistare e mancano le ultime decisive battaglie da affrontare col giusto piglio.

Si chiude insomma così una gran bella giornata di tifo, con la consapevolezza per entrambe le tifoserie di aver offerto il massimo. E per quanto a ciò non sempre corrisponda in cambio il massimo in termini di risultati sportivi, la tempra e la grandezza (non meramente numerica) delle tifoserie sta proprio in questo: nel continuare a lottare, nel cadere avendo sempre la forza di ricominciare.