In questa sciagurata stagione, l’ennesima degli ultimi anni, il Messina si ritrova a vivere il suo incubo ricorrente: una squadra costruita con pochi soldi, chiamata all’ennesimo miracolo, nella speranza di salvare la categoria e sperare in un futuro migliore che, nel migliore dei casi, si rivela un loop in cui ricominciare con lo stesso infernale supplizio.

L’inizio della fine per i giallorossi è coinciso per certi versi con la promozione in Serie A, un triennio che ha segnato nel bene ma anche nel male la storia calcistica del club siciliano. Il club allora guidato dal giovane e vulcanico Franza, conquistò una storica promozione in massima serie ma soprattutto lasciò lo storico impianto Giovanni Celeste per spostarsi nel più moderno San Filippo, dal 2016 intitolato al compianto mister Franco Scoglio, impianto quest’ultimo sicuramente meno provato dal tempo ma anche molto meno adatto al tifo.

Sono passati ormai 15 anni dalla squadra dei Zampagna e Di Napoli che fece battere i cuori di tutta la città, il presente invece è ben più nebuloso, figlio di fallimenti, cambi al vertice societario e l’onta del derby cittadino che nessuno si sognava di giocare qualche anno fa. In tutta questa confusione, l’unica certezza riguarda gli ultras, sempre al proprio posto nonostante l’orizzonte calcistico spesso frastagliato che ha contraddistinto la loro storia recente.

A Monopoli, per esempio, il Messina ci arriva da fanalino di coda e con la vaga speranza di una vittoria che aiuti a guardare avanti con più ottimismo. Si gioca sì di domenica ma alle 17 30, e in questa domenica in cui arrivo puntualissimo, nonostante le varie pericolose coincidenze su rotaia da far combaciare, la mia curiosità mi spinge non tanto verso i monopolitani che ho visto innumerevoli volte, ma nei pressi del settore ospiti. Avevo sentito parlare tanto bene di loro e del loro stato di forma, e non posso che confermare la piacevolissima sorpresa che anche per me hanno costituito.

Primo possente coro, che in un propizio momento di silenzio viene ascoltato da tutto lo stadio, è quello contro Sciotto, patron della compagine peloritana con cui da tempo i rapporti sono deteriorati. Dopo di che la loro prova è superlativa. Ottimamente compatti, riescono a dare una buona impressione non solo visiva, ma anche nell’incitamento costante per tutti i novanta minuti, nonostante la squadra ancora una volta non giri affatto bene. Tantissimi altri cori contro la presidenza, manate di pregevole fattura, così come nel complesso positiva è tutta la loro prova. Non posso che fare i complimenti a questo gruppo di lunga tradizione, sempre presente al seguito dei giallorossi. A fine gara, squadra sotto al settore a testa bassa davanti a chi ha macinato chilometri su chilometri per sorbirsi l’ennesima sconfitta che affonda il Messina all’ultimo posto.

Per quanto riguarda la tifoseria di casa, chiedo venia se mi sono dilungato soprattutto sui loro avversari, ma mi sono pronunciato abbondantemente già in diversi servizi. Li ho visti praticamente in tutte le categorie fin da quando bazzicavano loro malgrado quelle inferiori ed è davvero un peccato vederli separati. Un potenziale incredibile il loro, che purtroppo viene diviso sui due fronti ed inevitabilmente disperso. Due entità, al netto delle differenze, che trasudano passione, come acaduto anche oggi, quando hanno offerto tanto colore e tanto sostegno. Il mio ricordo di loro, mi porta sempre con la mente in Ecellenza, quando erano capaci di offrire una curva piena, compatta e davvero massiccia nel sostegno. Un ricordo che cozza con questo presente così diverso, nonostante la serie C in cui la loro compagine continua a garantire buone stagioni. Ma anche un presente in cui le due anime, se prese singolarmente, dimostrano una innegabile vitalità e con essa la viva certezza, non solo speranza, che prima o poi quei giorni di gloria possano di nuovo tornare.

Massimo D’Innocenzi