La vendita dei cento tagliandi per i sostenitori amaranto è cominciata martedì, numero limitato in quanto il settore ospiti dello stadio di Montespaccato è piccolo e non può contenerne di più, ma già l’indomani si vociferava di un divieto definitivo per via degli incidenti di Arezzo-Livorno la domenica precedente. Solo 24 ore dopo in effetti, viene ufficializzato il divieto con il rimborso di tutti i cento biglietti già emessi per cui, con mia grossa amarezza, mi approccio ad un incontro monco, svuotato completamente della sua essenza e del calore proveniente dalle gradinate.

A Montespaccato ci sono già stato circa 4-5 anni fa, si disputava il campionato d’Eccellenza contro il Casal Barriera, ma i cambiamenti per l’unica tribuna dello stadio sono stati diversi: non c’è più la copertura ed inoltre è aggiunto un divisorio per ricavarne un settore per gli ospiti. Nonostante il divieto di trasferta ci sono agenti della Digos a presidiare il territorio. Presenti complessivamente un centinaio di tifosi e rispetto al passato non c’è la tifoseria che seguiva il Montespaccato. Pochissimo altro da dire se non che a pagare sono sempre i tifosi e mai chi dovrebbe garantire la sicurezza e poi non ci riesce. Si continuano a vietare tranquillissime trasferte solo per punire, senza alcuna velleità educativa o riabilitativa. Una strategia miope portata avanti nonostante negli anni non abbia prodotto alcun risultato, se non appunto mortificare a scopo ipoteticamente deterrente ci fa sacrifici per seguire la propria squadra. Alla stessa maniera in cui si puniscono società con multe per responsabilità oggettive quando oggettivamente hanno meno colpe dei tutori dell’ordine. Senza parlare dei mancati incassi che a queste latitudini sono una boccata d’ossigeno (negato, in questo caso).

Per la cronaca la partita finisce 1-1 con l’Arezzo che recupera ben oltre il novantesimo, poi al triplice fischio finale la squadra compatta si dirige sotto il settore ospiti completamente vuoto, applaudendo e sfoggiando delle magliette nere con sopra scritto: “PER I TIFOSI AMARANTO, PER CHI È SEMPRE AL NOSTRO FIANCO!”, prima di rientrare mestamente negli spogliatoi. Un gesto che vale più di mille parole, le stesse che sarebbero da ripetere nelle stanze dei bottoni a chi prende queste assurde decisioni, volte più a criminalizzare e reprimere indistintamente che a cercare di capire e trovare delle soluzioni.

Marco Gasparri