Quella di aspettare il pullman della squadra davanti al Petitot è diventata una piccola tradizione a Parma, nei momenti cruciali, così anche nella gara fra i ducali e il Lecco, il solito stuolo di tifosi incita e accompagna la squadra verso lo stadio. Sembrerebbe facile questo testa-coda fra la prima e l’ultima in classifica, portare però la tifoseria a spingere la squadra in campo sin dal loro arrivo in pullman è un modo come un altro di non dare nulla per scontato, di tenere alta la guardia, di portare a compimento questa lunga cavalcata verso la Serie A che è ormai alle battute finale e aspetta solo matematica e altri verdetti più tardivi.
Prima della gara, sia dai Boys che dal Centro di Coordinamento, vengono distribuiti dei cappellini gialli che per quanto al cospetto dei sedicimila presenti odierni fosse difficile renderli impattanti in termini di colpo d’occhio, si notano comunque parecchio e fanno il loro effetto, soprattutto nel momento dell’ingresso dei ventidue in campo, quando in basso in Curva Nord, viene issato lo striscione “Ed i colori che noi portiamo sono la gloria”, chiara citazione del noto coro.
Ancora una volta sold out la Nord, pienone favorito dalla scelta societaria di perseverare nel coinvolgimento dei giovani tifosi: biglietti a cinque euro per gli under 18 e settore davvero pieno di ragazzi e ragazze, cosa che potrebbe essere un investimento in chiave futura tanto per il Parma Calcio quanto per la Curva stessa. Contano e servono i risultati ma serve anche e semplicemente, senza scomodare sedicenti espertoni di marketing, una politica di prezzi stabilmente popolari.
Dal punto di vista del tifo vero e proprio, Curva Nord veramente ai massimi livelli, tornata a essere quella di inizio campionato, la stessa che poi ha ceduto a un fisiologico periodo di calo. Ma ora, con la Serie A sempre più ad un passo, lo stadio sembra diventata una polveriera, in cui basta la scintilla di un coro, che tutti lo cantano, anche la tribuna; i distinti aiutano con le mani e c’è un entusiasmo diffuso, inevitabilmente contagioso per la squadra in campo che a sua volta incentiva il tifo con una prestazione senza sbavature. Sciarpata finale che è un muro e squadra che dopo il triplice fischio va a festeggiare sotto di loro, indossando anch’essa lo stesso cappellino giallo dei tifosi: a questo punto manca solo un altro piccolo sforzo nella trasferta di Bari, per mettere definitivamente il matematico sigillo a questo campionato.
Bellissima anche la presenza e la prestazione da Lecco, da cui sono arrivati 712 tifosi blucelesti, numeri importanti, ottimi se si considera il campionato mortificante della propria squadra, tornata in B dopo cinquant’anni e retrocessa proprio quest’oggi, dopo una sconfitta senza appelli per 4a0. Se la compagine in campo non ha praticamente mai nemmeno lontanamente sperato di salvarsi, gli ultras lecchesi sono stati protagonisti di un’ottima stagione, portando ovunque numeri e tifo sorprendenti, anche nei luoghi più remoti. Fanno lo stesso anche al “Tardini”, dove sostengono la propria maglia e i propri ideali per tutta la partita, segnalandosi infine per uno striscione di solidarietà verso i monzesi. Nel mondo ideale o nel più concreto ambito stadio, se proprio non vogliamo trascendere in metafisica, loro non sono affatto retrocessi.
Giovanni Padovani