Mi tocca un compito tutt’altro che facile. Parma-Reggiana è stata una di quelle partite che ha fatto vibrare il cuore a quelli della mia generazione. Quelli nati sul finire degli anni ottanta, che hanno cominciato ad avvicinarsi al mondo delle curve quando queste vivevano gli ultimi sprazzi di genuinità e libertà. Il derby dell’Enza era una di quelle sfide che sognavi di vedere, pur sapendo che sarebbe stato difficilissimo vista la differenza di categorie e di status tra i due club: il Parma in A a giocarsi coppe e campionati, la Reggiana ad arrancare in Serie C.
Mi tocca un compito tutt’altro che facile perché, lo dico subito, a livello di ambiente e tifo questo Parma-Reggiana mi è piaciuto davvero poco. Anzi, sempre per essere sinceri, lo spettacolo visto all’interno del Tardini è finito per essere una vera e propria delusione. Fortuna che posso sempre dire di aver visto quello di andata, dove le cose andarono diversamente e che comunque resterà per sempre una delle partite dal più alto significato storico/calcistico che io abbia visto negli ultimi anni.
Ma andiamo con ordine, premettendo che non tutte le ciambelle escono con il buco e una giornataccia ci può stare per tutti.
Quello che sicuramente ha fatto più discutere di questa partita non è stato il risultato sul campo, ma quanto avvenuto al di fuori dello stadio. Avendo visto solo le cose parzialmente e non essendo neanche così addentrato nelle situazioni specifiche di parmigiani e reggiani non sono sicuramente in diritto di inoltrarmi in disquisizioni di tipo “tecnico”, dove inoltre si rischierebbe pure di farsi risucchiare dal vortice di “chi ce l’ha più lungo” e prestarsi a stupide strumentalizzazioni.
Di sicuro il servizio d’ordine preposto per questa partita è stato insufficiente. Ha fatto acqua da tutte le parti per dirla tutta. Le immagini dei reggiani che sfondano l’esiguo schieramento di polizia in stazione e percorrono a piedi buona parte delle vie cittadine è sotto gli occhi di tutti. E la cosa fa ancor più “ridere” se si pensa che, un paio di giorni prima del match, proprio la Questura ducale aveva emesso un comunicato con il diktat da seguire per tutti i tifosi (più che altro una vera e propria carta dei divieti, evidentemente unica cosa su cui in Italia si è davvero forti e decisi).
Prevenire è troppo difficile e intelligente per loro. E probabilmente non alimenta a dovere il dibattito pubblico che troppe volte ha portato a giustificare l’adozione di misure repressive nei confronti di classi sociali ben delineate (ultras e manifestanti docet).
A quattro giorni dall’accaduto una domanda continua a tormentarmi: sono troppo malizioso io a vederci una sorta di “trappola” per poi favorire un’eventuale pioggia di Daspo o si tratta proprio di gravi negligenze da parte della polizia? In ambo i casi, la risposta sarebbe comunque grave. Resta il fatto che, nell’era dei controlli capillari, delle tessere, dei divieti, delle telecamere e delle scorte in stile Guerra del Golfo lasciar passare qualche centinaia di tifosi e rischiare incidenti in pieno centro cittadino è un errore davvero troppo grossolano per chi come compito ha quello di mantenere l’ordine pubblico.
E per quanto si tratti di un derby sentitissimo, parliamo pur sempre di un evento a cui partecipano qualche migliaio di persone, di cui solo una minima parte può creare tensioni. Comunque va sottolineato come – al di fuori della parte scenica del tutto – non si siano registrati particolari danni a cose o persone, anche perché dopo un po’ la polizia è riuscita a riprendere i tifosi granata inquadrandoli in un corteo verso lo stadio.
Altro punto della faccenda è, per l’appunto, lo stadio. Ovviamente la cornice di pubblico è importante, la Reggiana torna al Tardini dopo venti anni. La pioggia cade in maniera battente sin dalla tarda mattinata e con il passare del tempo non solo non accenna a diminuire, ma paradossalmente aumenta d’intensità. Con uno stadio scoperto e i tifosi costretti ad assorbire litri e litri di acqua piovana, di certo ci può stare che il tifo e l’ambiente non siano al massimo.
Però, come detto, mi aspettavo ugualmente di più.
All’ingresso in campo delle due squadre la Nord si presenta con un bel mix tra fumogeni e cartata: un impatto retrò certamente apprezzabile. Tuttavia durante la partita gli ultras parmigiani stenteranno a decollare. Soprattutto nel primo tempo i cori eseguiti sono davvero pochi e – cosa davvero inusuale per la tifoseria gialloblù – si nota solamente un bandierone a sventolare nel settore, ma questo credo sia dovuto all’acqua che con il tempo li avrebbe resi pesanti e impossibili da sventolare. Nella ripresa la situazione migliora un pochino dopo il vantaggio siglato da Baraye, ma la prestazione resta comunque ben al di sotto della sufficienza.
È un giudizio sincero. Così come in questi anni ho sempre elogiato l’approccio allo stadio dei Boys, stimando il loro modo di fare tifo e la loro umiltà nel calarsi nuovamente nella selva delle categorie inferiori, stavolta non posso esimermi dall’esprimere un parere negativo. Atteso che una prestazione sottotono – come detto – può capitare a tutti e constatato che, in fondo, in questi due derby sono state sempre le tifoserie ospiti a rendersi protagoniste (all’andata i supporter ducali erano stati autori di un tifo davvero magistrale al cospetto di una performance non eccelsa da parte dei dirimpettai).
Su fronte reggiano, per l’appunto, il tifo va un po’ meglio. Non una prestazione eclatante, sia chiaro, ma senza dubbio si nota che i tifosi della Regia quest’oggi sono pervasi da una “rabbia” forte e chiara. La loro squadra viene da annate nere, con tutto lo schifoso contorno dell’affaire Sassuolo che ha forgiato e accesso ancor più l’animo dei granata. Non lo nascondono e ci tengono a sottolinearlo. L’appunto che mi sento di fargli, più che altro, è quello numerico. Dopo tanti anni era forse lecito attendersi qualcosina di più. Per contro mi rendo conto che annate letteralmente “di fango” e la pioggia battente possano aver allontanato quei tifosi non appartenenti – neanche marginalmente – al discorso di curva. Tanto è vero che i presenti nel settore ospiti mi hanno dato l’idea di essere tutti vicini o prossimi al tifo organizzato.
Se a livello di tifo quindi non è stato il massimo, il derby è comunque accesissimo tra i tifosi di tribuna, che non perdono tempo per offendere in ogni modo gli avversari e deriderli dopo il fischio finale, che sancisce la vittoria del Parma. Questo per dire che l’astio e il campanilismo permane forte e sentito tra le due città, e non sono stati certamente vent’anni di assenza ad affievolirlo.
Mentre mi dirigo verso la stazione, la pioggia cade ancora senza lasciare il minimo presagio a una resa. È forse la migliore istantanea di una giornata complicata da descrivere e sommessa nei suoi contenuti più intrinsechi.
Testo di Simone Meloni.
Foto di Sebastien Louis e Giovanni Padovani.
Video di Francesco Passarelli.
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