Oggi finalmente posso dire di assistere a un buon colpo d’occhio numerico all’interno del Palacarrara: nonostante il non irresistibile fascino dell’avversario (Urania Milano, quando soli 6 anni fa la Baraonda Biancorossa si permetteva di entrare al Mediolanum Forum cantando “Salutate la capolista” nei confronti dell’Olimpia Milano), il numero di presenti è quantomeno accettabile, mentre ben oltre questo termine si attesta la Curva Pistoia.

Prima di concentrarmi sulla partita e sul tifo trovo doveroso soffermarmi su un episodio abbastanza controverso: come descritto nelle precedenti cronache, nelle prime partite il bar del palazzetto è rimasto chiuso. In questa giornata si riesce a superare il livello del ridicolo in quanto il bar apre, è vero, ma solamente ai possessori dei biglietti di tribuna e gradinata; nel prepartita, ad alcuni ragazzi che vogliono semplicemente acquistare una birra, viene chiesto dagli addetti della sicurezza di esibire per prima cosa Green pass e documento(!) poi una volta entrati, viene intimato loro di uscire in quanto il bar avrebbe aperto un’ora prima dell’inizio della partita, per poi concludere questa pagliacciata vietando l’ingresso a chi sprovvisto del biglietto dei suddetti settori. Non è un’attenuante che successivamente gli addetti alla sicurezza, ma anche alcuni dirigenti di Polizia, si giustifichino con il più classico dei: “Ci è stato detto di fare così”. Vediamo come si evolverà nelle prossime giornate questa vicenda, poiché anche i gestori del bar hanno ammesso che senza poter vendere (soprattutto) da bere ai “curvaioli”, aprire la domenica risulta una mossa economica sconveniente.

Terminata questa polemica riflessione, veniamo alla partita. Il settore più caldo della curva, quello centrale, fa veramente una bella impressione a livello numerico. Tanti i ragazzi che fanno un bel quadrato (comunque migliorabile a livello di pura collocazione nel settore) e che danno vita a un supporto costante e uniforme per tutta la gara. La partita, ovviamente, aiuta: tirata, punto a punto, ma soprattutto combattuta dalla squadra sul parquet. Quest’ultimo è infatti l’aggettivo che più attira e rende partecipe il pubblico di fede pistoiese, che nei momenti più importanti segue la Baraonda, rendendo l’ambiente davvero caldo e appassionato.

Qualche fischio arbitrale poco condiviso porta un po’ di pepe all’interno del pubblico (una delle poche valvole di sfogo, poiché anche oggi il settore ospiti è tristemente vuoto, a causa dell’inesistenza del tifo organizzato al seguito dell’Urania Milano), ma a fare da padrone sono i cori dedicati al supporto della squadra toscana, accompagnati da battimani eseguiti dall’intero palazzetto, una sciarpata e da numerose bandierine volte a colorare il settore.

Sul parquet la partita risulta particolarmente equilibrata, e infatti sarà necessario un overtime per decretare la vittoria della squadra biancorossa, con il punteggio di 90 a 81: come di consueto per ogni vittoria, la squadra si reca sotto il settore a esultare assieme alla Baraonda. A fronte di ogni scusante (capienza ridotta, pandemia, auto-retrocessione post ultime stagioni sportive travagliate nella massima serie o comunque entusiasmo ridotto dopo i primi splendenti anni di Serie A1) è veramente esaltante assistere a una prestazione di tifo come quella di oggi, che restituiscono una Baraonda Biancorossa particolarmente attiva e intraprendente, sperando che sempre più ragazzi tornino (o si affaccino per la prima volta), per rendere ancora più caloroso e numeroso il tifo pistoiese: è doveroso evidenziare come una grossa mano la stia dando una squadra battagliera e vincente in campo.

Lo zoccolo duro è intanto già pronto a organizzare la trasferta di Biella, acerrima rivale degli amici (con un rapporto un po’ raffreddato negli ultimi anni) di Torino. A causa della convocazione di due giocatori biancorossi nelle proprie nazionali, il match casalingo del 28 novembre contro Capo d’Orlando è stato spostato. La Baraonda sarà quindi protagonista, dopo la trasferta di Biella, di una nuova trasferta a Torino.

Testo di Edoardo Pacini
Foto di Daniele Bettazzi