Pomezia-Livorno presumibilmente sarà l’ultima partita della stagione 2021-2022 cui assisterò, e per l’occasione, in extremis, avrò il piacere di rivedere e di viaggiare insieme al nostro caro Michele. Partiamo in anticipo in direzione Pomezia e sicuramente la distanza aiuta, anche perché poco dopo l’ora di pranzo la Pontina è praticamente vuota. Di solito questa strada viene percorsa da gente che va a lavorare nelle fabbriche adiacenti oppure – di questi tempi – va al mare, al contrario di noi malati partitellari che fino all’ultimo, indomiti, continuiamo a seguire qualsiasi match capiti a tiro.

Ma oggi la sfida è di quelle che conta, nonostante sia una finale di un play off di Eccellenza Nazionale. La striminzita vittoria della nobile decaduta Livorno all’andata (2-1) dà alla gara quel pizzico di brivido in più; inoltre da queste parti quando è di scena il Livorno e la sua calda tifoseria c’è sempre da stare all’erta per ogni evenienza.

Si gioca al vecchio e storico Comunale di Via Varrone e il presidente del Pomezia Bizzaglia, come promesso, non farà pagare nessun biglietto d’ingresso rendendo gratuita l’entrata sia per i locali che per gli ospiti (come fatto per tutta la stagione), rinunciando pertanto a un buon incasso. Arriviamo nei pressi dell’impianto che manca oltre mezz’ora al fischio d’inizio e ci rendiamo dell’ingente afflusso di pubblico non riuscendo a trovare un posto per la macchina, tanto così siamo costretti a parcheggiare nelle vie adiacenti facendoci un tratto a piedi. Una volta ritirati gli accrediti e messo piede in campo ci rendiamo conto che lo stadio è quasi totalmente pieno. Con il settore ospiti occupato da circa trecento tifosi labronici.

A differenza della sfida disputata Tivoli contro la W3 Maccarese nel turno precedente, questa volta il colore c’è ed è dato dalla presenza dello striscione della CURVA NORD FABIO BETTINETTI oltre a vari stendardi appesi che rendono più vivace lo spicchio di tribuna riservato ai toscani.

Sul fronte casalingo attualmente Pomezia non ha una tifoseria organizzata e c’è da dire che a livello ultras non ha mai offerto un granché, se togliamo alcune brevi parentesi come l’anno della serie C. Ma oggi ovviamente l’importanza della partita e l’entrata gratuita favoriscono il pubblico delle grandi occasioni. Inoltre va detto che il Livorno e la sua tifoseria richiamano sempre tifosi, appassionati, gente politicamente attiva (sia dell’uno che dall’altro schieramento), curiosi di vedere (e non solo) all’opera la tifoseria labronica. Una curva che crea sempre uno spartiacque in chi la osserva, basti pensare che in questi anni sono pochissime le tifoserie che si sono dimostrate realmente apolitiche quando hanno fronteggiato gli amaranto.

In virtù di ciò oggi si nota la presenza di un paio di gruppetti, sia nella parte alta della tribuna – ragazzi più giovani – che nella parte bassa, dove si posizionano tifosi più grandi d’età. Ovviamente non essendoci nulla di organizzato, a livello corale fanno veramente poco e tolte le esultanze conterò circa una decina di cori cantati nell’arco di tutta la gara. La maggior parte contro Livorno e i livornesi.

Dopo questa doverosa introduzione alla nostra partita sugli spalti: i livornesi sono carichi e lo si nota dal prepartita, quando effettuano diversi cori accompagnati da imponenti battimani a tutto settore. Una volta entrate le squadre in campo gli ospiti non fanno nulla di trascendentale a livello coreografico continuando a tifare per la squadra, sventolando qualche bandiera e alzando un paio di stendardi (deduco che i bandieroni che sventolavano fuori non siano stati fatti entrare per ragioni di sicurezza). Mentre i padroni di casa si presentano con attaccato un grosso striscione rossoblù alla balconata che mi sembra un po’ una frecciatina al Livorno e all’attuale situazione del Pomezia: “C’E’ CHI VIVE DI RICORDI E CHI ILLUMINA IL PRESENTE”. Inoltre vengono accesi un paio di fumogeni blu e tre fumogeni rossi a creare un bell’effetto visivo (non c’è che dire hanno sempre il loro fascino i fumogeni).

Nella prima frazione i labronici partono molto forte e sono padroni assoluti degli spalti. Poco dopo il quarto d’ora hanno la strada spianata dato che gli animi in campo si accendono e in seguito a un alterco e una parola di troppo ne fa le spese Ruggiero che lascia il Pomezia in dieci uomini. Il nervosismo del campo si trasferisce sulle gradinate, con i tifosi pometini che – dopo aver stuzzicato a più riprese gli ospiti senza sortire nessun effetto, lanciano una torcia nel settore ospiti che i livornesi prontamente rilanciano nel settore di casa -. Da qui ci sarà un fitto lancio di oggetti da ambo le parti, con l’arbitro costretto addirittura a sospendere la partita per una decina di minuti buoni.

Molto probabilmente una decina di anni fa sarebbe stato un semplice scambio di oggetti, con i giocatori che non se ne sarebbero nemmeno accorti. Oggi tutto desta più clamore e alla fine è costretta a intervenire la polizia in tenuta antisommossa, che entra nel settore locale e va a sistemarsi vicino al divisorio, con i colleghi in campo che invece interverranno passando dalla pista d’atletica al campo, in un primo momento salendo le scale del settore ospiti (sbagliando?) e poi riuscendo per raggiungere i colleghi in tribuna.

Interverranno pure il presidente del Livorno Toccafondi – invitando i propri tifosi alla calma – e un paio di giocatori labronici, i quali si arrampicheranno all’inferriata per parlare da vicino e cercare di calmare gli animi. Poi tutto si placherà e riprenderà regolarmente il gioco, ma gli ultras livornesi faticheranno un pochino per ricompattare il settore e riprendere a tifare normalmente. Mentre la squadra in campo, benché abbia il vantaggio numerico dopo trentasette minuti capitolerà. L’esultanza del giocatore pometino Teti sarà provocatoria, con le orecchie tappate sotto al settore ospiti e conseguente reazione dei toscani che lanceranno qualche bottiglietta in campo.

Al quarantacinquesimo minuto il Pomezia raddoppierà scatenando l’entusiasmo dei propri sostenitori che accenderanno un fumogeno blu; invece, dalla parte opposta, sia i giocatori che i tifosi non crederanno ai propri occhi ed andranno al riposo sotto di due gol decretando la sconfitta momentanea. Nonostante ciò, gli ultras amaranto non smetteranno d’incitare la squadra seppur con un leggero calo d’intensità corale.

Inizia la ripresa e i livornesi riprenderanno a tifare venendo ripagati dal gol del 2-1 di Vantaggiato su rigore. Marcatura che ristabilirà la parità con il risultato della partita d’andata, scatenando l’esultanza degli ultras ospiti, che torneranno poi a tifare sugli standard del primo tempo con una quantità davvero notevole di manate ad accompagnare i cori.

Dopo cinque minuti di recupero l’arbitro decreta la fine della partita e si va così ai supplementari, dove ci saranno ancora attriti con la tifoseria di casa, neanche a dirlo a tema politico. Così tra il caldo persistente, la squadra che praticamente sembra smettere di giocare a favore del Pomezia che va vicino al terzo gol in un paio di occasioni, i livornesi avranno un calo fisiologico e solo la parte centrale rimarrà ad incitare la squadra fino alla fine. Si andrà ai calci di rigori.

I tiri dagli undici metri fotograferanno perfettamente la situazione dei labronici in questi ultimi tempi, non tanto nel girone – dato che lo hanno vinto con dieci punti di vantaggio – quanto nei play off: una maledizione sembra essere piombata su di essi dapprima con i play off dove sia il Figline Valdarno che il Tau Altopascio hanno incredibilmente ed inaspettatamente violato l’Armando Picchi, poi con i play off nazionali dove le squadre laziali sembrano aver messo in grossa difficoltà il gioco degli amaranto.

Ai rigori sbaglia subito Vantaggiato per il Livorno, poi nella seconda tornata Celli del Pomezia si fa parare il rigore. Nelle altre tre serie segnano tutti. Si prosegue con i rigori ad oltranza dove nella prima serie sbagliano entrambe i giocatori, ma nella seconda Ghinassi del Livorno sbaglia nuovamente. Otero del Pomezia manda tutti sotto la doccia e la sua squadra in serie D.

La tribuna pometina è in trionfo con i tifosi che accendono un fumogeno giallo e lo gettano in campo mentre il settore livornese è nello sconforto e depressione più totale. Così da una parte si festeggia questa vittoria a sorpresa con tanto di magliette celebrative, spumante, giocatori che si arrampicano alla rete per festeggiare con i propri sostenitori, invece pochi metri più in là lo sconforto e la depressione vengono messi da parte e subentra la rabbia che sfocerà in una sorta di contestazione, con i giocatori sotto al settore che parlano con alcuni ultras nella maniera più pacifica e tranquilla possibile.

Alla fine i giocatori si tolgono tutti la maglietta lasciandola sotto al settore dei supporter toscani. Va bene perdere, ci mancherebbe, ma Livorno non merita certe umiliazioni, come non merita la tifoseria di sorbirsi un altro anno di Eccellenza Toscana. Quasi sicuramente il presidente Toccafondi punterà sul ripescaggio, personalmente a me non piacerebbe salire di categoria senza vincere sul campo, ma acquistando il titolo di un’altra compagine o peggio ancora sfruttare le disgrazie di altri. Purtroppo attualmente in questo calcio sta prendendo sempre più piede questo genere di cose, ma lo sport, quello vero, è tutt’altra cosa…

Lasciamo lo stadio prendendo la direzione opposta da dove siamo arrivati e passando in mezzo agli ultras livornesi che si apprestano a ripartire con i mezzi privati per tornare a casa. Un numero spropositato di blindati e macchine della polizia con la celere schierata chiudono le via adiacenti, addirittura vedo due poliziotti seduti sui rispettivi cavalli. Scena che sinceramente non vedevo da un po’.

Dopo qualche minuto gli amaranto partono con i mezzi delle forze dell’ordine che si mettono sia in testa che a chiudere la colonna di macchine che lascia Pomezia. Poco dopo ecco uscire i giocatori pometini dagli spogliatoi e insieme a qualche tifoso rossoblù raggiungeranno la piazza principale a piedi e in corteo, esultando e cantando i cori del momento.

Con questa vittoria forse il patron Bizzaglia ha dissipato tutti i suoi dubbi se comprare una squadra di categoria superiore o proseguire con la sua creatura che dopo appena due anni ritrova la Serie D.

Marco Gasparri