Ginevra, 29 marzo 1984. La Virtus Roma sale sul gradino più alto d’Europa battendo Barcellona in finale di Coppa dei Campioni. La coronazione, condita anche dalla Coppa Intercontinentale che verrà, dello scudetto conquistato l’anno precedente, che ha portato per la prima volta la Capitale alla ribalta della pallacanestro italiana. Fanno festa i ragazzi di Bianchini, fa festa una città che solo un anno prima si è affermata anche nel calcio, con la Roma scudettata.

Luci che si perdono nel tunnel. Lontane ormai trentasei anni. Quasì metà secolo. Una distanza temporale ancor più lontana e incolmabile, attualmente, se si pensa al periodo che sta vivendo il basket a Roma. Con la propria squadra relegata in A2, avversaria, oggi, di un’altra Barcellona. Quella che come suffisso ha Pozzo di Gotto. In Sicilia.

Più di qualcuno gioca sulle affinità, prettamente nominative, con lo storico club catalano. In molti, però, lo fanno con l’amaro in gola. A sottolineare come il tonfo dei capitolini sia stato fragoroso e per nulla mandato giù da chi il Palazzetto dello Sport lo ha affollato sempre, a prescindere da risulti, gioie e delusioni. Ironia della sorte, e proprio a far da contraltare a quel periodo aureo per la Virtus, i siciliani occupano attualmente l’ultimo posto in classifica. Anche loro distanti dai fasti, poi non così lontani, gloriosi dei campionati disputati in massima divisione e degli scoppiettanti derby con Capo d’Orlando.

L’altalenante campionato della Virtus Roma conosce un’altra vittoria interna, grazie a una super prestazione di Voskuil. Sugli spalti come sempre i ragazzi delle Brigate offrono il loro sostegno con ottimi picchi, mentre nulla da segnalare su fronte ospite. Benché la compagine sicula, storicamente, abbia sempre potuto contare su un gruppetto di fedelissimi che spesso l’hanno seguita in diverse zone del Paese.

Per il pubblico romano resta la certezza, e il rammarico, di attraversare una stagione fondamentalmente priva di obiettivi. In cui difficilmente si punterà alla risalita in A1, anche tramite i playoff. Del resto se si è deciso di auto retrocedersi, perché lottare per una promozione che, a dire della presidenza, ricreerebbe quei problemi che hanno portato alla non iscrizione in massima serie? Di certo appare difficile, e forse poco sensato, disputare un’altra stagione con queste credenziali. C’è chi sostiene che sarebbe meglio ripartire da zero, ma con più obiettivi e traguardi da tagliare. Perché, in fondo, varrebbe la pena azzerare tutto permettendo di operare a chi ha voglia e capacità di ridare nuova linfa a chi per Roma rappresenta un punto cardine della sua storia sportiva.

Simone Meloni