Ironia della sorte, che poi di divertente ha ben poco, stavolta ad essere colpiti da una delle tante assurde regole cui il calcio degli ultimi anni ci ha abituato, non sono le curve, bensì le tribune. Frosinone-Pescara è una gara anomala nel suo genere, è una gara dove di fatto la maggior parte delle presenze si registra grazie a chi frequenta le curve.

Dopo gli ormai noti fatti di Frosinone-Entella, la società ciociara ha subito una pesante sanzione pecuniaria più due giornata di squalifica dei settori Distinti e Tribuna Centrale. Il ricorso effettuato soprattutto per avere le porte aperte in vista del derby con il Latina è stato vinto a metà, con una riduzione della sanzione sia sotto l’aspetto economico che pratico. L’interdizione dei settori succitati è passata infatti da due a una giornata, che avrebbe dovuto esser scontato nell’attesissimo match contro i rivali pontini. Ciò che è successo nelle ore postume la sentenza della CAF è cronaca facilmente consultabile ovunque, e non è affar mio tornarci in questo articolo. Sta di fatto che il derby è stato rinviato, e la squalifica scontata effettivamente proprio in questo sabato pomeriggio che vede i ciociari opposti agli abruzzesi.

Un gran casino, insomma. Tipico delle gestione carnevalesca del calcio italiano e dei suoi tifosi. Tanta confusione che mi fa tentennare fino all’ultimo se venire o meno al Matusa. Sì perché in tutto ciò va ricordato che neanche la presenza dei supporters pescaresi è assicurata. Dopo i fatti di Latina agli ultras adriatici sono state vietate tutte le trasferte, con il solito metro medioevale e fanciullesco di punizione per non essersi comportati bene. Tuttavia con un po’ di sorpresa vengo a sapere che l’accesso al settore ospiti sarà loro consentito, e in settimana i Rangers emanano un comunicato invitando la tifoseria a seguire il Delfino in questa importante sfida.

Raggiungo il capoluogo ciociaro in pullman, mezzo comodissimo visto che abito a pochi chilometri dal capolinea di Anagnina. Viaggio baciato dal bel sole primaverile, con tante persone che fanno rientro in terra natia dopo una settimana passata a Roma in veste di lavoratori. Scendo a poche centinaia di metri dal Matusa e subito noto un impressionante dispiegamento di forze dell’ordine. Se da una parte sono le ovvi prove generali del derby che verrà giocato tra tre giorni, dall’altro, almeno secondo me, si vuole dare il chiaro segnale che nessuna bagarre è consentita dopo le figuracce inanellate dalla Questura locale in merito alla faccenda Frosinone-Latina, dove tutte le italiche incapacità di assumersi responsabilità sono venute fuori latenti e spavalde. Ma chiaramente, anche in questa occasione, scaricare la colpa sui tifosi è stata la cosa più semplice e spontanea di questo mondo.

Ritiro il mio accredito e prima di entrare opto per un giro attorno allo stadio. E’ tanto tempo che non lo faccio. Camionette, agenti antisommossa e polizia in borghese un po’ ovunque. Sembra debba arrivare Papa Bergoglio da un momento all’altro, mentre invece quest’oggi sulle gradinate siederanno davvero poche migliaia di spettatori, più una rappresentativa ospite. Ovviamente i tempi in cui era consentito svoltare anche l’angoletto che dalla Tribuna Laterale conduce al settore riservato a chi viene da fuori sono lontani anni luce, e appurato che ormai il calcio in Italia è trattato alla stregua delle retate contro la mafia, mi rassegno ad entrare.

Non prima però di aver assistito ad una scena simbolo. Un signore sulla settantina, vestito con i classici abiti folkloristici ciociari, con tanto di cesto in legna con ciambelline al vino dentro, si avvicina all’entrata. La steward lo blocca, esigendo i documenti. La sua faccia è tutto un programma. In dialetto gli chiede cosa ci debba fare con i documenti. La scenetta va avanti per qualche minuto e contribuisce a mettermi ancor più tristezza. Da una parte il signore rappresenta quel folklore e quella spontaneità che, anche se non proprie degli ultras, hanno sempre rappresentato il sale degli stadi, dall’altra quella pettorina gialla è invece l’icona massima dell’inutilità e della molestia che attanagliano chi viene incaricato di gestire l’ordine pubblico attorno agli stadi.

Ma non è finita qua. Varcato finalmente il tornello, mi metto come di consueto, prima del fischio d’inizio, appoggiato alla vetrata della tribuna centrale per osservare il riscaldamento dei giocatori e l’entrata delle tifoserie. Non passano neanche due minuti che subito arrivano un paio di steward dicendomi che è vietato stare là oggi, perché il settore è interdetto. Li guardo sconsolato, ma veramente a questo punto siamo arrivati? Poi ancora qualcuno ha il coraggio di lamentarsi perché gli spalti sono vuoti? Beh, vi do una notizia. Dato che questo è uno dei pochi stadi della Serie B che il pienone lo fa spesso e volentieri, ci avete pensato voi a svuotarlo. Per me resta inconcepibile chiudere settore, vietare trasferte o striscioni. Fatevi due conti e soprattutto fatevi due risate, perché si tratta di calcio. Non del crollo annuale del PIL italiano.

In questo paradossale clima condivido appieno le parole di un tifoso frusinate della Tribuna Laterale, inviperito contro i rappresentanti della Lega seduti a pochi metri da lui: “Questo sport deve finire! La devono smettere di mangiarci in tanti!“. Come dargli torto.

Le squadre entrano finalmente in campo, con la Curva Nord che si è quasi riempita, mentre nel settore ospiti degli ultras ancora non vi è traccia. Il pallone comincia a rotolare sul manto verde e subito gli ultras ciociari scaldano i motori evidenziando quanto di buono fatto vedere nelle precedenti occasioni. Dopo qualche anno di calo fisiologico, dovuto all’avvento della tessera e ai tanti cambiamenti repentini che hanno sconvolto gli equilibri del mondo ultras, a Frosinone sembra esser tornata una certa quadratura del cerchio. Ovviamente anche grazie agli ottimi risultati ottenuti dai canarini negli ultimi anni. Per 90’ la loro prestazione sarà ben oltre la sufficienza, con potenti cori a rispondere, bei battimani e cori che quasi sempre coinvolgono il resto della curva. Da sottolineare anche un paio di sciarpate, colorate anche dagli stendardi e dai bandieroni numerosi nella zona degli Uber Alles.

Al 5’ comincio a vedere del movimento all’ingresso del settore ospiti, i pescaresi infatti sono arrivati. Dopo aver atteso che tutto il contingente abbia varcato i tornelli, e subito le solite meticolose perquisizioni, fanno il loro ingresso sulle gradinate, salutati dai fischi e dai cori d’insulto del pubblico di casa. I biancoblu si compattano immediatamente e cominciano a sostenere la squadra. I numeri si aggirano attorno alle duecento unità. Non moltissimi, si potrebbe constatare. Tuttavia, come detto in passato, ormai tendo a trascurare la parte numerica. Aspetto che è crollato un po’ in tutta Italia. Dieci anni fa avevamo ben altre presenze dalla metropoli al paesello sperduto. Oggi bisogna prendere le cose per come sono ed evitare raffronti impossibili e, per certi versi, anche stupidi.

Gli abruzzesi non smettono mai di sventolare i loro bandieroni, e in complesso offrono una prova davvero buona. Nonostante il Pescara vada sotto di due reti, quasi tutti tifano, dando un bel colpo d’occhio grazie alle tante manate, ai petti nudi e agli stendardi tenuti continuamente su. Devo essere onesto, almeno dal punto di vista del tifo oggi sono soddisfatto su ambo i fronti.

In campo, come accennato, il Frosinone si porta sul 2-0 grazie alla bellissima rete di Gucher e al rigore di Lupoli. Per gli ospiti Politano accorcia le distanze su calcio di punizione, ma alla fine è il Frosinone a festeggiare per un successo importantissimo che lo proietta a soli tre punti dal Bologna solo in classifica, con una partita in meno che potenzialmente potrebbe permettere ai laziali di agganciare la zona promozione diretta.

Finisce con le due squadre sotto i settori a raccogliere gli applausi. Non ho molto tempo per effettuare ulteriori scatti, alle 17,20 infatti devo essere in fermata per prendere il pullman di ritorno. Me ne vado con una sensazione mista tra soddisfatto e sconsolato. Tra tre giorni sarò di nuovo qui, per il derby del basso Lazio. Curioso ma al contempo consapevole che mancherà sempre qualcosa per ripristinare una normalità che ormai è stata data in pasto a pretestuose e idioti campagna d’emergenze attorno agli stadi.

Simone Meloni

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