Pomeriggio quasi estivo per la mia prima volta al “Domenico Iorio” di Casalnuovo di Napoli. Avevo visto qualche foto degli ultras di casa che avevano subito suscitato interesse ed ho atteso il match contro la Reggina (che ufficialmente si chiama LFA Reggio Calabria) per vederli dal vivo.

Lo stadio è una di quelle strutture che fa battere il cuore a noi amanti del genere: vecchio stampo, gradinate senza sediolini, bella grande e a ridosso del campo di gioco. Unica pecca è la mancanza di un degno settore ospiti, visto che lo spazio destinato ai tifosi avversari non ha alcuna gradinata, a svantaggio tanto della qualità delle foto, che è la meno, quanto soprattutto del tifo.

Tornando al match di oggi, cercando di suddividere la tifocronaca in due parti, una per tifoseria, partiamo dai padroni di casa: non avendoli – come detto – mai visti prima, non posso fare paragoni con le loro prestazioni precedenti, posso però dire che il loro tifo è stato esattamente come me lo immaginavo vedendo le foto, cioè compatto e con la giusta rabbia agonistica, come piace a me. Iniziano con uno striscione di incitamento alla squadra ed una contemporanea fumogenata. Passano poi il primo tempo a tifare senza sosta con molti dei presenti senza maglietta, scelta che crea un bell’effetto visivo. Ribadiscono e rivendicano più volte il loro essere “partenopei” (Casalnuovo è a 10 km da Napoli), mentre il secondo tempo lo passano in silenzio, anche se ammetto di non aver carpito la motivazione di questa scelta in assenza di striscioni o altre rivendicazioni, anche se evidentemente avranno avuto i loro buoni motivi per desistere dal tifo dopo una prima frazione molto positiva e convincente.

Capitolo ospiti, i reggini, che non hanno certo bisogno di presentazioni, dopo l’ennesimo fallimento sono dovuti ripartire da zero, in questo girone I della Serie D, categoria in cui sono veramente sprecati. Palpabile la sensazione di trovarsi al cospetto di una tifoseria di spessore. Si presentano in 70-80 riempiendo di fatto il loro settore e nonostante siano tutti in piedi, costretti a disporsi in lunghezza per poter vedere almeno in minima parte la gara in campo, sono comunque molto belli sia da vedere che da sentire. Bello il loro materiale, bello il loro tifo, sono riusciti insomma a render tutto bello, anche quel settore ospiti così disfunzionale. Torce e fumogeni accompagnano e impreziosiscono la loro maiuscola prestazione. Fra i cori che l’hanno contraddistinta, quello che mi è rimasto più impresso è senza dubbio quello che auspica il ritorno della denominazione originale, la “Reggina”.

In campo a spuntarla sono proprio i calabresi che si impongono di misura per 1 a 0, con i calciatori che vanno a festeggiare insieme ai propri ultras. La speranza è che la vittoria in campo, lungi dal rappresentare il ritorno nel professionismo che è stato matematicamente raggiunto in questa stessa giornata dall’altra nobile decaduta Trapani, possa però rappresentare il viatico alla più grande vittoria identitaria che i tifosi auspicano e con essa un futuro all’altezza delle proprie ambizioni.

Testo di Emilio Celotto
Foto di Emilio Celotto e Imma Borrelli