Per la quinta giornata del campionato di serie D, il Rimini ospita tra le mura amiche la formazione del Forlì. Formazione forlivese che è reduce dalla retrocessione dello scorso campionato di Serie C: aver percorso la strada del ripescaggio nella precedente stagione si è rivelata non proprio azzeccata come scelta e in termini di immagine e partecipazione allo stadio c’è stata senza dubbio una diminuzione di tifosi e quindi anche di introiti.

La partita di quest’oggi, vista la distanza che separa le due città, circa 50 km, è considerata ovviamente come un derby, ma onestamente da sponda riminese non è tra i più sentiti. Una sorta di derby con la “d” minuscola a causa della troppa discontinua in seno alla tifoseria del galletto, in cui negli ultimi anni si sono succedute troppe sigle, alcune delle quali sono risultate delle vere e proprie meteore per la breve durata. Dallo scorso campionato a questo, per esempio, non è più presente la pezza “Vecchia Guardia” e anche il numero dei tifosi che, in casa, si posiziona nella gradinata del “Morgagni” si è notevolmente abbassato. Incidono non in ultimo la pallacanestro, che a Forlì ha tradizione di gran lunga migliore del calcio, nonché la vicinanza con Cesena che storicamente è molto più seguito della locale squadra.

Per la trasferta odierna a Rimini, dei 100 biglietti messi a loro disposizione per il settore ospite ne sono stati venduti, ad occhio, poco più di 40 unità. Oltre alle sigle dei club Furore e Orgoglio biancorosso, si notano le due pezze Rabbiosi (che in casa si posizionano in tribuna coperta) e La Gradinata 1919 dietro le quali si rappresentano i più giovani, che cercano di fare tifo e sostenere le squadra nonostante il numero esiguo di partecipanti. All’ingresso delle squadre espongono uno striscione con scritto: “Comunque andrà… per la maglia, la fede, la nostra città”. 

In questa domenica autunnale di settembre è un po’ di pioggia a caratterizzare il primo tempo della partita, in Curva Est non è per cui semplice sventolare i soliti bandieroni, ma i ragazzi imperterriti non mollano un minuto. Di seguito, a più riprese, qualche torcia e manate al cielo. Non mancano cori di sfottò da entrambe le curve che cercano di trasmettere un minimo di campanilismo anche ai giocatori in campo.

A portarsi in vantaggio è la squadra di casa con un bel goal di un giovane calciatore arrivato quest’estate per vestire la maglia riminese; oltretutto è il suo primo centro e per la gioia corre sotto la Est per condividerla con i suoi nuovi tifosi e compagni di squadra.

Da menzionare in Curva Est due striscioni, uno per tempo, per rendere l’ultimo saluto a “Pingu” e “Botti”, due ragazzi prematuramente scomparsi in circostanze diverse; incidente stradale o malattia non fa differenza, gli amici di tutti i giorni hanno voluto stringersi per lenire il dolore che lascia la loro assenza.

Nella ripresa, in campo, è la squadra ospite a far la partita con il Rimini che si accontenta di giocare di rimessa. Dagli spalti qualche mugugno si alza all’indirizzo del mister, mentre dalla Est si sostiene la squadra e sulle note di “Romagna Mia” si esegue la classica sciarpata.

Quando, oltre il 90esimo minuto, si aspetta solo il triplice fischio finale, su una clamorosa distrazione della difesa riminese è il Forlì a trovare il goal del pareggio per la gioia dei suoi tifosi nel settore ospite. Se per quello visto in campo il pareggio è il risultato più giusto, a far comunque infuriare il pubblico di casa è la mancanza di grinta e mordente nel secondo tempo, a farne le spese ovviamente il bersagliatissimo mister Muccioli, che con i suoi moduli di gioco non riscuote le simpatie di molti. Sul fronte opposto alla presenza festante nel settore ospite, si uniscono i giocatori in campo per festeggiare questo importante pareggio.

Gilberto Poggi.