Non ho mai creduto totalmente alla diceria dell’ambiente romano. Di questo mostro tentacolare pronto a distruggere qualsiasi cosa gli capiti sotto con l’esasperazione martellante di ogni situazione, l’esaltazione nel bene e la profonda depressione nel male. Una sorta di autocastrazione che – secondo molti – sarebbe la principale causa degli atavici insuccessi di una piazza che, sommando i trofei delle due squadre cittadine, non arriva neanche a riempire un quarto della bacheca di Inter, Milan o Juventus.

Non ci ho mai creduto e continuo a non crederci. Lo vedo più come un mantra per giustificare una realtà calcistica provinciale (cosa che ha anche i suoi aspetti positivi, se parliamo solo ed esclusivamente di tifo e passione). Tuttavia mi accorgo di quanto Roma sia spesso capace di farsi del male da sola, dando vita a guerre e schermaglie intestine di una bassezza unica. Checché se ne possa dire, da un anno e mezzo a questa parte il pubblico giallorosso ha invece ritrovato una certa unità. Non solo nella sua componente ultras, ma complessivamente. I pienoni allo stadio, l’entusiasmo attorno alla squadra e la voglia tangibile di Roma: dati di fatto incontrovertibili.

Dispiace pertanto constatare come ci sia qualcuno (più di qualcuno) che per la sua smania di click, per vendere due copie in più e per ordine di redazioni che ormai sono più attente a cercare lo scoop o fare polemica gratuita, tenti puntualmente di intaccare questa armonia. Succede che in settimana il neo acquisto Wijnaldum subisca un grave infortunio alla tibia dopo uno scontro in allenamento con il compagno di squadra Felix. Una grave perdita per la rosa di Mourinho. Succede, poi, che durante la lettura delle formazioni prima di Roma-Cremonese su sessantunomila presenti in pochissimi fischino proprio Felix, a fronte dei restanti impegnati a incitare i colori giallorossi. Succede anche che dalla Nord parta in maniera molto flebile il coro creato dalla Kop del Liverpool per il giocatore olandese. Coro che una settimana prima aveva creato qualche discussione interna alla tifoseria, proprio perché proveniente da una Curva non di certo amica.

Risultato finale? L’indomani qualcuno pensa bene di scrivere che la Sud ha fischiato Felix ed è stata in silenzio al coro per Wijnaldum. Se la critica è sacrosanta, la menzogna è molto grave. Soprattutto se orchestrata da organi d’informazione teoricamente autorevoli. Vogliamo un attimo analizzare il caso di fattispecie?

Innanzitutto i fischi per l’attaccante ghanese sono partiti veramente da una sparuta minoranza e peraltro non sono riconducibili a un settore in particolare. Anche perché oltre a durare mezzo secondo sono stati immediatamente smorzati dal resto dello stadio, impegnato ad acclamare a gran voce la Roma (cosa che fa meno notizia, vero?) In secondo luogo, se dicendo che la Curva Sud è rimasta in silenzio al coro per l’ex centrocampista del Liverpool si vuol dire in maniera sibillina che gli ultras abbiano voluto dare dimostrazione di “superiorità” auto assegnandosi la patente di tifosi, si dimostra di essere in totale malafede. O di non essere mai entrati allo Stadio Olimpico. Nord e Sud distano almeno duecento metri e se un coro non viene cantato da tutto (e dico tutto) il settore è praticamente impossibile che venga udito dalla Curva opposta. Ho fatto fatica a sentirlo io, che mi posiziono esattamente all’altezza della metà campo. Figuriamoci se può esser arrivato in Sud!

Quando si asseriscono determinate cose è palese come si voglia mettere contro modi diversi di vivere lo stadio o la propria squadra del cuore. Creare una polemica del genere, puntare il dito sulla Curva e porsi sempre in questa maniera altezzosa nei suoi confronti è davvero ignobile. Il problema è che nell’era del politicamente corretto le Curve continuano ad essere sovente dei posti “controcorrente”, fastidiosi per tutti i nerd che gravitano attorno al pallone (e ne fanno parte). Per non parlare di quelli che si divertono con una penna in mano o un microfono davanti. A cui dà immenso fastidio che migliaia di persone si assiepino sulle gradinate senza alcun tornaconto, ma solo con il desiderio di sostenere un qualcosa che va ben oltre la semplice squadra di calcio. A costoro suggerisco di continuare ad elaborare analisi tattiche con i loro portali cervellotici o riempire giornali, radio e televisioni con statistiche e modi di trattare il calcio più simili ad approcci scientifici e fisici. Del resto non ne parlino, lascino stare di frequentare gli stadi. Loro e i loro squallidi committenti.

Fa sorridere pensare a tutti questi omuncoli ben incamiciati. Gli stessi che quando li incontri allo stadio o in un evento pubblico fanno finta di non conoscerti, ti guardano con sufficienza. Dall’altezza della loro bassezza. Provo pietà umana per loro. Perché davvero pensano che il fulcro dell’esistenza sia nel reggere il microfono al personaggio di turno o apparire in diretta su una web tv. Non solo non avete un briciolo di lungimiranza, ma avete finito per fare il contrario del mestiere che avete sempre sognato. Almeno evitateci la retorica infarcita di bugie. Che tutti abbiamo orecchie e occhi per vedere e giudicare. Per favore!

La partita

Aver “sprecato” buona parte di articolo su questo argomento è davvero un peccato. Sì, perché Roma-Cremonese è una sfida che offre spunti interessanti anche a livello ultras. Innanzitutto i supporter lombardi tornano all’Olimpico dopo quasi trent’anni. Era l’11 febbraio del 1996 quando i grigiorossi affrontarono per l’ultima volta i capitolini a domicilio. Un 3-0 netto incastonato in una stagione che li vedrà tornare tra i cadetti. Di quella partita va sicuramente ricordata la discreta presenza nel settore ospiti, in un’epoca in cui erano ancora in tanto a “bucare” diverse trasferte.

Dalla città del Torrazzo giungono circa 600 tifosi. Un numero niente male se si pensa al lunedi lavorativo e al fatto che parliamo di una città di circa 70.000 abitanti, a pochi chilometri da Milano e che non può certo contare su tantissimi tifosi provenienti da fuori provincia. Insomma, 600 cremonesi di Cremona che hanno fatto un gran tifo per tutta la partita: manate, bandieroni e cori a rispondere. Una performance in linea con la tradizione di una tifoseria che a fari spenti ha sempre detto la sua e che con il ritorno in Serie A ha forse ripagato annate calcisticamente opache ma anche presenze continue negli stadi d’Italia. Da sottolineare i primi dieci minuti dedicati esclusivamente ai diffidati e la presenza dei gemellati vicentini nel settore ospiti.

Su fronte casalingo la Sud si prodiga in una prestazione complessivamente buona. Lo stadio trabocca entusiasmo e questo non può che aiutare il settore del tifo organizzato. Diversi fumogeni all’esecuzione dell’inno, fitta sciarpata e poi un tifo che conosce i suoi momenti migliori nella prima metà di primo tempo e nella parte finale del secondo. Molto attiva anche la Tribuna Tevere, che negli ultimi anni è tornata a essere quel settore rumoroso, “fastidioso” e passionale che da sempre l’ha contraddistinta.

In campo è Smalling a regalare i tre punti alla Roma, grazie a un’inzuccata chirurgica nel secondo tempo. Una vittoria che tuttavia non sminuisce l’ottima prestazione di una Cremonese scesa a Roma con una mentalità tutt’altro che remissiva, un bel vedere rispetto alle tante matricole che affrontano il ritorno in A da sparring partner, finendo per retrocedere quasi sempre malamente.

Nel prossimo turno la Cremo farà il proprio esordio allo stadio Zini, tirato a lucido per la massima categoria. Roma impegnata sul campo della Juventus, dove già si annuncia la diserzione di diversi gruppi a causa dell’esoso costo del biglietto e di uno stadio formato lager.

Simone Meloni