Per la seconda giornata di campionato, si affrontano all’Olimpico Grande Torino i granata di casa e la Lazio, entrambe reduci da un esordio vincente rispettivamente a Monza e in casa con il Bologna. Si gioca il 20 agosto, sempre per il noto anticipo causa mondiali in Qatar a novembre e la giornata non può che essere caratterizzata dal grande caldo, che inevitabilmente finirà per condizionare tanto la gara in campo che quella sugli spalti.

Sull’onda dell’entusiasmo che aveva già contrassegnato in termini numerici l’ottima campagna abbonamenti, il settore ospiti si presenta pressoché esaurito, con il grosso della truppa ultras biancoceleste che arriva a ridosso del fischio d’inizio. Compattatisi e appesi i propri drappi, i laziali partono lancia in resta con il proprio tifo, fatto di cori, battimani e qualche torcia sporadica che fa capolino nella selva umana. Nel primo tempo viene esposto uno striscione di benvenuto ad una neonata tifosa laziale mentre non manca qualche coro di ostilità verso i tifosi di casa, cordialmente ricambiato dalla controparte.

Ottima in termini numerici anche la risposta del pubblico di fede torinista, con la Curva Maratona stracolma che si presenta al calcio d’inizio con un bandierone copricurva a salutare l’ingresso in campo della squadra, mentre nella parte alta campeggia lo striscione “Solo per la maglia” che, data la recente apertura della stagione, si intuisce essere rivolto non tanto alla squadra quanto al presidente Urbano Cairo con cui la tifoseria è da tempo in polemica. Lo confermano anche i cori di sostegno intonati per mister Juric, con lo stesso patron granata che, invece, è invitato senza mezzi termini a lasciare il Toro. Come per i dirimpettai, l’incitamento alla propria compagine è molto continuo nonostante la gara in campo scivoli via con un pareggio a reti bianche che non accontenta nessuno ma in fondo, data la fase iniziale della stagione, nemmeno scontenta.

Al termine dei novanta minuti di gioco, le due squadre si recano sotto i rispettivi settori per salutare e ringraziare i propri tifosi per l’impegno profuso sugli spalti. Spalti che sembrano confermare l’inversione del trend tanto numerico quanto di partecipazione emotiva del pubblico, dopo la deprimente parentesi Covid che aveva chiuso e mortificato gli stadi. Se possa essere un dato effimero o un reale cambio di tendenze lo dirà solo il tempo, anche perché sullo sfondo non è che sia cambiato lo scenario calcistico del nostro paese che, anzi, continua a confermarsi lontano parente di quella potenza che dominava i campi d’Europa e attirava i migliori atleti del mondo, catalizzando le attenzioni di migliaia di appassionati e addetti ai lavori. Come che sia, potrebbe essere una fase importante per lavorare e valorizzare questo ritorno del tifo in termini di coinvolgimento e fidelizzazione sportiva, anche se la deriva imboccata dal mondo dell’italico pallone non lascia ben sperare, preso com’è ormai da qualche anno a vendere al massimo un prodotto più che preservare un patrimonio umano. Mai come ora, speriamo di sbagliarci.