Reduci dal turno infrasettimanale, Roma e Inter si affrontano in uno degli anticipi del sabato. L’Olimpico registra nuovamente sold out, con un’ottima presenza nerazzurra nel settore ospiti.

La bella giornata di sole fa sì che attorno allo stadio brulichi una discreta quantità di tifosi già dalle prime ore del pomeriggio. Sebbene in campionato le cose non si siano messe bene per una Roma che è scivolta al settimo posto e rischia seriamente di rimanere fuori dalle coppe, l’ambiente risponde ed è palesemente voglioso di star vicino ai colori giallorossi. Un sentimento che, sebbene abbia sempre caratterizzato i supporter capitolini, negli ultimi due anni ha visto una nuova primavera. E se è pur vero che i numeri spesso non coincidono con la qualità, è altrettanto vero che in una derelitta Serie A, dove nello scorso decennio si è fatto a gara per far allontanare sempre più gente dalle gradinate, questo è un segnale più che incoraggiante. Resta l’espressione popolare di questo sport (il vero calcio popolare, perché abbraccia tutti), nella speranza che in un futuro prossimo si possa sempre più discutere sul prezzo dei tagliandi (anche quelli della singola partita), in maniera da stabilire un tetto e rendere lo stadio un luogo accessibile a tutti, sempre e comunque.

Come già avuto modo di dire nell’articolo di Empoli-Inter, anche in questa occasione il contingente interista mette in mostra una discreta prestazione, nonché un aspetto visivo sicuramente superiore agli anni passati. Sistemati sopra lo striscione omnicomprensivo della Curva Nord e “armati” di alcuni vessilli biancocelesti per provocare i dirimpettai, gli ultras nerazzurri riescono a coinvolgere a più riprese il settore, anche facendo leva su un intelligente utilizzo del tamburo. La maniera in cui vengono sistemati gli ospiti all’Olimpico da qualche anno (una sorta di linea verticale attaccata alla Monte Mario, anziché orizzontale come logica imporrebbe) rende più difficoltosa la coordinazione del tifo. Maniera che è ovviamente figlia del voler evitare lanci e “scambi” con l’adiacente Nord romanista.

Su fronte giallorosso, dopo l’ormai consolidata e compatta sciarpata sulle note dell’inno, la Sud mette in scena una buona prova, con la quale prova a scuotere una squadra che sembra pagare dazio per gli impegni settimanali e alla fine cede 0-2 agli uomini di Inzaghi. Sempre belle le manate granitiche, “ripristinate” da qualche tempo dagli ultras giallorossi, e lo sventolio dei bandieroni che si distingue per lunghi frangenti del match. Tanto movimento anche sul muretto della Nord lato ospiti, che ormai funge da vero e proprio motore per l’intero settore e si evidenzia per il materiale di ottima fattura esposto. Senza voler essere troppo “fissati” con lo stile, credo che ci voglia però un buon compromesso tra l’essere “decadenti” e mantenere una propria estetica. E su questo il tifo romanista ha fatto degli enormi passi in avanti nell’ultimo decennio, ponendo l’accento su questioni fondamentali come la standardizzazione dei colori (e quindi l’ultilizzo imperante del giallo ocra e del rosso pompeiano) e la decenza nella realizzazione di stendardi, bandiere e pezze. Bello poi rivedere, da qualche tempo, torce e fumogeni qua e là, di tanto in tanto. A dimostrazione di come il loro utilizzo sia tutto tranne che pericoloso.

La sconfitta rimediata sul campo non fiacca l’ambiente, che dopo il triplice fischio si stringe attorno alla squadra in vista della fondamentale doppia sfida con il Bayer Leverkusen. Per l’occasione Mourinho chiama sotto la Sud tutti i giocatori, che chiudendosi in una sorta di abbraccio sembrano volersi dar forza e acquisire forza da quei tifosi che non hanno mai smesso di sostenerli.

Fibrillazione anche su sponda nerazzura. Con un derby di Champions da disputare e una finale di Coppa Italia alle porte, i meneghini alimentano giustamente il proprio diritto di sognare, acclamando a gran voce i propri ragazzi. Dopo gli ultimi sfottò tra le due fazioni, l’Olimpico comincia a sfollare. Una serata del genere, con il suo clima mite e piacevole, prescinde anche da risultati sportivi negativi e può solo invogliare a riversarsi nelle belle strade del centro storico, nei suoi vicoli e nei suoi locali che già cominciano a esser presi d’assalto dai turisti. Malgrado la sua commercializzazione e, a tratti, il suo snaturamento, la Capitale rimane sempre un luogo unico in cui fare anche una semplice passeggiata.

Simone Meloni