Ultimo impegno del girone di Europa League per la Roma, che all’Olimpico ospita i transnistriani dello Sheriff Tiraspol. Il pareggio di Ginevra ha ridotto al lumicino le speranze giallorosse di concludere al primo posto: servirebbe infatti una improbabile sconfitta interna dello Slavia Praga proprio con il Servette. Cosa che ovviamente non avverrà, costringendo i giallorossi a disputare un turno in più il prossimo febbraio.
A prescindere dalle elucubrazioni calcistiche, che ci interessano il giusto, il grande rammarico guardando a questa partita è il non aver potuto effettuare la trasferta all’andata, a causa del divieto imposto dalla Uefa. Una partita che avrebbe offerto innumerevoli spunti di riflessione, svolgendosi nell’autoproclamata Repubblica della Transnistria. Stato non riconosciuto da buona parte della comunità internazionale, staccatosi dalla Moldavia nel 1990 e rimasto in tutto e per tutto nell’orbita sovietica. Ho avuto modo di visitare Tiraspol lo scorso anno e credo che chiunque ami immergersi nella storia e in storie “particolari” apprezzerebbe questo piccolo lembo di terra posto a pochi chilometri da Odessa.
Di fatto lo Sheriff è l’espressione calcistica non solo della città ma di tutta la regione. Fondato nel 1993 come Tiras Tiraspol, ha cambiato denominazione nel 1996, quando la holding Sheriff (vero e proprio colosso che perora economicamente e non solo la causa indipendentista transnistriana) ne rilevò la proprietà, portandola nella massima divisione del calcio moldavo e facendola diventere – nel giro di qualche anno – la società più titolata del Paese. Nonché l’unica ad accedere a una fase finale di tutte e tre le competizioni europei attualmente esistenti. Giusto per la cronaca: oggi si registreranno poche unità nel settore ospiti. Resteranno muti per tutta la partita.
L’Olimpico presenta comunque un gran bel colpo d’occhio, con l’ormai consolidata miriade di sciarpe che si alzano durante l’inno. Questa è la classica serata in cui la vera e propria mancanza di mordente, relativa al risultato del campo, può solo essere trasformata in voglia di tifare la squadra per il gusto di farlo. E devo dire che complessivamente sia la Sud che i ragazzi della Nord ci riusciranno. In particolar modo è bello notare come il ritirar fuori diversi cori “storici” da parte della Sud, coincida con un maggior coinvolgimento dei presenti. Una mia vecchia teoria è forse suffragata: il coro corto, con poche parole, tradizionalmente conosciuto da tutti, vince nettamente su alcune cantilene che negli ultimi anni spopolano nelle curve italiane e che, alla lunga, stancano sia per il quantitativo di parole che per i ritmi blandi. Poi, ovviamente, ci sono le eccezioni. Ci sono stati tormentoni, magari durati anche solo un paio di partite, in grado di fomentare talmente tanto il pubblico che alla fine la riuscita è stata impeccabile. Mi vengono in mente le serate di coppa contro Leicester, Bodo e Feyenoord, dove alcuni “nuovi” cavalli di battaglia curvaiola sono stati davvero notevoli.
In campo la Roma ha vita facile, calando il tris e conquistando gli ultimi tre punti disponibili nel girone. Da sottolineare il gol del giovane Pisilli, cresciuto nel settore giovanile e da qualche tempo impiegato sporadicamente da Mourinho. Se non fossimo in un’era dove determinate storie sono ormai tanto finte quanto utili a rimpinguare paginette che vivono sulle parole “nostalgia” o “romanticismo”, avrei sicuramente apprezzato ancor più le sue mani nei capelli dopo la marcatura, chiaro sintomo di come si dev’esser sentito un diciannovenne al primo gol sotto la curva che fino a qualche tempo prima ha frequentato da tifoso. Resta una peculiarità tutta romanista quella di avere nelle proprie giovanili ragazzi cresciuti in seno alla propria squadra del cuore, che spesso hanno l’opportunità di avverare il sogno ed esordire sul manto verde dell’Olimpico. Peccato che il prosieguo, spesso, non sia così intriso di poesia, ma finisca per essere vittima di agenti ingordi o di atleti stessi che si dimostrano privi di sale in zucca. Ovviamente mi auguro che questo non sia il caso del buon Pisilli.
Finisce tra le note di Grazie Roma, con lo stadio che sfolla velocemente anche grazie all’orario pre serale in cui la gara è stata disputata. Un qualcosa che lascia un minimo di chance per prendere la decrepita metro capitolina (la Linea ormai da oltre due anni chiude alle 21) e tornare a casa in tempi umani.
Simone Meloni