“Quanto verde tutto intorno e ancor più in là, sembra quasi un mare l’erba” canta la P.F.M. e noi ci rituffiamo in un rettangolo di verde illuminato dai riflettori in una sera settembrina, che dà inizio alla prima partita stagionale all’Arechi, la seconda del girone di andata del nuovo campionato cadetto.

Da tre stagioni a questa parte, la prima gara nell’impianto di Via Allende è sancita da una gara contro una rivale storica della compagine di casa: il derby contro l’Avellino due anni fa, il match contro il Verona dello scorso anno, infine, questo lunedì contro le fere della Ternana. Però stavolta la risposta del pubblico è diversa: non c’è certamente l’attesa spasmodica delle due prime di campionato degli ultimi due anni, pesa tuttavia quella politica di ridimensionamento conclamata dal co-patron Mezzaroma, ad inizio estate, dunque la mancanza di obiettivi di vertice dichiarati. Dichiarazioni che hanno intaccato quell’euforia che si alimentava solitamente all’inizio di ogni campionato.

All’Arechi si supererà di poco il muro dei 10.000: ritroviamo dunque i più assidui supporter, coloro che vivranno quei gradoni per tutta la stagione calcistica. Coloro che impersonificano quell’imprinting di “Salernitanità”, concetto esposto su uno striscione, in bella vista, in Curva.

Arrivando molto prima allo stadio, vedo lentamente il flusso dei tifosi prendere posto nei diversi settori. Prima della gara, la Sud, con uno striscione e con vari cori incita il piccolo Samuele a vincere la sua battaglia. Applausi e cori anche per gli storici gemellati di Reggio e Bari presenti nel settore più caldo dello Stadio.

Il settore ospiti sarà occupato da una settantina di tifosi rossoverdi: ben visibile lo striscione “Curva Est” e, a dar un maggior effetto cromatico, ci saranno tre grossi bandieroni sventolati per tutto il prosieguo della gara. Lasciatemi dire una cosa non proprio politically correct: è bello risentire da entrambe le fazioni cori di scherno a ruota libera. L’atmosfera, dopo anni passati a reprimere striscioni e sfottò che sfumano nella più semplice goliardia, quella che si viveva negli stadi pieni e colmi di tifosi negli anni ’80-’90 (senza dover cadere in feticci nostalgici), è stata resa a tratti pesante, a tratti incredibilmente noiosa.

Il tifo risente di una scoppiettante e inaspettata gara. La Curva Sud trascina agli inizi in maniera notevole la propria squadra, sente però il colpo dei vari gol incassati; è compito quindi della frangia ultras risollevare l’umore dei tifosi contriti dai vari svantaggi, che caratterizzano un pareggio pieno di gol, fatto di botta e risposta. Sul passivo di 2-3 e poi sul definitivo 3-3, la Sud ha un graduale aumento e una coralità di sostegno che poi sfocia nei minuti finali in un boato unilaterale per tutto il settore.

Nel settore avversario si vede un sostegno alle fere che però non risente di un riscontro sonoro così deciso, nonostante dei momenti di silenzio della Sud, forse anche per via del numero ridotto di sostenitori rossoverdi. Detto ciò, sempre nell’ottica del bicchiere mezzo pieno, dopo anni di settore ospiti vuoto, ritrovare quella normalità ormai perduta è quasi una boccata d’ossigeno.

Alla fine del triplice fischio sento applausi provenire dappertutto dopo una bella gara a viso aperto. Mi piace sempre uscire dallo stadio captando e vedendo nel deflusso le sensazioni del post-match: tra lamentele sull’opaca fase difensiva e gli apprezzamenti su quella offensiva, è forse anche troppo presto per sentenziare in maniera definitiva. Ci sono solo impressioni fatte di speranze e preoccupazioni. Settembre ci regala una piacevole serata mentre l’Estate pian piano volge al termine e un nuovo campionato si appresta ad essere vissuto. Di partita in partita.

Gian Luca Sapere.